Può anche darsi che in futuro Pd e Cinque Stelle possano ritrovarsi. A condizione però che nei Democrat prevalga la linea di Goffredo Bettini. Questo il senso dell’intervento del leader dei Cinque Stelle Giuseppe Conte ieri, alla presentazione del libro “A sinistra. Da capo”, scritto proprio dall’ideologo di almeno due segretari del principale partito della sinistra italiana. Bettini appunto. Ha detto Giuseppe Conte: “Per me la politica non è una questione di punti, ma di linee, di traiettorie. Se il percorso, le sensibilità delineate in questo libro prevarranno anche all’interno di un dibattito, nella dialettica interna del Pd, sarà facile ritrovarci. Nel rispetto della reciproca autonomia, della reciproca dignità. Sposare questa prospettiva significa intendere la politica in modo radicale, in termini rivoluzionari”. Poi ha aggiunto: “Io mi sono ritrovato a governare in queste condizioni. Il Pd, ricordiamolo, si è rifiutato, si è arrivati al governo giallo-verde, perché non si riusciva a formare un governo. Si sono unite due prospettive completamente diverse”. Un fiume di parole che però ha un solo significato: nel Lazio Pd e Cinque Stelle andranno separati. Quanto alla futura linea politica del Partito Democratico, dipenderà dal congresso. In realtà la strategia di Conte non cambia: cercare di togliere voti ai Dem per sorpassarli prima a sinistra e poi a destra. Per sostituirli.
NEL LAZIO UNA SFIDA TRADIZIONALE
A febbraio si fronteggeranno le due principali coalizioni. Il segretario regionale del Pd Bruno Astorre sta cercando un modo per mettere insieme una coalizione che vada da Italia Viva e Azione fino a Sinistra Italiana e Verdi. Con il Pd come centro di gravità. Astorre vuole rendersi conto se le primarie possono aiutare questo percorso oppure no. Le decisioni di martedì dipenderanno da queste valutazioni. Il candidato sarà Alessio D’Amato, assessore regionale alla sanità, l’unico della squadra di Nicola Zingaretti che non ha mai fatto salti di gioia per l’intesa con i pentastellati. L’unico sostenuto in modo convinto da Roberto Gualtieri, Claudio Mancini e Matteo Orfini. L’unico al quale non gli si chiede per forza di vincere. Nel centrodestra alla fine sarà Giorgia Meloni, in qualità di leader di Fratelli d’Italia, ad indicare il candidato per conquistare la Pisana. Chiara Colosimo resterà a Montecitorio. Bisognerà vedere se si convergerà su un profilo politico (Fabio Rampelli) o su uno civico (Francesco Rocca). Nel 2018 Nicola Zingaretti vinse, ma a livello di liste la maggioranza andò al centrodestra. Il Movimento Cinque Stelle si presentava con Roberta Lombardi. Anche a febbraio 2023 a fare la differenza sarà il candidato. Infine, diciamoci la verità: le regionali (turno unico) si vincono e si perdono soprattutto a Roma.
LE ACCELERAZIONI DELLA LEGA IN CIOCIARIA
Il 18 dicembre sindaci e consiglieri dei 91 Comuni della Ciociaria voteranno per eleggere il nuovo presidente della Provincia. Il centrodestra si presenterà diviso: la Lega di Nicola Ottaviani ha deciso di annunciare subito la candidatura del sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli. Vanificando perfino il vertice chiesto dal sindaco di Alatri Maurizio Cianfrocca. Per sventolare l’ennesima bandierina in faccia agli alleati. Neppure presa in considerazione l’idea di convocare un vertice politico. Evidentemente c’è una strategia pianificata a tavolino. Iniziata con il video di Mastrangeli per invitare a votare la Lega, video girato a poche ore dalla chiusura della campagna elettorale per le politiche. A cosa è servito davvero? Non a spostare voti, perché Fratelli d’Italia è arrivata al 33% da queste parti, con la Lega tra l’8 e il 9%. Mastrangeli aveva rappresentato la soluzione migliore e di garanzia anche per il suo profilo civico per le comunali di Frosinone. Quell’iniziativa ha mandato in frantumi l’assetto ed è stata, diciamoci la verità, uno schiaffo in faccia a Fratelli d’Italia. Il messaggio che si è voluto far passare è stato che a Frosinone comanda la Lega e in Ciociaria… pure. Non è così. Ma non è così perché lo hanno stabilito i cittadini con il loro voto alle politiche, che sarà replicato alle regionali e poi alle comunali. Alle provinciali voteranno gli amministratori, molti dei quali eletti in tornate precedenti. Ma comunque è chiarissimo che la Lega non intende riconoscere la leadership elettorale e politica di Fratelli d’Italia. Assumendosi la responsabilità di rompere l’alleanza nel momento in cui il centrodestra è al Governo nazionale e ha buone possibilità di vincere alla Regione. Viene il dubbio che in realtà le elezioni per la presidenza della Provincia vengano intese da qualcuno come un’occasione per “marcare il territorio”. Una visione miope che rischia di mettere in moto meccanismi poi difficili da controllare e fermare. Fratelli d’Italia, primo partito del Paese, non può stare a guardare, non può accettare di piegarsi a decisioni prese da chi ha una percentuale infinitamente minore e che da tempo non fa altro che alzare la tensione con iniziative di provocazione politica. Dal video in poi. Forse non è un caso che la stragrande maggioranza della classe dirigente della Lega sia la stessa che negli anni scorsi ha polverizzato Forza Italia.