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Lavoro sommerso, una piaga che non accenna a rimarginarsi. I preoccupanti dati delle province laziali

Alberto Fraja
La campagna di Confartigianato ‘Occhio ai furbi! Mettetevi solo in buone mani”. Un fenomeno che ulcera il tessuto sociale considerate le insidie che comporta per chi fa il proprio dovere rispettando la legge e pagando le tasse
Maggio 9, 2022
A livello nazionale, il capoluogo pontino occupa una eccellente (si fa per dire) posizione: è 28esimo su 110 province. Non vanno granché meglio le cose a Frosinone nella cui provincia si trovano 8.100 lavoratori in nero (7,3% il tasso di irregolarità)

E’ una piaga che non accenna a rimarginarsi. Il cui costo economico è stratosferico. Un fenomeno che ulcera il tessuto sociale considerate le insidie che comporta per chi fa il proprio dovere rispettando la legge e pagando le tasse. Stiamo parlando del sommerso nel lavoro e della minaccia che esso rappresenta anzitutto e soprattutto per le attività dei piccoli imprenditori.

L’allarme arriva da Confartigianato che in questi giorni ha avviato la campagna “Occhio ai furbi! Mettetevi solo in buone mani!”. Sono 3,2 milioni questi pericolosi ‘fantasmi’ che si aggirano per l’Italia: sono i lavoratori irregolari e gli operatori abusivi che popolano il sommerso, quel mondo parallelo che ‘vale’ 202,9 miliardi di euro e rappresenta l’11,3% del Pil e il 12,6% del valore aggiunto, in cui non esistono regole e che produce danni ingenti alle imprese, alla sicurezza dei consumatori, alle casse dello Stato.

Per numero di ‘occupati’, 3,2 milioni di irregolari, il sommerso è il terzo settore più numeroso dell’economia italiana, preceduto dai servizi, che contano 16,3 milioni di addetti, e dal manifatturiero (4 milioni di addetti).
Sono infatti 709.959 le aziende italiane maggiormente esposte alla concorrenza sleale ad opera di 1 milione di operatori abusivi che si spacciano per imprenditori, ma che di regolare non hanno nulla. E’ irregolare il 14% dei soggetti che svolgono attività indipendente e questa quota è aumentata d 0,6 punti percentuali rispetto al 2011.
In particolare, i rischi maggiori di infiltrazione abusiva li corrono 587.523 imprese artigiane, soprattutto nei settori dell’edilizia, dell’acconciatura ed estetica, dell’autoriparazione, dell’impiantistica, della riparazione di beni personali e per la casa, del trasporto taxi, della cura del verde, della comunicazione, dei traslochi.

Abusivismo e lavoro sommerso non risparmiano nessuna regione d’Italia, ma il Mezzogiorno ha il record negativo con il tasso di lavoro irregolare sull’occupazione totale pari al 17,5%, mentre il Centro Nord si attesta sul 10,7% e il Nord Est si ferma al 9,2%. 
Ma – secondo le stime contenute nell’analisi di Confartigianato – è nel Nord che si annida il maggior numero di abusivi che si fingono imprenditori. La classifica regionale vede infatti in testa la Lombardia dove l’economia sommersa ne ‘arruola’ 130.800. Seguono la Campania (121.200), il Lazio (111.500), Sicilia (95.600) e Puglia (78.100). A livello provinciale, Roma batte tutti con 84.000 abusivi, seguita da Napoli (59.500), Milano (47.400), Torino (30.600), Salerno (26.100).

Vediamo come stanno le cose nelle province del Lazio. Detto di Roma, capitale d’Italia e del Lazio (anche) per quanto riguarda gli irregolari, al secondo posto nella nostra regione svetta Latina con 10.300 lavoratori abusivi (per un tasso di irregolarità del 17,3%. Per tasso di irregolarità s’intende l’incidenza dei finti imprenditori sul totale degli imprenditori della provincia).

A livello nazionale, il capoluogo pontino occupa una eccellente (si fa per dire) posizione: è 28esimo su 110 province. Non vanno granché meglio le cose a Frosinone nella cui provincia si trovano 8.100 lavoratori in nero (7,3% il tasso di irregolarità). A Viterbo di lavoratori “sommersi” ce ne sono 6mila e quattrocento (17,35). Vanno decisamente meglio le cose a Rieti dove gli irregolari sono 2mila e 800 (17,3%).

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