Estorsione, usura e stupefacenti. Restano queste le ‘colonne portanti’ del racket criminale che opera nella provincia di Frosinone secondo la Direzione investigativa antimafia (DIA), che nei giorni scorsi ha inviato al Parlamento la relazione semestrale sull’attività svolta nel secondo semestre 2021.
Assieme alla provincia di Latina, il territorio ciociaro risulta essere nel Lazio tra quelli più a rischio di infiltrazioni mafiose “con un indice di permeabilità medio-alto in quanto collocate rispettivamente al 22esimo e 26esimo posto su 106 province prese in esame, mentre Viterbo e Rieti occupano rispettivamente la 44esima e 45esima posizione. Per quanto attiene alla Capitale il livello di permeabilità nella provincia di Roma è cresciuto di 3,28 punti negli ultimi anni” si legge nel rapporto.
Un territorio in cui le “proiezioni camorristiche devono comunque coesistere con formazioni autoctone ben radicate e dedite principalmente ad estorsioni, usura e traffico di stupefacenti”, mentre le organizzazioni criminali giunte da fuori puntano la loro attività maggiormente sul riciclaggio di denaro.
Nel paragrafo riservato a Frosinone e provincia, la DIA ricorda anche quanto evidenziato nella relazione di inaugurazione dell’anno giudiziario dalla Corte di Appello di Roma in merito al territorio ciociaro e relativamente al rischio di infiltrazioni connesse con la crisi economica delle imprese, nei sistemi pubblici di sostegno economico alle aziende in difficoltà e, in modo particolare, nel comparto turistico-alberghiero fortemente stressato dal periodo pandemico, in particolar modo nel comune di Fiuggi.
Anche per tali ragioni, sono state particolarmente attenzionate le movimentazioni bancarie sospette effettuate nel corso del 2021. Sono state 631, di cui circa 300 nell’ultimo semestre (+20% rispetto al 2020), le segnalazioni e transazioni finanziarie anomale effettuate, relativamente alla provincia di Frosinone, dalla preposta Unità di Informazione Finanziaria (UIF) di Bankitalia che hanno fatto scattare gli accertamenti della Guardia di Finanza.
L’incidenza criminale nel Frusinate – per gli investigatori sostanzialmente analoga a quella Pontina – è determinata, essenzialmente, dall’operatività dei limitrofi sodalizi campani “con particolare riferimento alle storiche presenze del clan VENOSA ed alle proiezioni del clan dei CASALESI e del clan MALLARDO”.
Ma il territorio rivela anche l’influenza, soprattutto nella zona di Cassino a causa della vicinanza territoriale con il Casertano, del clan BELFORTE di Marcianise. “Inoltre – si legge nella Relazione della DIA – personaggi legati ai CASALESI e ai clan napoletani LICCIARDI, DI LAURO, MAZZARELLA e MISSO troverebbero in queste aree ampie possibilità di reinvestimento e di riciclaggio, quest’ultimo realizzato anche attraverso la gestione capillare dei locali di gioco e scommessa rivolgendo particolare interesse ai videopoker, alle slot machine, alle sale bingo e alle scommesse sportive, ambito nel quale si sarebbero registrati interessi anche della cosca calabrese GRANDE-ARACRI di Cutro (KR)”.
Famiglie e clan camorristici che, come detto, si trovano comunque a coesistere con formazioni malavitose locali, ben radicate sul territorio, dedite principalmente alle ricordate attività di estorsione, usura e traffico di stupefacenti, come i DI SILVIO, di cui gli investigatori della DIA mettono in evidenza il loro modus operandi particolarmente violento, ricordando ad esempio il raid “compiuto nel maggio 2021 ai danni di un ristorante di Isola del Liri che venne completamente distrutto con contestuale ferimento dei due gestori presenti, che avevano espresso legittime rimostranze nei confronti del mancato pagamento del conto da parte di due clienti rivelatisi successivamente sodali del gruppo”. Episodio a seguito del quale sono state eseguite nove misure cautelari emesse dal Tribunale di Cassino per le ipotesi di reato di concorso in estorsione, rissa, danneggiamento, lesioni e minacce.
Gravissima ed incredibile viene definito infine l’ulteriore episodio avvenuto nel settembre 2021 all’interno del carcere di Frosinone “quando un detenuto napoletano, ritenuto legato ad ambienti della camorra, ristretto in alta sicurezza per reati connessi alla criminalità organizzata (…), sarebbe entrato in possesso di una arma verosimilmente recapitata dall’esterno attraverso un drone per poi minacciare un agente della Polizia Penitenziaria, facendosi consegnare le chiavi delle altre celle”. Si sarebbe quindi diretto verso altri tre detenuti (due napoletani e un albanese)” per esplodere tre colpi, non riuscendo, tuttavia, a ferirli. Il tutto per vendicarsi di un pestaggio subito nei giorni precedenti, anche se altra ipotesi investigativa ritiene che la vicenda “possa tuttavia essere legata a contrasti per questioni connesse con lo spaccio di stupefacenti” sul territorio.
Un’attività, quella legata agli stupefacenti, che in Ciociaria sembra avere un particolare appeal per la criminalità: “non a caso il 17 ottobre 2021 la Polizia di Stato ha tratto in arresto due persone fermate a bordo della propria autovettura con all’interno 12 panetti di cocaina pura per un totale di 14 kg. I due soggetti sono stati fermati in autostrada in direzione nord ma non si esclude che una parte del carico fosse destinata al mercato locale”.