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Convocato il consiglio regionale ma non c’è il ‘Collegato’. Protesta l’opposizione

Redazione
Zingaretti tiene gioco ai suoi colonnelli e continua a fare nuove nomine.
Ottobre 24, 2022
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Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti

Sembrava d’aver compreso che l’ultimo atto della XI legislatura regionale del Lazio, la seconda targata Zingaretti, sarebbe stato l’approvazione del Collegato al Bilancio, provvedimento proposto dalla giunta e ritenuto dalla maggioranza indispensabile per dare una mano all’economia regionale in questo particolare momento. Poi, lo stesso governatore, ora diventato deputato, avrebbe rimesso il mandato: una questione di due o tre settimane al massimo. Così s’era detto.

Venerdì scorso, è stato convocato il Consiglio regionale – la seduta è fissata per giovedì prossimo – ma all’ordine del giorno tutto c’è tranne che il Collegato. Insomma, la maggioranza alla Pisana continua a lavorare come se nulla fosse, cercando di portare a casa leggine e provvedimenti che l’opposizione denuncia esser finalizzate solo a fini elettorali. 

Ma c’è anche di più: se Zingaretti non firma le dimissioni, sta invece ‘autografando’ alcune nuove nomine di… fine mandato. E’ il caso, ad esempio, della proroga (per ulteriori tre anni) del Presidente dell’Ente regionale per il diritto allo studio (Di.Sco. Lazio), che la consigliera Laura Corrotti di Fratelli d’Italia ha denunciato essere avvenuta in barba alla normativa vigente, rispetto alla quale, la contestata nomina poteva essere fatta solo a seguito del parere espresso dalla competente commissione in materia. Commissione – quella con competenze sulla scuola – mai convocata. C’è fretta, insomma, nelle stanze dell’ex Megaditta di via Rosa Raimondi Garibaldi.

Nei giorni scorsi, inoltre, l’opposizione di centrodestra aveva attaccato duramente Zingaretti sempre sul tema delle nomine. “È francamente inaccettabile che il governo della Regione Lazio continui imperterrito a elargire nomine dirigenziali a destra e a manca. Ora capiamo perché Zingaretti ha preso tre settimane di tempo per confermare le sue dimissioni, vuole avere ancora qualche giorno per poter piazzare uomini e donne nei vari posti disponibili e non lasciare nulla al caso in vista della, ormai imminente, campagna elettorale” avevano detto il consigliere comunale di Roma Capitale, Fabrizio Santori e il segretario politico della Lega Provincia di Roma Sud, Tony Bruognolo.

Zingaretti si lascia usare dalla sua maggioranza. Lui dichiara che si dimetterà dopo l’approvazione del Collegato di Bilancio, i suoi convocano un Consiglio Regionale la cui discussione al momento non prevede l’esame del Collegato” accusa oggi Giancarlo Righini, consigliere regionale di Fratelli d’Italia. “È di tutta evidenza che al Presidente in uscita non interessa la correttezza istituzionale, né la sua immagine politica – aggiunge l’esponente del partito di Giorgia Meloni -. Tiene il gioco dei suoi colonnelli, che vogliono prendersi tutto il tempo che gli serve per approvare altri atti oltre il Collegato di Bilancio, per accontentare quanti più amici e fiancheggiatori possibili, in vista di una campagna elettorale che non li vede favoriti”.

Del resto, l’esame del Collegato è ancora in fase di avvio in commissione bilancio che, per regolamento, deve esprimere il proprio parere sul documento. La scorsa settimana sono state fissate le sedute dell’organismo consiliare: l’avvio dell’esame ci sarà oggi; poi la commissione tornerà a riunirsi domani quando saranno sentite anche le associazioni datoriali e quindi di nuovo dopodomani per sentire le organizzazioni sindacali e le associazioni istituzionali.

Il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, avrebbe dovuto già firmare le proprie dimissioni da presidente della Giunta regionale da qualche settimana. Dal 13 ottobre, infatti, si è insediato alla Camera dei deputati dove è stato eletto il 25 settembre nella lista del Pd per il collegio plurinominale Lazio 1. La carica di parlamentare della repubblica e quella di componente di una giunta o di un consiglio regionale sono infatti incompatibili, e l’eletto deve decidere dove stare.

La settimana scorsa, Zingaretti, nel corso di un’intervista al quotidiano Il Messaggero, ha spiegato che lascerà la presidenza della Regione solo dopo che il Consiglio regionale avrà approvato il cosiddetto ‘Collegato al bilancio’ che la Giunta ha predisposto lo scorso 7 ottobre e che contiene una serie di interventi a sostegno di imprese famiglie e aziende per contrastare – dice il governatore – il caro-vita. Se Zingaretti si dimettesse prima, questa proposta di legge non potrebbe essere approvata perché, con le dimissioni del presidente della giunta, il consiglio viene sciolto e resta in carica solo per l’ordinaria amministrazione.

Per l’opposizione, però, quella di Zingaretti è solo strategia per dare più tempo alla sua maggioranza di restare al governo della Regione. Non solo, sempre per i gruppi consiliari di minoranza, il Collegato altro non è che un insieme di mance e mancette elettorali per consentire al Pd, in affanno, di recuperare consenso tra gli elettori. Lo dimostrerebbe – ha già sostenuto l’opposizione – il fatto che il provvedimento tanto a cuore di Zingaretti contiene anche tutta una serie di norme che nulla hanno a che fare con un ‘collegato al bilancio’, tanto che, la scorsa settimana, lo stesso vicepresidente della giunta e assessore al Bilancio ha dovuto rinviare ad oggi l’avvio dell’esame del provvedimento in Commissione per valutare quali parti – non inerenti alla natura di quell’atto – debbano essere espunte. 

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