Ballare con cabbasisi (copyright Andrea Camilleri), gonfalon selvaggio (copyright Gabriele D’Annunzio) e fosso ristorativo (copyright Pietro l’Aretino) alla vista di tutti (en plein air direbbero i francesi), non si può. Il comune senso del pudore, almeno nella (rispettabilissima) declinazione che ne dà il sindaco di Tuscania, Fabio Bartolacci e dell’assessore alla Cultura della di lui giunta, Stefania Nicolosi, lo vieta categoricamente. E’ per tale ragione che, venerdì scorso, è stato annullato uno spettacolo di danza programmato da tempo e che avrebbe avuto svolgersi nell’Anfiteatro Torre di Lavello.
L’happening, dal titolo “Genealogia”, prevedeva l’esibizione di sedici attori giunti da tutta Italia che avrebbero dovuto performare vestiti di soli costumi color carne (mutande e reggiseno le donne e shorts gli uomini). Troppo poco, evidentemente, per nascondere le pudenda dei coribanti. Ma soprattutto troppo scandaloso per quell’anonimo che ha telefonato al primo cittadino chiedendogli di mettere fine a quello “sconcio” tanto più che a margine del’Anfiteatro c’è un parco in cui scorrazzano e giocacchiano torme di ragazzini.
Detto fatto. Bartolacci ha chiesto al comandante della Polizia Locale di inviare un vigile sul posto. All’agente non è rimasto che invitare ai partecipanti desunti di rivestirsi e di tornarsene a casa. Il fatto non poteva non scatenare una grandine di polemiche. Tanto più che Il progetto di danza, proposto dall’associazione Vera Stasi, era stato promosso dallo stesso Comune con il sostegno di Atcl Lazio (da giorni le locandine, con tanto di protagonisti in costume di scena in bella vista, ne davano notizie).
“Il vigile si è presentato in biglietteria e mi ha detto che gli era stato dato l’ordine di interrompere lo spettacolo, visto che qualcuno aveva telefonato agli amministratori protestando per i costumi dei protagonisti, interpreti tutti maggiorenni, tendo a specificarlo – ha detto Silvana Barbarini, una signora che da anni a Tuscania promuove con la sua associazione culturale progetti legati alla danza e alle arti sceniche -. Prima di iniziare avevamo anche chiesto alle persone esterne all’anfiteatro la gentilezza di allontanarsi per non disturbare la rappresentazione, magari con grida o squilli di cellulare. Il parco è grande, chi non voleva guardare poteva benissimo allontanarsi. Peraltro in Geneaologia non c’è niente di osceno, di scabroso – assicura la Barbarini -. Ci sono dei corpi in movimento che cercano una verità, una coscienza nel muoversi. Ho fatto di tutto per evitare di bloccare l’evento, anche una videochiamata in diretta all’assessore alla cultura per farle vedere che stavano prendendo un granchio, e invece non c’è stato nulla da fare. Questo spettacolo prima della pandemia è stato rappresentato a Rovereto, alla campana dei caduti, senza che nessuno protestasse”. Siamo sempre lì. Alla difficoltà enorme di tracciare un confine tra offesa alla morale pubblica e libertà individuale.