Numeri impietosi che fotografano la situazione reale nel Lazio. Fioccano rilevazioni sul gradimento di candidati governatori e partiti politici nella nostra regione. Il trend si conferma ovunque, ma ci sono differenze soprattutto sugli aspiranti presidente.
Il sondaggio Izi commissionato da Repubblica, sembra non regalare speranze al centrosinistra, sotto di 20 punti rispetto al centrodestra. Ma soprattutto rivela quanto sia ormai imbarazzante la differenza attuale di forza e peso elettorale fra i tre partiti del centrodestra. FdI si attesta al 32,6%, mentre gli altri due alleati ormai sono ridotti a cespugli. Con Forza Italia al 5,8% che sorpassa la Lega, scesa al 5,5%. Altro elemento chiave è rappresentato dal consistente credito che viene attribuito a Fabio Rampelli, il cui consenso raggiunge il 46,6%, superando peraltro la somma dei partiti della coalizione.
Dall’altra parte dello scacchiere politico si profila una Waterloo generale. Se il Pd è ridotto al 15,8%, non può certo cantare vittoria il Terzo Polo. La coppia Calenda-Renzi sembra aver esaurito la forza propulsiva dei mesi scorsi, tanto da registrare un modesto 7% in quella che dovrebbe essere la regione faro dell’alleanza. Vanno meglio le cose per il M5S, il cui voto d’opinione lo colloca al secondo posto nella graduatoria dei partiti con il 16,7% su base regionale.
Il sondaggio sostanzialmente rileva quella che è la tendenza attuale, mettendo a confronto due candidati degli opposti schieramenti: uno ormai annunciato, ovvero Alessio D’Amato, che guiderà l’alleanza fra Pd/Terzo Polo/+Europa, l’altro, Fabio Rampelli, del tutto ipotetico.
RILEVAZIONE WINPOLL
Dati simili ma non del tutto identici si segnalano nel sondaggio Monitor Regione Lazio di Winpoll. In una eventuale competizione tra Francesco Rocca per il centrodestra, Alessio D’Amato per Pd, Terzo Polo e centrosinistra e Stefano Fassina per il M5s, il primo avrebbe il 40,5% dei consensi, il secondo il 38,2% e il terzo il 12,9%. La percentuale di coloro che non sanno o non andranno a votare è del 40%.
Nelle intenzioni di voto che emergono dalla rilevazione sui partiti, FdI risulta in testa al 33,8%, segue il Pd al 17% che supera il Movimento, dato al 15,9%. Azione e Iv sono quotati l’8,2%, FI il 6,5%, la Lega ai 5,2%, la federazione Sinistra-Verdi il 3,5%, Più Europa il 2,8%, Unione Popolare l’1,3%, Italexit l’1,1%, altri il 4,7%. Nella sintesi delle coalizioni, il centrodestra è dato al 45,5% nelle intenzioni di voto, il centrosinistra e terzo polo al 31,5%, il M5s al 15,9%. La percentuale di coloro che non sanno o non andranno a votare è del 26%.
Il sondaggio indaga anche la conoscenza dei tre esponenti politici: il 18% conosce Rocca, il 73% D’Amato, il 70% Fassina. Il livello di fiducia che incassa il primo è il 66%, il secondo il 53%, il terzo il 38%. In particolare D’Amato ha l’82% di fiducia tra gli elettori dem, il 77% tra quelli di Iv-Azione, il 62% tra i 5 stelle, il 52% tra quelli di FI, il 38% tra quelli di FdI, il 26% tra gli elettori leghisti. Rocca ha il 65% della fiducia degli elettori leghisti, il 51% di quelli dem, il 59% dei 5s, il 72% di FdI, il 70% di FI e il 67% di Iv-Azione. Fassina incassa il 29% di fiducia degli elettori leghisti, il 41% di quelli del Pd, il 47% in quelli dei 5s, il 27% degli elettori di FdI, il 22% di FI e il 29% di Iv-azione.
A conti fatti il centrodestra vince comunque. In modo più vistoso con Rampelli, con maggiori sofferenze con Rocca. Quest’ultimo però sconta la scarsa popolarità (18%), seppur compensata da una fiducia superiore rispetto al più conosciuto D’Amato.
Tutto ora però sembra ruotare attorno ai vertici nazionali del centrodestra. Perché il vero dilemma di queste ore è capire quale sarà il candidato governatore. L’unico vero timore che aleggia nella coalizione data per vincente è quella di assegnare al profilo sbagliato la leadership della Regione. La sconfitta di Michetti nell’ottobre 2021 a Roma sembra aver lasciato profonde ferite nella coalizione del centrodestra e ad essere messo sotto accusa è il metodo con cui sono stati scelti i candidati negli ultimi anni: a turno tra i partiti, con l’ultima parola di competenza del partito di maggioranza relativa sul territorio.
GASPARRI VUOLE NOME POLITICO
”Rispettiamo numeri ed equilibri ma il candidato presidente alle prossime elezioni regionali nel Lazio deve essere fortemente riconosciuto, soprattutto nella Capitale. Per la ricerca si dovrà agire a trecentosessanta gradi privilegiando a mio avviso le ipotesi politiche”. Così il commissario romano di Forza Italia, senatore Maurizio Gasparri, ha risposto ieri sera ad alcuni giornalisti. E sull’ipotesi Rocca presidente della Regione Lazio, arriva il via libera della Lega. Il coordinatore Alfredo Becchetti, neo senatore, plaude alla candidatura: “Sarebbe una bellissima notizia, Rocca è un uomo delle istituzioni in grado di restituire alla Regione Lazio quella dignità che è stata cancellata durante il doppio mandato di Zingaretti. Noi ci siamo”.
I nomi dei candidati sul tavolo sono noti, ovvero quello del numero uno della Croce rossa Francesco Rocca, favorito, quello del vicepresidente della Camera Fabio Rampelli (FdI), dell’ex vicepresidente del Parlamento europeo Roberta Angelilli (FdI) e del coordinatore regionale dello stesso partito Paolo Trancassini. Leghisti e azzurri vedono con favore un’eventuale corsa di Rocca, che considerano un nome vincente in un contesto in cui il centrosinistra potrebbe dividersi
PREVALE LA PRUDENZA
A oggi infatti ancora non c’è stato alcun incontro ufficiale tra i leader della coalizione, silenzio che lascia intuire che a oggi un nome definito e definito ancora non c’è. Anche se qualche dichiarazione ha iniziato intanto ad arrivare: Vittorio Sgarbi, sottosegretario di Stato alla Cultura e fondatore del movimento “Rinascimento”, ha chiarito alle agenzie che “la candidatura di Fabio Rampelli per il centrodestra alle elezioni regionali del Lazio è la migliore che la coalizione possa mettere in campo. Per questa ragione “Rinascimento” la sosterrà e presenterà una lista a suo sostegno”.
Il ministro degli Esteri ed esponente di Forza Italia, Antonio Tajani, è stato invece più cauto: pur definendo quello di Rampelli “un nome credibile”, ha aggiunto che “non c’è stata ancora nessuna trattativa, vedremo, dovremo trovare la figura più idonea. Abbiamo trovato un accordo per Fontana in Lombardia. Ora dobbiamo trovare la figura più idonea per il Lazio, per raggiungere l’obiettivo che è vincere”.
Un invito all’unità per un territorio, quello del Lazio, in cui l’ultima parola sarà inevitabilmente di Fratelli d’Italia e della premier Giorgia Meloni.