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Autovelox, i Comuni ‘dimenticano’ di comunicare gli incassi alla Prefettura di Frosinone

Cesidio Vano
Da Acuto, Veroli e M.S.G.Campano nessuna relazione sull’attività del 2021.
Agosto 9, 2022

Sono l’incubo degli automobilisti e la manna dal cielo per i bilanci dei fortunati Comuni autorizzati ad installarli sulle strade a maggior scorrimento. Parliamo degli autovelox autorizzati dalla Prefettura di Frosinone ad operare come postazione fissa senza l’obbligo di contestazione immediata dell’infrazione: se ti va bene ti accorgi di aver superato il limite perché vedi il flash che scatta, altrimenti lo scopri dopo un paio di mesi, quando il salato verbale che ti arriva direttamente a casa.

Però, nonostante gli obblighi espressi, contenuti nei decreti prefettizi di autorizzazione – che prevedono l’invio annuale alla Prefettura di Frosinone, a consuntivo, di una relazione “inerente l’ammontare dei proventi e la specifica destinazione degli stessi” – né il Comune di Acuto, né quello di Veroli, né quello di Monte San Giovanni Campano – gli unici tre che al momento sono autorizzati – risulta abbiano provveduto alla relativa comunicazione per l’anno 2021 alla prefettura di Frosinone.

Lo conferma la stessa prefettura di Frosinone che, a seguito di espressa richiesta, ha comunicato come “le relazioni richieste non sono ancora pervenute a questo ufficio”.

Non è dato sapere se la Prefettura abbia avviato procedure a carico dei Comuni inadempienti, di certo – in passato – l’errato utilizzo delle somme incassate dagli enti locali tramite gli autovelox non solo è stato accertato dalla stessa Prefettura ma è anche stato causa della sospensione delle autorizzazioni all’utilizzo degli impianti di rilevamento automatico della velocità.

Gli autovelox, piazzati sulla superstrada Sora-Frosinone nel caso dei comuni di Veroli e MSGC, e sulla S.R. 155 per Fiuggi nel caso del Comune di Acuto, rappresentano centinaia di migliaia se non milioni di euro di incassi, che Sindaci e amministratori riescono così a iscrivere in bilancio, rimpinguando le casse pubbliche. Soldi che, però, hanno – o meglio dovrebbero avere secondo la legge – una destinazione ben precisa e vincolata per almeno la metà degli importi incassati.

Non sempre però i Comuni autorizzati a collocare i dispositivi di controllo della velocità hanno rispettato queste regole, tanto che nel 2019, come detto, la Prefettura del Capoluogo ciociaro ha sospeso tutte le autorizzazioni concesse e avviato un’attività di verifica che, alla fine, ha ‘promosso’ le richieste di soli tre Comuni, quelli detti, prevedendo però un preciso obbligo di rendicontazione annuale alla stessa Prefettura, al momento non rispettato.

Nel 2019, infatti, l’allora prefetto di Frosinone, Ignazio Portelli, firmava un decreto di sospensione di tutte le autorizzazioni autovelox rilasciate nel lontano 2013 ai comuni di Acuto, Belmonte Castello, Monte San Giovanni Campano e Veroli rilevando “anomalie nella funzionalità degli apparecchi” e rilevando anche che “il numero degli incidenti sui tratti interessati non è tale da considerare la permanenza delle strumentazioni in questione” oltre che “gli enti non hanno correttamente utilizzato le somme derivanti dai proventi dei verbali che per legge dovevano essere destinate alla manutenzione delle strade”. Successivamente poi – successivamente anche alle proteste dei sindaci lasciati a secco di comode e ricche entrate e alle verifiche e relazioni redatte dalla polizia stradale del capoluogo – ad inizio dello scorso anno venivano riautorizzate le postazioni autovelox di Acuto, Veroli e MSGC, con altrettanti decreti che nel dispositivo prevedono espressamente come “La presente autorizzazione è valida fino al 31 dicembre 2024. E’ fatto obbligo all’Amministrazione comunale di far pervenire ogni anno a consuntivo le relazioni inerenti l’ammontare dei proventi e la specifica destinazione degli stessi”. Va dato atto che gli enti locali citati hanno provveduto alla comunicazione dei dati (prevista dal Codice della Strada per le multe) sulla piattaforma informatica attivata dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e al Ministero dell’interno, ma non hanno provveduto – a quanto siamo riusciti a vedere – a pubblicare gli stessi dati sui propri siti internet (come previsto dallo stesso Codice) né ad effettuare le comunicazioni obbligatorie ricordate ed espressamente sancite dai decreti d’autorizzazione della Prefettura.

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