Un colpo d’occhio notevole ieri sera al Cotonificio. Ma ci saremmo stupiti del contrario, ci saremmo stupiti se non ci fosse stato il “sold out”. Sara Battisti apriva la campagna elettorale per le regionali e in questi anni ha scalato molte posizioni: in aula, nel partito, in Ciociaria a Roma. Ma c’è una considerazione che bisogna fare: il 50-60% degli invitati stava anche alla recente kermesse di Antonio Pompeo a Ferentino. Sempre quel 50-60% ha partecipato e parteciperà alle manifestazioni di Mauro Buschini. Una sorta di partita di giro e alla fine bisognerà porsi la domanda: per chi voteranno davvero militanti, sindaci, consiglieri comunali, presidenti di enti intermedi? Soprattutto, per chi faranno votare? Le prossime regionali per il Partito Democratico ciociaro saranno un congresso: Sara Battisti, Mauro Buschini e Antonio Pompeo si sfideranno a colpi di voti, partendo dal presupposto che stavolta non è affatto scontata la vittoria del centrosinistra. Potrebbe vincere il centrodestra, che infatti è favorito. In questo caso il Pd eleggerà un solo consigliere. Almeno fino a questo momento, inoltre, non si prevedono “ticket” come quello del 2018 che ha portato nell’aula della Pisana sia Buschini che Battisti. Infine l’elemento probabilmente più importante. Per chi farà votare Francesco De Angelis, vero leader del partito? Darà indicazioni precise? Sarà lui di fatto a ripristinare il “ticket”? Oppure lascerà carta bianca ai vari esponenti della corrente nel territorio? Perciò sarà un congresso.
RUBERTI HA MONOPOLIZZATO L’ATTENZIONE
C’erano il senatore e segretario regionale Bruno Astorre, il deputato Matteo Orfini, l’assessore Alessio D’Amato e tutti i massimi esponenti regionali e provinciali del partito. Però l’occhio delle telecamere e il flash delle macchine fotografiche si sono concentrate su Albino Ruberti, presente in qualità di compagno di Sara Battisti. Ruberti però è molto di più. Non soltanto perché è stato il Cardinale Richelieu della Regione Lazio di Nicola Zingaretti prima e del Comune di Roma di Roberto Gualtieri dopo. Ma perché la scorsa estate ha monopolizzato il dibattito politico nazionale per quel video girato tra i vicoli del centro storico di Frosinone in una notte di giugno. Gli abbracci con Francesco De Angelis hanno voluto sancire una pace quasi liberatoria. Ha parlato a lungo anche con Adriano Lampazzi e, per ironia della sorte, l’incontro è avvenuto all’indomani dell’ennesimo derby tra Roma e Lazio. Stavolta la moviola non ha indugiato su un presunto rigore ma su errore imbarazzante di Ibanez e sulla zampata di Felipe Anderson. Scherzi a parte, c’era la necessità di trasmettere una sensazione di ritrovata armonia alla vigilia di una campagna elettorale determinante per il Pd. Perdere il Lazio significherebbe far crollare un sistema di potere che per dieci anni è stato maggioritario e operativo. La litigata della notte del 1° giugno scorso è stata archiviata. Non siamo degli ingenui e dei puritani, sappiamo che in contesti così competitivi spesso si alzano i toni. Ma quello che è emerso da quello scambio di opinioni ha pure delle sfaccettature politiche: la guerra delle correnti del Pd, anche nella stessa corrente. Quella di Francesco De Angelis. Tra Mauro Buschini e Sara Battisti: vedremo come si articolerà la campagna elettorale. Sara Battisti sul palco ha fatto il suo, tenendo perfettamente la scena: camminando, preferendo i toni bassi, puntando costantemente sul “noi” piuttosto che sull’io, dando un’impronta femminile ad una politica che sta cambiando. Spiegando che “essere quello in cui si crede” fa crescere. Ha citato Daniele Leodori (non presente) e Alessio D’Amato (presente), per cercare di far passare il concetto che se l’esperienza di dieci anni di Nicola Zingaretti ha funzionato, allora per cercare di farla continuare sarebbe necessario puntare su chi l’ha condivisa. E nessuno l’ha condivisa più di Leodori e D’Amato. Ma Sara Battisti non è un’ingenua, sa che in questo momento sotto il cielo della politica romana del Pd si stanno muovendo situazioni che passano sopra la testa perfino dei dirigenti del partito. Per cercare un accordo con i Cinque Stelle e con il Terzo Polo. Alla fine della serata la Battisti ha avuto tutte le ragioni per essere soddisfatta. Ma quella domanda se la starà facendo anche lei: dopo i sorrisi, gli ammiccamenti, le rassicurazioni, le pacche sulle spalle, chi voteranno e faranno votare tutti quelli che sono presenti alle manifestazioni dei tre candidati principali alle regionali? Per chi si esporrà Francesco De Angelis?
IL CANDIDATO DEL CENTRODESTRA
I nomi per la candidatura alla presidenza della Regione Lazio per il centrodestra sono soprattutto cinque. Quattro fanno riferimento a Fratelli d’Italia: Chiara Colosimo, Fabio Rampelli, Paolo Trancassini, Francesco Rocca. Poi c’è Claudio Fazzone, di Forza Italia. Non c’è bisogno di un “chiromante” per capire che la strategia si basa sull’attesa. Non soltanto di capire chi sarà il candidato del centrosinistra. Anzi, quanti saranno. Bisognerà vedere come il Pd arriverà a questa scelta. Il nervosismo e l’insofferenza alle critiche (interne) di Nicola Zingaretti rappresentano il segnale di un malumore diffuso. Nel 2013 e nel 2018 Zingaretti ha vinto “sfondando” anche le linee del centrodestra. Nei Dem non tutti sembrano disposti a riconoscerlo. Il presidente della Regione sta cercando di rilanciare il Campo largo. Ma chissà, potrebbe perfino disimpegnarsi. Il centrodestra osserva attentamente.