Il talento smisurato di Ons Jabeur contro la geometria illuminata di Elena Rybakina: questo il copione della finale femminile di Wimbledon 2022. La certezza che sarà una prima volta, visto che nessuna delle due ha mai vinto né Wimbledon, né altri Major. Per entrambe il risultato migliore nelle altre tre prove “slam” è un quarto di finale. Questo semplice rilievo statistico dà un’idea precisa di come si tratti di una finale inattesa. A monopolizzare i pronostici della vigilia era naturalmente Iga Swiatek, più tiranna che regina del tennis femminile, alla luce di un dominio davvero incontrastato. Era difficile ipotizzarla fuori dai giochi, sebbene l’erba abbia rappresentato storicamente un fattore destabilizzante per tanti campioni e campionissimi. C’era poi Cori Gauff, adatta alla superficie e con la giusta dose di entusiasmo per la finale di Parigi, c’era la mina vagante Ostapenko, capace di angoli e accelerazioni impossibili e c’era una Petra Kvitova in gran forma, una che sa come si vince a Londra. C’era infine la suggestione Serena Williams, che avrà pure una forma fisica perfettibile, ma resta una delle più forti tenniste d’ogni epoca. E invece… Jabeur-Rybakina, meritatissimamente, va detto. Nell’ultimo esame di maturità la fantasiosa tunisina ha iniziato bene, per poi smarrire certezze e misura dei colpi nel secondo set. Eh sì, Tatiana Maria, tedesca dal nome poco tedesco, ha confuso tutte, col suo gioco fatto di tagli, di traiettorie infide, di cambi di ritmo e di giocate geniali. Però la confusione di Ons è stata… a termine, perché quando è iniziato il terzo set il gap è di nuovo apparso in tutta la sua evidenza, insensibile verso il pubblico che voleva la partita e verso chi attuava strategie di colpo inefficaci. Sorprendente l’esito dell’altra semifinale, perché un po’ tutti pensavano che l’esperienza specifica e l’eccellente forma esibita rappresentassero un certificato di garanzia per Simona Halep. Invece la kazaka Rybakina ha giocato con una lucidità incredibile, cercando e trovando le insicurezze di Simona. Il dritto della Rybakina ha messo in grande difficoltà la rumena, come sempre mobile e abile in difesa. Sulla seconda palla di Halep, Elena ha costruito il suo successo, guadagnando sistematicamente l’inerzia dello scambio. La differente sicurezza nei turni di servizio ha scavato il solco tanto nel primo che nel secondo set, fino alla sentenza inappellabile del doppio 6/3. La finale maschile ha invece già un protagonista annunciato: è Nick Kyrgios, il cavallo pazzo del circuito ATP. Rafa Nadal ha infatti “misurato” il proprio infortunio agli addominali, una lacerazione di 7 millimetri che sarebbe certamente peggiorata in caso di impegno immediato e, immaginiamo con quanta amarezza, ha annunciato il forfait. Djokovic e Norrie scenderanno invece in campo per una sfida che i quotisti hanno già assegnato: 1,08 per un successo del serbo. Pubblico, entusiasmo e freschezza atletica non bastano neanche a ridurre il gap. Spettacolo incredibile ieri nelle due semifinali del doppio maschile: Purcell e Ebden hanno sconfitto la coppia più in forma del momento, Ram e Salisbury, che conducevano per 2/0 e hanno sfiorato il 3/0, cedendo la terza frazione per 11/9 al tiebreak. Poi, dominio australiano, tanto evidente quanto sorprendente. In rimonta hanno vinto anche i croati Pavic e Mektic, impostisi 7/6 al quinto ai colombiani Cabal e Farah, al termine di un confronto giocato benissimo da tutti e quattro i protagonisti.