Sanità laziale sempre più nella bufera. Un giorno sì e l’altro pure, camici bianchi di ogni ordine e grado minacciano lo sciopero a causa delle condizioni al limite del tollerabilità in cui sono costretti ad operare. Ora, a ventilare l’ipotesi di incrociare le braccia sono i medici di famiglia. La causa? Tra l’altro, e soprattutto, il ritardo dei rimborsi per i vaccini anti Covid.
“Siamo davanti a gravi situazione d’incertezze e d’inadempienze che tuttora aspettano risposte – denuncia Cristina Patrizi, segretaria per il Lazio del Sindacato Medici Italiani -. Attendiamo ancora risposte sulle modalità organizzative della campagna vaccinale anti Covid, sull’adeguamento delle Unità di Cure Primarie, sui ritardi dei pagamenti delle vaccinazioni antinfluenzali (il nervo più scoperto, ndr), sulla necessità di pianificare la campagna vaccinale 2022-2023, sulle gravi situazioni di copertura territoriali dei medici per le zone carenti, sull’impossibilità di reperire sostituti per l’assistenza primaria e per la continuità assistenziali”. Vecchi problemi lasciati a marcire da chi avrebbe dovuto affrontarli e risolverli in tempi ragionevolmente brevi.
Lo Smi chiede di capire “le determinazioni della Regione Lazio a garanzia del lavoro di tutti i medici. Per queste ragioni siamo pronti allo stato di agitazione e a un nuovo sciopero anche per quanto riguarda il lavoro telematico, a partire dalla sospensione delle funzioni certificati per conto del Sisp e tutte quante le incombenze burocratiche connesse allo stato Covid – incalza la Patrizi -. Non possiamo restare inerti davanti a oneri e carichi di lavoro che la Regione Lazio in modo unilaterale ha imposto alla categoria medica creando un forte disagio e sofferenza ai medici laziali”.