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La magia di “Tutto il calcio minuto per minuto”

Roberto Mercaldo
Quando le partite ce le raccontavano Ciotti e Ameri
Aprile 12, 2022
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I mitici giornalisti Rai di "Tutto il calcio, minuto per minuto"

Oggi può capitare solo per concomitanti impegni personali o di lavoro. La possibilità di immergerci nel divano, a pochi metri da uno schermo che imprigiona gli eroi in maglietta e pantaloncini, non ci è mai negata a priori. Fosse anche l’amichevole precampionato tra il Milan e il Pizzighettone, impossibile non prevedere una copertura televisiva, più frequentemente con le Pay Tv, talvolta anche in chiaro.

Le immagini di ogni evento calcistico saranno probabilmente considerate una necessità del mondo dalle nuove generazioni, che faticherebbero persino ad immaginare una realtà ben diversa. Eppure, fino agli anni 70 e anche per i primi anni 80, le partite in diretta Tv rappresentavano soltanto un’eccezione. La Tv di stato, sola concessionaria del servizio, scomodava la propria troupe solo per le gare dei campionati del mondo, per quelle degli azzurri e per i match di semifinale e finale delle Coppe Europee.

E la serie A? Una sola gara, limitata al secondo tempo, e in telecronaca differita, alle ore 19, a rispettosa distanza dall’evento, programmato sempre per le 15 della domenica. Come gli sportivi potevano catturare le immagini dei gol e delle azioni salienti?

Attraverso i riflessi filmati, della durata di due o tre minuti, del mitico “Novantesimo minuto”. Paolo Valenti raccordava in studio gli interventi di tutti gli inviati e ci anticipava, con una certa approssimazione, se le quote del Totocalcio fossero “popolari” o di una certa rilevanza.

Per conoscere l’entità della vincita si doveva attendere però “La Domenica Sportiva”, che oltre a mostrare i momenti decisivi delle gare in programma, ci proponeva brevi interviste e dissertazioni di opinionisti del livello di Gianni Brera e Gualtiero Zanetti. Era, in sintesi, un calcio più raccontato che visto, un mondo magico nel quale immergerci per pochi attimi, quasi a centellinare il piacere di quei gesti fulminei sul rettangolo di gioco.

I depositari del verbo erano pertanto i radiocronisti, cui toccava l’ingrato ma fascinoso compito di sostituirsi alla telecamera. E così, dopo aver consumato il pranzo della domenica tra una barzelletta dello zio e il chiasso dei cuginetti, scoprivamo attraverso la voce un po’ rauca dell’immenso Ciotti che a San Siro il cielo era “azzurro come gli occhi di Ornella Muti”, o che ci fosse una “ventilazione apprezzabile”.

Roberto Bortoluzzi dallo studio cadenzava i tempi degli interventi: sul primo campo c’era Enrico Ameri, sul secondo Ciotti, e con loro altri cantori di un calcio che s’immaginava, come ogni meraviglia. Il “monstrum” aveva i contorni di quelle parole doviziose e asservite al supremo dovere di descrivere.

Per molti anni, fino al 73, fu vietato anticipare i risultati dei primi tempi perché il programma iniziava durante l’intervallo delle partite e in avvio di trasmissione gli inviati si limitavano a fornire “i soli risultati dei primi tempi”. Ricordo che, sommessamente, speravamo che da quella radiolina per qualche istante sgorgassero immagini. Ora le immagini ci sono. Vediamo i giocatori persino negli spogliatoi, ne gustiamo i primi piani dopo un contrasto, un dribbling non riuscito o un gol meraviglioso.

La Tv ci mostra ogni esultanza, ogni incertezza nello sguardo, ogni brivido di paura. I nostri eroi sono nudi nel loro antagonismo. Ora non c’è più alcun mistero, in questo calcio svelato in HD. Tutto bello, tutto godibile, ma un brivido di nostalgia ti scuote inevitabilmente al ricordo di quel linguaggio forbito che scendeva dritto nel tuo cuore. “Per il solo risultato del primo tempo, linea ad Ameri…”

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