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Stranieri, nel Lazio (in particolare a Roma) l’incidenza è la più alta d’Italia

Alberto Fraja
A Roma e nel Lazio sono approdati infatti solo 6.398 unità. L’81,2% di esse si concentra, come è ovvio, nella Città Metropolitana di Roma.
Giugno 29, 2022
Roma

Dal 2021 l’arrivo di stranieri nel Lazio, complice anche le misure restrittive imposte dal Covid 19, si è significativamente ridotto rispetto agli anni precedenti (ma in questi ultimi mesi gli sbarchi sono aumentati in maniera esponenziale. E ne vedremo delle belle). Nel 2020, ultimo dato disponibile, erano 35.569.
A Roma e nel Lazio sono approdati infatti solo 6.398 unità. L’81,2% di esse si concentra, come è ovvio, nella Città Metropolitana di Roma. C’ è un dato, tuttavia, che fa riflettere. L’incidenza di chi è venuto a vivere nel Lazio rispetto alla popolazione totale è maggiore della media nazionale: 11,1% contro 8,7%. I bambini stranieri venuti al mondo da queste parti durante l’anno sono 5.767, il 15,2% di tutte le nascite. 
Questi alcuni dati contenuti nell’ultimo Rapporto Osservatorio sulle migrazioni a Roma e nel Lazio, a cura del Centro Studi e Ricerche Idos e dell’Istituto di Studi Politici S. Pio V. Il nuovo metodo di censimento, si sottolinea, “grazie al confronto con i movimenti amministrativi di altri archivi, ha fatto emergere dall’invisibilità tanti immigrati che, pur stabilmente presenti, non erano stati registrati come residenti (spesso in modo illegittimo) o, cosa ancor più grave, erano stati cancellati d’ufficio dalle anagrafi”. 
Sono 11.056 a livello regionale, 13.154 nell’area metropolitana di Roma, 16.412 nella Capitale, 587 nella provincia di Latina. Eppure, dopo un recupero anagrafico così importante, che permetterà ad altrettante persone di accedere a servizi e diritti di base prima negati, nel 2020 sono stati nuovamente cancellati d’ufficio dal Lazio più di 22.000 stranieri.  Il numero dei nuovi permessi di soggiorno rilasciati nell’anno è stato il più basso dell’ultimo decennio (poco più di 100.000 in Italia e 12.061 nel Lazio: -39,9% e -42,4% rispetto al 2019), a causa della riduzione dei flussi migratori durante la pandemia e delle forti restrizioni normative in materia. “Le dinamiche escludenti della burocrazia sono aumentate durante l’emergenza Covid,- conclude il rapporto – per la riduzione delle attività in presenza di molti uffici pubblici adibiti a servizi essenziali o al rilascio dei documenti necessari, e per le difficoltà di accesso alle procedure online da parte degli immigrati”, sottolinea ancora lo studio.

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