Finita l’emergenza Covid, stipendi dimezzati per i medici del 118. Il personale dell’Ares Lazio sul piede di guerra, mentre l’assessore Alessio D’Amato respinge le accuse: si tratta del personale in appalto da privati, i cui stipendi non dipendono dall’agenzia regionale.
Da 40 euro l’ora e 20. Praticamente si dimezzano gli stipendi dei medici del 118, dopo che è scaduta la normativa emergenziale, più volte prorogata, che maggiorava il compenso per le prestazioni del personale medico del 118.
I medici del 118 del Lazio sono sul fronte di guerra. Molti di loro operano sulle ambulanze dell’Ares ma sono dipendenti di ditte esterne che hanno in appalto la fornitura di personale per l’agenzia regionale che gestisce l’emergenza sanitaria.
Mario Balzanelli, presidente nazionale della Società Italiana Sistema 118 (SIS118), società che si occupa di assicurare la massima qualificazione del Sistema di Emergenza Territoriale, ritiene “assurdo, ingiusto e profondamente discriminante che ai medici del 118, non solo non siano state riconosciute le misure incentivanti che il governo uscente ha invece approvato per i medici del Pronto Soccorso, ma gli sia stato addirittura dimezzato lo stipendio”.
Dalla stessa SIS avvertono che i medici del 118 stanno abbandonando, in massa, il servizio, “perché i loro contratti sono inadeguati, obsoleti, disincentivanti” e che gli stessi contratti “vanno urgentemente rivisti nel segno obbligato di una drastica e meritata valorizzazione del medico del 118, di questi autentici protagonisti salvavita del soccorso sanitario extraospedaliero”.
Balzanelli incalza: “A pagare, sulla propria pelle, il prezzo di questa reiterata aberrazione sono le persone, cioè tutti noi. Auspichiamo che il nuovo governo ricomprenda immediatamente tra le priorità della programmazione sanitaria nazionale la riforma legislativa del Sistema 118, affinché la stessa sia valorizzativa di tutti i suoi operatori”.
L’assessore alla Salute del Lazio, Alessio D’Amato, ha provato a prendere le distanze dalle accuse, sostenendo che i tagli agli stipendi non dipendono né dalla Regione né dall’Ares. D’Amato ha affermato di condividere quanto detto anche sull’importanza della presenza del medico per le attività di soccorso e della relativa valorizzazione economica, ma precisa che “i medici in questione non sono dipendenti di Ares 118 e pertanto questa Azienda non può stabilirne o modificarne la retribuzione. Si tratta di un appalto di servizi e la retribuzione è stata stabilita dallo stesso appaltatore. Ares 118 nell’ottica della valorizzazione dei professionisti medici e delle altre qualifiche ha riconosciuto alle società impegnate nelle attività di soccorso durante il periodo Covid un incremento economico per le attività che hanno avuto maggiori costi determinati dalla pandemia. I rapporti con queste società devono comunque essere regolati dal contratto di appalto. Allo stato attuale, superato lo stato di emergenza Covid, Ares 118 sta cercando di coniugare tutte le esigenze, tra cui quella di una dignitosa retribuzione dei medici con quella di garantire la legittimità degli atti amministrativi secondo quanto dettato dal codice degli appalti”.
L’assessore assicura infine che tutte “le necessità della categoria e le problematiche sottese alla questione sono tuttora in corso di esame ed è aperta una interlocuzione con le società interessate intesa alla individuazione di una soluzione rapidissima e soddisfacente per entrambe le parti ma, comunque, in ogni caso rispettosa delle regole che impone la vigente normativa”.