“Il torrido mese di maggio, appena trascorso, con picchi tipici delle giornate più calde di agosto, ha aggravato una situazione già di per sé molto critica e dovuta alle scarsissime precipitazioni invernali”. E’ questo in sintesi l’allerta che Sonia Ricci, Presidente di Anbi Lazio, ha voluto lanciare richiamando il tema della crisi climatica.
Da inizio anno a Roma sono caduti solo 137 millimetri di pioggia rispetto ai 357 millimetri di media degli ultimi 16 anni. Nel resto della regione i millimetri non raggiungono i 100.
Questo ennesimo, allarmante, record si riversa inevitabilmente sulla portata dei corpi idrici laziali e nelle falde che sono sempre più impoverite.
Il Tevere è circa un metro più basso rispetto la sua normale portata, il fiume Velino nel suo corso risente fortemente del 50% di precipitazioni in meno, è critica la condizione idrica dei fiumi Sacco e Liri; il lago di Bracciano registra meno 25 centimetri rispetto il 2021 e non è da meno il bacino di Nemi che ha un livello medio (cm 50), inferiore di oltre un metro a quello registrato nello stesso periodo dell’anno scorso (cm 162).
“Situazione grave che ha indotto a far partire gli impianti irrigui sin dal febbraio scorso in molte province del Lazio – ha aggiunto la Ricci. Preoccupante la situazione idrica ai Castelli Romani, dove i laghi sono ai minimi storici con deficit idrico quantificabile in 50 milioni di metri cubi. Le conseguenze dei cambiamenti climatici si sommano ad un’eccessiva pressione antropica, maturata negli anni ed i cui prelievi idrici hanno abbassato la falda a livelli tali da rendere ormai impossibile la ricarica degli specchi lacustri, le cui acque altresì sono richiamate nel sottosuolo. Danni per oltre 1 miliardo di Euro con un terzo della produzione agricola a forte rischio. Questi dati, insieme all’acclarato raddoppio delle tariffe energetiche, non devono rimanere “solamente” un grido d’allarme”.
È necessario intervenire rapidamente con soluzioni efficaci e lungimiranti, una di queste, individuata da ANBI e Coldiretti, è il “Piano laghetti” che promuove la realizzazione di piccoli invasi in aree rurali in grado di accumulare acqua e redistribuirla all’agricoltura nei momenti siccitosi.
Il Direttore Andrea Renna sul tema sottolinea come “attualmente, della sempre più rara risorsa piovana, recuperiamo solamente l’11%, questo dato, influenzato da un territorio in continuo mutamento demografico, sempre più permeabile, e da fenomeni alluvionali concentrati in lassi di tempo ristrettissimi, deve necessariamente migliorare. Durante l’inverno appena trascorso abbiamo assistito a fenomeni di irrigazione di supporto per il grano; all’apertura anticipata della stagione irrigua consortile per evitare che colture di pregio ma dallo scarso fabbisogno idrico, come quella dei carciofi, andassero in sofferenza. Stiamo assistendo in questi giorni, in alcune aree, alla sospensione dell’irrigazione a scorrimento per mancanza d’acqua, in alcuni comuni del frusinate si sta rendendo necessario razionare la distribuzione d’acqua poiché le fonti di alimentazione lago di Capodacqua e torrente Mollarino, sono quasi a secco. Identici provvedimenti in provincia di Latina. La crisi irrigua e quella dei costi energetici fuori controllo – ha concluso Renna – rappresentano la “tempesta perfetta” che, se non arginata da importanti interventi e mirati finanziamenti per aiutare imprese e cittadini e riservati al contenimento degli aumenti dei costi energetici, potrebbe mettere a serio rischio l’intera filiera agricola del Lazio e mettere in pericolo i servizi garantiti dai Consorzi di Bonifica del Lazio per l’irrigazione delle produzioni del Made in Lazio che da sempre costituiscono una delle eccellenze del Paese”.