Nei giorni scorsi su il Corriere della Sera autorevoli columnist come Paolo Mieli e Angelo Panebianco si sono resi promotori di uno strano ancorché spurio connubio politico che a più di qualcuno ha fatto rizzare i capelli in testa (per chi ce l’ha): un’alleanza di governo tra Pd e Fratelli d’Italia da siglare il giorno dopo che i due partiti avranno vinto, così come da vaticinio dei sondaggi, le elezioni politiche del 2023.
E da cosa deriverebbe il caldo auspicio della promozione di tale liaison dangereuse? Dall’urgenza di saldare un’intesa tra due partiti accomunati dall’antiputinismo più spinto, sulla base di una comune linea di politica estera, dall’Ucraina ai rifornimenti di armi alla stessa. Insomma tutti uniti da un’opzione fortemente atlantista.
“Un po’ per celia un po’ sul serio – ha scritto Panebianco invocando sulla strana alleanza financo la benedizione di Santa Roma Chiesa – ci si può chiedere se dalle parti della curia romana ci sarà qualcuno così autorevole da convincere i due partiti che saranno probabilmente più votati alle prossime elezioni, Pd e FdI, a governare insieme. Dal momento che, grazie all’intelligenza e al coraggio dei loro leader, essi sono schierati senza riserve mentali dalla stessa parte (quella occidentale) in questa guerra.”
Fantapolitica? Diremmo di sì. Dinamiche locali? Forse. Come che sia, prove tecniche di questo strano inciucio politico-ideologico (Nietzsche e Marx si danno la mano canterebbe Venditti) sembrerebbero già in corso lontani dai sinedri che contano. Accade infatti che a Fonte Nuova, 30mila abitanti a Nord di Roma, un paesone nato nel 2002 dal distacco delle frazioni di Tor Lupara e Santa Lucia dal comune di Mentana, il cui territorio va dai confini della Riserva della Marcigliana subito dopo il Gra, a quelli di Mentana, Guidonia e Monterotondo, i seguaci locali di Meloni e Letta abbiano stretto un patto d’acciaio.
A Fonte Nuova, e questo s’era capito, si va alle urne il 12 giugno per eleggere il nuovo sindaco e rinnovare il consiglio comunale. A sfidarsi saranno il già primo cittadino (due mandati) Graziano Di Buò, candidato di Lega, Forza Italia e alcune liste civiche, e il sindaco uscente Piero Presutti, sostenuto appunto da Fratelli d’Italia e dal Partito Democratico alleati sotto le mentite spoglie della lista “Rete democratica Fonte Nuova” (con arcobaleno e ulivo nel simbolo).
Inutile dire che un quadro così bizzarro ha già abbondantemente infiammato la campagna elettorale. Di Buò ha scelto di aprirla nel primo weekend utile sia a Tor Lupara che a Santa Lucia, affiancato dai big dei partiti del centrodestra come il capogruppo alla camera di F.I. Paolo Barelli, l’ex governatrice del Lazio Renata Polverini e Sestino Giacomoni del comitato centrale di Forza italia con la consigliera regionale Cartaginese della Lega. Al comizio di Presutti di ieri l’altro pare, al contrario, che non sia sia presentato nessun big regionale e/o nazionale dei partiti che ne sostengono la candidatura. In paese non si parla d’altro. I più si chiedono se Fonte Nuova possa rappresentare una sorta di laboratorio 2.0 di una nuova forma di “milazzismo”. Un dubbio che solo la Meloni e Letta potranno sciogliere.