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Regione Lazio, verso la sfida Rampelli-D’Amato. In Ciociaria nel centrodestra soffiano venti di divisione

Licandro Licantropo
Il centrodestra, in attesa di annunciare il candidato, fa capire che si presenterà unito. Il favorito pare essere Fabio Rampelli. Domani si riunisce la direzione generale del Pd che potrebbe annunciare Alessio D’Amato.
Novembre 14, 2022
Alessio D'Amato

Ignazio Marino sarebbe disponibile a candidarsi alla presidenza della Regione Lazio per i Cinque Stelle. Da anni sogna la “vendetta politica” nei confronti del Pd, che lo sfiduciò da sindaco davanti ad un notaio. Giuseppe Conte sta valutando ogni possibile soluzione, ma una in particolare: Livio De Santoli, docente di Ingegneria e prorettore all’Università La Sapienza di Roma, esperto di transizione ecologica. Un nome che metterebbe ulteriormente in difficoltà il centrosinistra. Però, nonostante la durissima conferenza stampa dello stesso Conte e nonostante le parole di Zingaretti, è davvero tramontata l’idea di un’alleanza elettorale nel Lazio tra il Pd e i pentastellati? Considerando che si voterà a febbraio (5 o 12), c’è ancora il tempo per valutare l’ennesimo ribaltamento di campo. Domani però si riunisce la direzione regionale del Lazio del Pd, con all’ordine del giorno le modalità per la scelta del candidato: primarie oppure subito l’annuncio di Alessio D’Amato? Il precedente delle politiche è vicinissimo ed è impensabile che le divisioni di settembre possano essere superate senza neppure un confronto vero. D’Amato sarà sicuramente sostenuto dal Terzo Polo di Calenda e Renzi. Mentre l’ala sinistra della coalizione dovrà riflettere e sciogliere la riserva. Il centrodestra, in attesa di annunciare il candidato, fa capire che si presenterà unito. Quindi Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Noi Moderati, liste civiche. In questo particolare momento il favorito è Fabio Rampelli: il parlamentare di Fratelli d’Italia ha dato la sua disponibilità. I precedenti dicono che il centrodestra nel Lazio ha vinto quando ha schierato esponenti politici molto caratterizzati politicamente: Francesco Storace e Renata Polverini.
Sull’altro fronte ha stupito la freddezza con la quale i vertici del Nazareno hanno salutato la fine dell’esperienza di Nicola Zingaretti, l’unico ad aver concesso il bis come Governatore, uno dei pochi abituati alla vittoria, prima come presidente della Provincia di Roma e poi della Regione Lazio. Un elemento che promette di avere degli effetti sia in fase di congresso nazionale che regionale. L’esperienza del Campo largo si è disintegrata in pochi giorni.

PROVINCIALI E COMUNALI

In Ciociaria Francesco De Angelis è abituato ad anticipare eventi e situazioni. Da decenni è il “leader maximo” del principale partito della sinistra: dal Pci al Pd. Il 18 dicembre si vota per il presidente della Provincia e il Partito Democratico non ha un suo esponente sul quale schierarsi e intorno al quale costruire una coalizione. Perciò pensa ad una candidatura super partes, da condividere con le altre forze politiche, anche dello schieramento avverso. La riforma delle Province non c’è stata: niente elezione diretta, niente ritorno delle precedenti competenze (e risorse), conferma della natura di ente di secondo livello. Giuseppe Sacco è uno dei nomi sui quali si ragiona. Il sindaco di Roccasecca potrebbe essere sostenuto da un fronte largo: Pd, Fratelli d’Italia, Forza Italia, formazioni ed esponenti civici. Oltre che su Sacco Francesco De Angelis ragiona anche su Luca Di Stefano anche se il sindaco di Sora non raccoglierebbe il plauso dei partiti del centrodestra. Nulla è ancora definito, nulla è ancora scontato, ma si sta ragionando. Il Partito Democratico si confronterà su questo argomento domenica 20 novembre, con i suoi dirigenti e con i suoi amministratori. Francesco De Angelis cercherà una indicazione unitaria, ragionando con Antonio Pompeo, con Enzo Salera e con tutti quelli che al momento hanno altre linee.
Nel centrodestra la situazione si è “incartata”. Riccardo Mastrangeli, sindaco di Frosinone ed esponente della Lega, vuole scendere in campo ben sapendo che la coalizione che lo ha sostenuto con lealtà verso la vittoria al Comune di Frosinone potrebbe spaccarsi. Non perché Fratelli d’Italia è un partito di “cattivoni”, ma perché, come primo partito del Paese, del Lazio e della Ciociaria, magari si aspettava che gli fosse data la possibilità di condividere il percorso verso la designazione. Ci sono sindaci di FdI che possono essere candidati: l’alleanza di centrodestra non può essere evocata soltanto quando l’azionista di maggioranza è la Lega.
Non solo: a chiudere i ponti tra i partiti del centrodestra è stato l’accordo (nemmeno troppo nascosto) che ha visto sedersi intorno a un tavolo Pompeo, Abbruzzese e Mastrangeli prima di trovare una quadra tra alleati. Accordo che stando ai rumors delle ultime ore è miseramente naufragato e sta costringendo soltanto ora Mastrangeli e Ottaviani a chiedere soccorso a Fratelli d’Italia e Forza Italia.

In questi giorni si parla molto del fatto che per il presidente della Provincia votano gli amministratori locali e che in questa platea i numeri non sono gli stessi delle recenti politiche. Discorso senza alcun senso. A parte che, senza considerare gli accordi con le liste civiche, nel centrodestra Fratelli d’Italia è comunque il partito maggiormente rappresentato, per quale motivo non si dovrebbe tenere in considerazione la circostanza che alle politiche ha ottenuto più del triplo dei voti della Lega e di Forza Italia? Nessuno si faccia illusioni comunque: una spaccatura di questo tipo alle provinciali non potrebbe non riverberarsi poi pure sulle comunali: da Anagni a Ferentino. Mancano pochissimi giorni all’indicazione dei candidati alla presidenza della Provincia. Mancano sia il tempo che la volontà per evitare una frattura politica clamorosa.

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