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“Basta gruppi Whatsapp di classe”, l’associazione dei presidi contro i rapporti social tra docenti, genitori e studenti: “Creano solo nervosismo e grande confusione”

Cesidio Vano
La richiesta arriva dal sindacato dei presidi del Lazio che chiede di stoppare anche le amicizie sui social in modo da tenere le diverse aree di competenza separate.
Aprile 21, 2022

Basta gruppi WhatsApp di classe, amicizie Facebook tra studenti e professori, ma anche commenti che ledono le scuole su social network come Instagram o TikTok. Basta con i messaggi a tutte le ore, stop alle richieste di alunni e genitori dopo le 22 di sera con i professori costretti a rispondere h24.
A puntare l’indice contro il social in chiave scolastica sono i presidi del Lazio, che tirano il freno a mano su quella che definiscono un’incontrollata proliferazione di chat tra studenti e professori, tra professori e genitori, che creerebbe solo nervosismo e grande confusione.
La richiesta di “bannare” i social dai rapporti scuola-famiglie-studenti arriva dal sindacato dei presidi del Lazio che chiede di stoppare anche le amicizie su Facebook e Instagram tra genitori, alunni e docenti, in modo da tenere le diverse aree di competenza separate.

L’introduzione del registro elettronico, pensato apposta per favorire le comunicazioni tra scuola e famiglie, in parte si sta rivelando un po’ come un boomerang. Del resto se si vuole costantemente condividere con le famiglie l’andamento dell’attività didattica è poi inevitabile che ognuno voglia e insista per dire la sua. Del resto è proprio questo il mondo social: tutti che possono dire di tutto!
“Ormai se i genitori hanno dei dubbi scrivono direttamente al dirigente o al professore, anche se sono le dieci di sera, senza neanche andare a ricontrollare circolari già pubblicate – spiega all’agenzia ‘Dire’ Cristina Costarelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi Lazio – ci sono strumenti ugualmente immediati come il registro elettronico, che inviano notifiche in tempo reale quando viene caricata una nuova circolare. Sarebbe opportuno utilizzare quello, per le comunicazioni ufficiali, oppure le
mail”.
Anche Mario Rusconi, presidente dell’Anp Roma, mette un ‘like’ a quanto detto da Costarelli: “Le chat di classe devo essere usate solo per le emergenze – ha dichiarato ad Ansa – Altrimenti stravolgono completamente il rapporto che ci deve essere con le famiglie. Non vogliamo abolirle ma regolamentarle”. E aggiunge: “Le chat tra famiglie e insegnanti e tra insegnanti e studenti stanno dilagando e stanno creando grossi problemi, una sorta di cortocircuito. Si creano situazioni anomale. C’è il genitore che dice ‘perché mio figlio ha preso 7 e non 8?’, oppure ‘perché avete spiegato con due mesi di ritardo la
perifrastica passiva?’, e ancora: “perché aveva cambiato posto a mio figlio che prima stava vicino a Stefano e ora è accanto a Piero?’”.
E chiunque ha la disgrazia di farsi carico di essere nel gruppo whatsapp di classe sa che la prima regola è silenziare le notifiche e sa che difficilmente si riusciranno a leggere i millemila messaggi che giungono ogni giorno da mamme e papà in cerca di ‘soddisfazione’ per i loro pargoli…
Il sindacato dei presidi cerca allora di correre ai ripari: “Il Codice deontologico sarà rivisto e sarà emanato un regolamento per le scuole di tutta Italia proprio su questi aspetti. Cosa comporta questo nella pratica? Le chat di classe saranno utilizzate solo in via emergenziale, in caso di problemi logistici o episodi gravi. Per tutte le altre comunicazioni sarà usato il registro elettronico. Insomma, basta messaggi privati delle famiglie agli insegnanti, che spesso invadono la loro privacy e li costringono a dover rispondere anche
oltre l’orario di lavoro.

Neanche a dirlo, l’idea di una revisione del codice deontologico che l’associazione nazionale dei presidi pensa di presentare all’Aran affinché sia inserito nel contratto di lavoro nazionale non piace alla Rete degli studenti medi che ritiene l’iniziativa “poco utile e fuori dal tempo. Serve educare alla tecnologia, non disincentivarla”. Metti like!

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