Il termovalorizzatore, ma non solo. Ormai Acea non vuol dire più (e solo) acqua. Il futuro della Spa controllata dal Comune di Roma si chiama “immondizia”. Acea punta a ingrandire il proprio business dei rifiuti e negli ultimi anni ha effettuato una vasta campagna di acquisti per dotarsi di aziende, strutture e capacità di intervento nel comparto ambiente che – per possibilità di crescita e ricavi – sta superando d’interesse le gestioni più tradizionali legate all’acqua e all’energia (elettricità e gas).
Decine e decine di milioni investiti nel comparto rifiuti, numerose società acquisite al controllo del Gruppo, capaci di gestire centinaia di tonnellate anno di immondizia (differenziata e non).
Non a caso, già dagli anni ottanta, l’Acea – sigla che originariamente stava per ‘Azienda comunale energia e acqua’ – ha trasformato il significato di quella “a”, di ‘acqua’, in una “a” che sta ora per ambiente (cioè rifiuti, ma se dici ambiente sembra puzzi meno…) diventando ‘Azienda comunale energia e ambiente’, tanto tutti continuano a chiamarla semplicemente Acea e la cosa fa poca differenza. Ma non per il business.
Sono in molti a ritenere che il compito principale, affidato dal sindaco di Roma Roberto Gualtieri al neo amministratore delegato di Acea Spa, Fabrizio Palermo, sia uno e uno solo: realizzare al più presto il termovalorizzatore della Capitale. Un progetto sul quale il primo cittadino del Pd non ha fatto mai segreti e che è costato la fiducia al governo Draghi, a causa della contrarietà dei 5 Stelle.
Ma non c’è solo questo negli interessi della Multiutility, che vede nei soci privati Suez e Caltagirone partner impazienti di rendere sempre più redditizi i loro investimenti. E i rifiuti sono un vero affare oltre che un settore in continua emergenza nel Lazio, il che consente di giovare di ottime scorciatoie, sempre legali ma dettate dall’eccezionale stato di necessità, per giungere a meta.
Non a caso il primo atto firmato dal neo nominato amministratore di Acea Spa, Fabrizio Palermo, è stata la nomina di un nuovo presidente, Giovanni Rosti, per Acea Ambiente, la società del gruppo Acea che si occupa del settore dei rifiuti, nata e potenziata negli ultimi anni proprio per affrontare il nuovo business.
Ad Acea Ambiente Srl, il Gruppo ha anche trasferito l’87% delle azioni della società Acquaser Srl, che fornisce servizi nel campo della tutela ambientale e dei servizi accessori e strumentali al ciclo idrico (smaltimento fanghi, ma non solo) cedendo una minima parte di azioni della stessa Acquaser ad alcune società idriche del gruppo tra cui la ciociara Acea Ato 5 spa che oggi ha in pancia l’1% della Srl.
Parallelamente a queste azioni, il gruppo Acea, anche tramite Acea Ambiente, ha fatto shopping in tutta Italia acquistando aziende che operano nel settore dei rifiuti, consolidando il proprio ruolo al riguardo: dalla Deco, alla Ferrocart, alla Cavallaril, al Polo Cirsu, alla Tecnoservizi, alla Berg, alla Demap, alla Serplat, alla Meg, alla Simam.
L’ultimo ‘gioiello’ entrato nel tesoro della famiglia Acea, per una spesa di quasi 7 milioni di euro, è stata la Tecnoservizi Srl di Monterotondo (RM), che si occupa del trattamento meccanico e del recupero di rifiuti urbani differenziati (imballaggi misti, frazioni monomateriale) e speciali non pericolosi, di cui Acea Ambiente ha acquisito il 70% del capitale. Tecnoservizi è autorizzata per il trattamento di 210 mila tonnellate annue e opera nella provincia di Roma, svolgendo attività di trasporto e smaltimento e recupero di rifiuti urbani, speciali pericolosi e non pericolosi, quali carta, plastica, legno, vetro, metallo ecc. provenienti dalla raccolta differenziata di comuni, enti e industrie.
Prima, c’era stata l’acquisizione del 65% di Deco SpA (Chieti) e, tramite quest’ultima, del 100% di Ecologica Sangro SpA, per un impianto di smaltimento e un impianto a biogas. Deco è attiva nel settore dei rifiuti in Abruzzo e si occupa della progettazione, realizzazione e gestione di impianti di trattamento, smaltimento e recupero dei rifiuti solidi urbani e di impianti di recupero energetico da fonti rinnovabili. Ecologica Sangro, invece, opera sempre in Abruzzo nel settore della gestione integrata dei rifiuti solidi urbani.
Ancora in Abruzzo, e sempre nel comparto del trattamento e stoccaggio dei rifiuti, il Gruppo ha anche acquisito il cosiddetto “Polo Cirsu”, composto da due discariche, da un impianto di riciclaggio e compostaggio e da una piattaforma per i rifiuti da raccolta differenziata e beni durevoli.
Dall’Abruzzo all’Umbria, dove Acea ha acquisito il 60% delle società Ferrocart e Cavallari, titolari di quattro impianti nelle province di Terni e Ancona, nei quali vengono svolte attività di selezione e recupero di carta, ferro, legname, plastica e metalli.
In provincia di Frosinone, invece, il gruppo ha acquisto, nel settore del trattamento dei rifiuti liquidi, il 60% del capitale della Berg, società che svolge attività di gestione rifiuti nel Comune Capoluogo.
Lo shopping si è spostato anche in Nord Italia, Acea ha infatti acquistato il 90% della Demap, che opera nel comparto del trattamento plastiche. La Demap è proprietaria di un impianto a Beinasco, nel Torinese, che svolge attività di selezione e avvio al riciclo di imballaggi provenienti dalla raccolta differenziata urbana, in particolare quella effettuata in Valle d’Aosta e in Piemonte.
Sempre nel settore del riciclo della plastica, il Gruppo romano ha acquisito anche il 70% della società Serplast ed il 60% della società Meg, che sono proprietarie di alcuni impianti per il trattamento di simili rifiuti sia in Abruzzo che in Veneto.
Inoltre, per acquisire maggiori capacità tecniche e progettuali nel comparto di impianti di trattamento rifiuti e acque reflue, il gruppo Acea ha acquistato anche il 70% di Simam, una delle principali società nazionali nella progettazione, realizzazione e gestione di impianti per il trattamento delle acque e dei rifiuti, negli interventi ambientali e nelle bonifiche.
Ma quale acqua, il futuro (di Acea) è nella monnezza.