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Covid. Xj e Xe: non varianti ma ricombinati

Redazione
Finora solo la Xj è stata riscontrata in Italia. Isolata pochi giorni fa a Reggio Calabria ricalca la Xe che ha già fatto contare centinaia di casi in Gran Bretagna.
Aprile 11, 2022

Il covid continua a mutare, sfugge agli anticorpi e si ricombina. Le nuove “sottovarianti” del virus Sars-Cov-2, Xe e Xj (scoperta ancora più recente della prima) altro non sono che un mix dei ceppi BA.1 – BA.2, cambiano il quadro pandemico e allarmano gli esperti per la maggiore capacità di diffusione. A rischio anche i vaccinati con il booster che hanno già preso il virus. Secondo le prime ipotesi, Xj, equivalente di Xe, non fa seguito ad una mutazione del virus ma, più precisamente, ad una fusione di componenti genetiche di Omicron.

Nè l’una nè l’altra quindi sono nuove varianti del virus SarsCoV2, ma ricombinanti. Finora solo la Xj è stata riscontrata in Italia. Isolata pochi giorni fa a Reggio Calabria ricalca la Xe che ha già fatto contare centinaia di casi in Gran Bretagna.

“Come la Xe, anche la Xj non sono nuove varianti del virus SarsCoV2, ma ricombinazioni, tentativi del virus di sfuggire agli anticorpi in una popolazione che ne è ormai ricca. Lo rileva il virologo Francesco Broccolo, dell’università di Milano Bicocca e direttore scientifico del gruppo cerba HealthCare. “Non si tratta di nuovi lignaggi: le sotto-varianti di Omicron si ricombinano”.

Francesco Broccolo

Fare la distinzione, spiega, è possibile in quanto “una variante ha sempre la stessa sequenza che la distingue, mentre delle ricombinazioni non si sa se sono tutte uguali, né si conosce la loro patogenicità, né la reale nicchia ecologica: sono tentativi di ricombinazione che non hanno generato una variante“.

Ma sono tantissime le altre sottovarianti di Omicron oggetto di studio nel mondo: Xd, Xf, Xa, Xb, Xc e Xh.

Da tempo sono sparite dal nostro Paese invece, le varianti Alfa e Delta, sopraffatte dalla Omicron, dominante al 100%, con l’80% dei casi dovuti alla sotto-variante BA.2. 

“Finché il virus circola ci saranno tante varianti, quindi prendiamo anche questa nuova ricombinazione come stimolo ad aumentare quello che in Italia si fa poco, cioè il sequenziamento almeno a campione su quantitativi rilevanti – commenta il virologo Fabrizio Pregliasco intervistato da La Stampa -. Dopodiché va capita l’importanza epidemiologica ed eventualmente il vantaggio evolutivo che questa ricombinazione ha rispetto ad altre.

Fabrizio Pregliasco

Concausa di queste reinfezioni, sottolinea il direttore sanitario dell’IRCSS Galeazzi di Milano nell’intervista, gli allentamenti alle misure anti Covid. “Le reinfezioni riguardano soggetti che hanno già contratto il virus SarsCoV2 originario Wuhan o la variante Delta e si sono reinfettati con le nuove varianti Omicron, 1 e 2, anche se nuove varianti stanno emergendo”. Quindi, sottolinea, “una capacità del virus di svicolare dalla risposta immunitaria sia della guarigione sia della vaccinazione e l’aumento delle reinfezioni dimostra come le varianti si stiano evidenziando con un peso sempre maggiore”. 

Sintomi

I sintomi sono pressochè simili ad un raffreddore: naso che cola, starnuti, mal di gola. Sono molto diversi rispetto a quelli legati alla versione originale del virus Sars-CoV-2 che erano generalmente febbre, tosse e perdita di gusto e olfatto.

Allergia o covid? Data la stagione è alquanto facile confondere le due cose, Pregliasco spiega la differenza: “Non è difficile distinguere tra le due sintomatologie: le classiche pollinosi provocano starnuti a salve, cioè forti e ripetuti a causa dell’irritazione delle mucose. Poi il naso che cola è caratterizzato da un muco fluido e trasparente, mentre quello delle infezioni virali è più denso. Chi è allergico faccia attenzione a questi aspetti prima di preoccuparsi”.

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