C’eravamo ripresi. Un poco ammaccata l’economia laziale, da intendersi come capacità produttiva, fino a 12 mesi fa era riuscita comunque a superare l’orribile stasi dovuta al Covid. Era andata insomma abbastanza bene nonostante la difficoltà legate al reperimento di materie prime, a quello di personale, a non dire dell’aumento sciagurato dei costi energetici. Poi è arrivata questa maledetta guerra e abbiamo ricominciato ad arrancare. Questo il senso dell’indagine di Federlazio sulle Pmi diffuso in questi giorni.
“Purtroppo, gli eventi bellici in Ucraina e la conseguente crisi sociale umanitaria che si sono scatenati a partire dalla fine di febbraio hanno di nuovo e in maniera più drammatica, rimesso in discussione l’equilibrio e le prospettive di sopravvivenza dell’insieme del nostro sistema economico – si legge nella ricerca -. Ci troviamo quindi ancora di fronte a una pesante emergenza che deve essere affrontata da parte dell’intero insieme delle forze economiche sociali e istituzionali del nostro Paese, per non vanificare i risultati positivi raggiunti”.
All’inizio del 2022, nonostante una serie di preoccupazioni connesse all’incremento dei costi dell’energia e alle difficoltà emergenti nel reperimento di materie prime e semilavorati, gli imprenditori avevano comunque espresso una generalizzata fiducia nella possibilità di consolidare la crescita realizzata nell’intero arco del 2021.
“Ci troviamo quindi ancora di fronte a una pesante emergenza che deve essere affrontata da parte dell’intero insieme delle forze economiche sociali e istituzionali del nostro Paese, per non vanificare i risultati positivi raggiunti – si legge ancora nel report -. Da una rapida consultazione dopo lo scoppio della guerra rivolta a un campione ristretto di imprese, tutti i valori positivi riferiti alle attività d’impresa sono risultati in deciso ribasso, soprattutto per le aziende che operano sui mercati internazionali. Possiamo stimare che i saldi di opinione relativi al fatturato si siano ridotti tra il 10 e il 15%”.
Miracoli non se ne fanno in economia e tuttavia Federlazio indica una strada possibile per un sostegno concreto alle piccole e medie imprese tornate ad arrancare: meno tasse e quattrini dal Pnrr.
“Si conferma al primo posto come vera e propria emergenza nazionale la necessità di una riduzione generalizzata delle tasse sul lavoro che viene indicata dal 61% degli imprenditori. Va segnalato che già all’inizio di quest’anno una percentuale significativa (27%) degli imprenditori riteneva che fossero necessarie misure dirette per contrastare gli effetti del caro energia. Può sembrare persino pleonastico affermare che tali azioni costituiscono oggi la principale priorità d’intervento per l’intero insieme del tessuto economico sociale. Oltre due terzi degli imprenditori attende ricadute positive dai progetti contenuti nel PNRR; il 29,3% prevede benefici diretti sull’attività della propria impresa”.