Considerato che, come è stranoto, il numero di ambulanze di cui dispongono gli ospedali del Lazio non è sufficiente a coprire il servizio in maniera appena appena decorosa. Constato altresì che per ovviare alla mancanza di mezzi si è costretti a ricorrere a quelli privati sganciando fior di quattrini (del contribuente manco a dirlo), Ares 118 ha deciso di battere cassa.
Come? Chiedendo di addebitare il disservizio ai nosocomi responsabili del ritardo. Facciamo due calcoli. Il ricorso al noleggio delle ambulanze private l’anno scorso è costato ad Ares 118 cinque milioni e 222mila euro pari ad una spesa media quotidiana di 14mila e 306 euro. Una situazione, converrete con noi, insostenibile. Di qui l’iniziativa della azienda regionale che ha deliberato “di addebitare tali costi alle strutture sanitarie rispettivamente responsabili del ritardo della presa in carico dei pazienti. Almeno per tutti i casi eccedenti il limite di 30 minuti”.
L’azienda ha individuato una somma totale di 832.229 euro e inviato il “conto” a 14 ospedali accreditati che dovranno rimborsare i costi sostenuti da Ares. Queste le cifre: 466.488 euro Policlinico Casilino; 220.194 Policlinico Gemelli; 71.162 Vannini. Fin qui i nosocomi privati. Per quel che concerne le strutture pubbliche l’azienda ha quantificato le spese in 4 milioni e 390mila euro così ripartiti: 928.247 euro Asl 2 di Roma (Pertini, Sant’Eugenio e Cto), 894.618 euro Sant’Andrea, 731.412 al Policlinico di Tor Vergata, 466.634 San Giovanni Addolorata, 331.456 Umberto I e 226.731 San Camillo-Forlanini. Si batte cassa per 147.293 euro all’Asl Roma 1, per 42.668 all’Asl Roma 3, per 63.256 all’Asl Roma 4, per 147.436 all’Asl Roma 5 e 199.700 all’Asl Roma 6.
Per le le altre Aziende sanitarie della regione questa è la situazione. Chiesti 92.395 euro all’Asl di Frosinone, 86.232 all’Asl di Latina, 17.326 a quella di Rieti e 14.487 all’Asl di Viterbo.