“Su di noi nemmeno una nuvola”. Ha scelto il brano di Pupo (Su di noi, appunto) Giorgia Meloni per chiudere il suo intervento a piazza del Popolo a Roma. Al termine della manifestazione con i leader degli altri partiti del centrodestra. Ma non c’è bisogno di fingere: la coalizione si presenta unita e sarà in grado di governare cinque anni se verranno raggiunti e garantiti alcuni equilibri, anche nell’attribuzione dei ministeri. Soprattutto se Matteo Salvini tornerà al Viminale. Ma le differenze sono evidenti. La levatura di un politico si misura anche dalla capacità di adattarsi alle circostanze. Con questa legge elettorale non c’era altra possibilità di presentarsi con un solo candidato nei 221 collegi maggioritari, dove si fa la differenza. Il centrodestra lo ha fatto, il centrosinistra no e si ritrova diviso tra Pd, Cinque Stelle e “Italia, sul serio”. La differenza sta tutta qui, oltre che nel sostanziale fallimento di quattro anni e mezzo di governi nei quali sono stati tutti presenti. Tranne Fratelli d’Italia. La legislatura che sta finendo verrà ricordata come quella delle ammucchiate. Con Giuseppe Conte presidente del consiglio sia con il sostegno della Lega che con quello del Pd. E con i Cinque Stelle che fino a metà luglio avevano diligentemente alzato la manina su ogni provvedimento proposto da Mario Draghi. Poco male se le cose fossero andate bene e la condizione degli italiani fosse migliorata. Ma è stato un disastro e non soltanto per colpa della pandemia, della guerra e dell’aumento del costo dell’energia. Dopo il 25 settembre, comunque vada a finire, si aprirà un’altra fase.
COSA SUCCEDERA’ NEL PD IN CIOCIARIA
A livello nazionale il tema nel Partito Democratico è legato al destino di Enrico Letta: resterà o no segretario? Dipenderà dal risultato. Sopra il 22% sì, dal 22% al 20% forse, sotto il 20% probabilmente no. C’è poi la questione della Regione Lazio, dove l’era di Nicola Zingaretti si è già chiusa: la scelta del candidato alla presidenza farà capire i nuovi rapporti di forza. L’ala sinistra del partito, guidata da Goffredo Bettini, Claudio Mancini e Roberto Gualtieri si sta muovendo. AreaDem di Bruno Astorre non rimarrà a guardare. In provincia di Frosinone il tema non cambia: Pensare Democratico manterrà la leadership come negli ultimi decenni? Se sì, bisognerà però verificare intenzioni ed equilibri. Su chi punterà Francesco De Angelis alle regionali? Ancora su Mauro Buschini e Sara Battisti? Quali saranno i “ticket” per le elezioni? E’ possibile ipotizzare un asse tra Sara Battisti e Antonio Pompeo? Francesco De Angelis potrebbe cambiare strategia e affidarsi al segretario provinciale Luca Fantini. De Angelis in questo modo metterebbe al centro delle decisioni il partito, non la sua componente, e questo gli consentirebbe di “condividere” le sconfitte e intestarsi in maniera più “istituzionale” le vittorie. Al contrario del centrodestra, però, il Partito Democratico si sta già ponendo il problema della presidenza della Provincia. A fine ottobre termina la seconda consiliatura di Antonio Pompeo. Se non interverranno novità in merito alla norma che esclude le candidature dei sindaci che hanno davanti meno di 18 mesi di mandato, la scelta si ridurrà di molto. Non si può escludere un’operazione sul modello Sora, perfino con lo stesso candidato: Luca Di Stefano.
LA SITUAZIONE NEL CENTRODESTRA
La coalizione è nelle condizioni di eleggere quattro parlamentari nel territorio: Claudio Fazzone (Forza Italia) al Senato, Massimo Ruspandini (Fratelli d’Italia) e Nicola Ottaviani (Lega) nei collegi maggioritari. Più Paolo Pulciani (Fratelli d’Italia) nel proporzionale. Il consenso non è in discussione. La tenuta e l’unità invece sì. Dipenderà molto da quello che succederà a Frosinone e ad Anagni. Nel capoluogo in giunta il dibattito su Solidiamo non sarà sul velluto.
C’è un evidente tentativo del coordinatore provinciale del Carroccio Nicola Ottaviani (due volte primo cittadino del capoluogo) di monopolizzare la scelte su Frosinone. Ma se alle politiche Fratelli d’Italia dovesse arrivare al 30% in Ciociaria e magari anche nel capoluogo, allora sarebbe impossibile pensare di non ridiscutere gli equilibri. Anagni è una città altrettanto importante e il sindaco Daniele Natalia sta “ballando” da mesi. Il centrodestra è lacerato e litigioso e la presenza di Franco Fiorito rappresenta sicuramente un elemento di destabilizzazione dell’intero quadro. Non saranno mesi facili. Inoltre il centrodestra continua a scontare una situazione che ha del paradossale. Da quando i responsabili politici provinciali non si incontrano davvero per discutere e cercare di trovare assetti e soluzioni? Non è successo nemmeno alle comunali di Frosinone, dove lo strappo di Fratelli d’Italia è stato evitato grazie alla mediazione diretta tra Riccardo Mastrangeli e Massimo Ruspandini. Il centrodestra in Ciociaria non si riunisce da tempo immemorabile e questo è un fattore che non induce all’ottimismo. Anche perché non si ferma la strategia dei colpi bassi.