La crisi energetica, la guerra e l’aumento sconsiderato delle materie prime stano disossando le famiglie italiane. La spesa pesa sulle finanze domestiche. L’acquisto dei beni di prima necessità alleggerisce i nostri portafogli ogni giorno di più.
L’allarme arriva da Confartigianato Roma i cui ultimi dati forniscono un quadro fosco. Inflazione sempre più su, ma così alta dal 1991, complici il rialzo di luce, gas e cereali. A spanne si spendono una trentina di euro in più soltanto per mangiare (se continua così a fine anno saranno 130 gli euro sborsati per riempire il frigorifero). Acquistare capi d’abbigliamento e sigarette comincia a diventare una sorta di privilegio riservato a pochi fortunati.
Vediamo i dati del Lazio dove l’aumento dei prezzi al consumo è pari al 5,9%, uno 0,3% in più rispetto a dodici mesi fa con un differenziale pari al +5,6%. In particolare sono aumentati, come del resto è nella percezione di chi ogni giorno va dal salumiere, dal macellaio o in qualche centro commerciale, i prodotti alimentari che da -0,3 di fine anno sono schizzati al 5,6% di marzo.
Ad aumentare sono soprattutto pasta, pane, cereali, olio di semi, pesce, carne, olio e frutta. Aumenti anche nel settore delle calzature e dell’abbigliamento (da -0,4% a +0,5%), i servizi per la casa (+2,4%) le spese per gli studi della prole (+3,1%), i trasporti (+8,4%). Aumenti da matti per quel che concerne la casa in cui si vive, l’acqua, il gas e altri combustibili: da -05% a +26,5% con un differenziale di più 27%.
“Di questo passo si capisce bene come resti poco nelle tasche dei laziali per far girare davvero i soldi in beni voluttuari come le vacanze o la ristorazione. – commenta Andrea Rotondo, presidente Confartigianato Roma -. Bisognerebbe fare subito qualcosa come mettere a disposizione delle imprese una parte delle scorte strategiche di gas a prezzi calmierati o intervenire sul caro carburante o ancora incentivare la produzione di energie tramite fotovoltaico”.