Pare che le banche stiano scappando da Rieti. Almeno così pare a raccogliere all’allarme lanciato da First Cisl in occasione della tavola rotonda “Il valore della partecipazione per lo sviluppo delle comunità locali” tenutosi ieri ad Amatrice, luogo simbolo peraltro nel rapporto tra credito e ricostruzione economica. Secondo i dati forniti da First Cisl a Rieti le filiali sono scese dalle 54 del 2020 a 48. I comuni della provincia reatina che dispongono di uno sportello bancario sono solo 19 su 73.
Nello stesso periodo gli occupati sono passati da 312 a 297. Tira un’aria non buona anche per quanto riguarda il credito. Tra il 2011 e il 2020 la raccolta è aumentata del 29% ma gli impieghi, esclusa la PA, sono scesi del 3,9%. C’è da sottolineare che la tendenza alla “desertificazione bancaria”, come viene definito dai responsabili della organizzazione sindacale, alla desertificazione bancaria è un fenomeno che riguarda tutta la Regione Lazio.
“Tra il 2011 e il 2021, il numero di dipendenti è sceso da 28106 del 2011 a 24546 del 2021. Una perdita secca di 3550 posti di lavoro e una chiusura di 800 sportelli bancari” sottolinea la segretaria generale della Forst Cils Lazio Caterina Scavuzzo. Ne deriva che i Comuni serviti da almeno uno sportello bancario sono passati dai 219 nel 2021 su 378. Erano 225 nel 2020.
“Trasformazione e crisi – scrive Newsonline.it – che hanno ridotto la capacità finanziaria e disincentivato il credito. La risultante di tali processi è appunto quel fenomeno che abbiamo denominato “desertificazione bancaria”, che vede il sistema creditizio ritirarsi progressivamente da quei territori ed attività reputati maggiormente rischiosi o comunque meno redditizi nell’intento di preservare il proprio conto economico, ma così facendo si lasciano progressivamente scoperte altre aree”.