Marcello Veneziani a Frosinone. L’intellettuale pugliese è stato ospite sabato scorso, presso il ristorante Memmina, dell’associazione Incontrarsi. Sala gremita per la presentazione dell’ultimo, straordinario saggio di Veneziani ‘La cappa’.
L’autore ha risposto alle domande e alle sollecitazioni del candidato sindaco Riccardo Mastrangeli e di Romano Mattei.
Ci è dato di vivere in un eterno, nebuloso presente, questo il senso del libro di Veneziani. La società liquida, il nichilismo diffuso, l’offensiva desacralizzante hanno dato il benservito alla realtà, alla tradizione, alla natura. Se non ti adatti al canone dominante, al pensiero unico infarcito di divieti, obblighi e cancellazioni veicolati da media e poteri, sei out, vivi come un appestato, un borderline, un clochard.
Deriso, vilipeso, nella migliore delle ipotesi pietisticamente considerato. La modernità algocratica ha riprogrammato le menti e patologizzato il dissenso.
Insomma, in che mondo viviamo? In un mondo soffocato, appunto, da una Cappa.
Una realtà capovolta in cui sessi sconfinano e mutano, le differenze scolorano e si uniformano, la natura è abolita, la realtà è revocata; la nuova inquisizione censura e corregge, il regime di sorveglianza globale traccia e controlla la vita tramite l’emergenza e la priorità assoluta della salute, domina il vivere a ogni costo.
La Cappa ha un corrispettivo quando scende a livello umano e terrestre: si può definire la Cupola in gergo ecclesiastico–mafioso. “
Anche la politica è sovrastata da una Cupola fissa, non elettiva – ha detto Veneziani -. La casta, la classe, la nomenklatura sono sue ulteriori figurazioni e propaggini». Questa cappa, secondo l’autore, non ha un mandante, benché molti lo cerchino magari attribuendolo ai cosiddetti poteri forti o occulti.
“Non c’è un caput, un colpevole o una cricca di colpevoli a cui far risalire tutto – ha spiegato Veneziani – ; non c’è un disegno o una centrale che dispone le sorti in una specie di pianificazione nefasta, il Gran Complotto dei demiurghi malefici che comandano il mondo”. La Cappa è qualcosa di più anonimo e climatico, tocca la sfera esistenziale e pervade le menti, le anime, permea lo Spirito del tempo (Zeitgeist); intacca la visione del mondo, della realtà, i rapporti tra gli uomini e con le cose. Essa “si allarga e si riproduce da sé, in un processo automatico che si autorigenera, per espansione, emanazione e reazione a catena”.
Che fare, oltre a denunciare? “Pensare e agire altrimenti, sottrarsi, proporre alternative, criticare, seminare contraddizioni in campo avverso, far uscire allo scoperto chi pensa diversamente, inserirsi nei varchi incustoditi; insomma fare la propria parte fino in fondo, ma senza atteggiamenti infantili, rancorosi o aspettative salvifiche – consiglia Veneziani -. È molto difficile, si può solo tentare di lasciar tracce del proprio dissenso e della propria visione alternativa; magari i tempi cambiano, gli equilibri mutano, nuovi fattori con il tempo potranno cambiare verso alla storia, la realtà prima o poi insorge… Di più, onestamente, non è dato fare o sperare”.
A dire il vero ci sarebbe uno strumento difensivo di cui potersi servire: la spada della salvezza. “La spada, questo reperto nobile e belluino, decisamente inadeguato al nostro tempo, anche se può farsi laser, combatte i mostri e i draghi del nostro tempo che si fanno clima e Cappa e annebbiano il mondo e le nostre menti.