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Lentezza ed eccesso di burocrazia fanno ‘sparire’ nel Lazio oltre 11.000 stranieri

Cesidio Vano
Lo rivela l’ultimo rapporto presentato dall’Osservatorio sulle migrazioni che si è occupato degli ‘invisibili’
Luglio 4, 2022

Nel Lazio, secondo il 17° Osservatorio sulle migrazioni a Roma e nel Lazio, frutto della collaborazione tra il Centro Studi e Ricerche IDIOS e l’Istituto di Studi Politici S. Pio V, sono 11.506 gli stranieri “invisibili”, presenti regolarmente all’interno delle province ma mai censiti dell’anagrafe. Colpa, da una parte del nuovo metodo censuario – spiega la ricerca – ma anche dell’eccesso di burocrazia e ritardi che interessano soprattutto la capitale, dove risiedono l’81,2% dei migranti presenti nella nostra regione. Questi i numeri del rapporto: “ Se a Roma sono 635.569 gli stranieri residenti, le province laziali con più alta densità di migranti sono Latina (8,3%), Viterbo (4,7%), Frosinone (3,8%) e infine Rieti (2,0%). Pur essendo presenti tutti i gruppi nazionali presenti in Italia, i romeni nel Lazio superano le 190mila unità (quasi un terzo del totale) seguiti dai filippini (7,0%), bangladesi (6,5%), indiani (5,1%) e cinesi (4,0%). In media la presenza femminile supera quella maschile raggiungendo il 51,6% del totale degli stranieri”.

Il documento presentato dal’Osservatorio è il primo rapporto dopo la pandemia: «Questi due anni e mezzo – si legge nelle premesse – hanno fortemente condizionato le morfologie dell’accoglienza. Si sono avviate nuove forme di ‘gentrificazione’, soprattutto a Roma, che hanno spostato sempre più in ultra-periferia (fuori dal GRA) i nuovi flussi migratori. Il nuovo capitalismo edilizio non ci concentra più nell’acquistare nuovi terreni per costruire, ma impossessarsi del sotto-suolo per poter collegare quanta più fibra ottica e così investire su urbanizzazione digitale».

Il rapporto passa poi a valutare cosa abbiano comportato queste novità dal punto di vista sociale: “L’aumento dei migranti “irregolari” è causato da un’amministrazione tardiva nel concedere risposte. Il numero di rilasci di nuovi permessi di soggiorno è il più basso degli ultimi dieci anni: nel 2020 nel Lazio sono stati rilasciati 12.061 nuovi documenti con una diminuzione di 8.878 unità (-42,4%).  Preoccupa il calo di nuovi permessi per motivi di asilo e protezione umanitaria (-53,4%) seguiti da quelli rilasciati per studio (-47,3%) e per motivi legati alla famiglia (-42,6%). «C’è un evidente problema di accesso ai diritti di queste persone dovuto ad un blocco burocratico. È la prima volta che la crisi colpisce maggiormente i lavoratori migranti e questo impatta sul tema delle diseguaglianze: diminuendo il lavoro regolare torna quello nero unito ai fenomeni di caporalato. Le istituzioni, tra cui le prefetture, sono bloccate. E questo è in parte dovuto ad una stagione politica che ha voluto il blocco». Inoltre: “Davanti a prassi amministrative tardive e molte volte respingenti, gli stranieri restano indietro nell’accesso di servizi essenziali (durante la pandemia sono stati penalizzati anche per le vaccinazioni anti covid). Gli immigrati di Roma e nel Lazio accedono sempre meno alla cittadinanza, gli alunni scarseggiano all’interno delle scuole e sono ancora pochi gli adulti che riescono a partecipare ai corsi di italiano”.

In tema di migranti, infatti, la lingua è il primo scoglio da superare per poter accedere ai percorsi di regolarizzazione. “La rete Scuolemigranti – è stato spiegato in occasione della presentazione del rapporto – raggruppa da danni diverse associazioni e centri che offrono corsi gratuiti di lingua agli stranieri accompagnandoli anche nell’inserimento lavorativo. Ma gli interventi del privato sociale non bastano più. Il volontariato è essenziale ma riteniamo che ci voglia un piano pluriennale pubblico di lungo periodo, non basta più mettere a bando ogni tanto qualche progetto FAMI, ci vuole una voce di bilancio comune che attivamente agevoli l’apprendimento della lingua italiana collegandola con gli sportelli di lavoro”. Da qui l’impegno richiesto ai Comuni per “finanziare almeno un laboratorio di italiano permanente all’interno di ogni scuola”. Altra emergenza sono poi le cancellazioni anagrafiche d’ufficio. Nel 2020, nella sola area metropolitana di Roma se ne sono registrate oltre 20 mila. Il Rapporto osserva come alcune di queste sono dovute a trasferimenti all’estero non comunicati, ma più spesso il motivo è l’assenza di un contratto di locazione o la perdita di regolarità del soggiorno, tutte possibilità accresciute con la pandemia. Il risultato è che i migranti non scompaiono ma diventano ancora più invisibili.

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