In Italia ci sono tre certezze: giovedì gnocchi, sabato trippa e venerdì sciopero. Se la settimana corta è un’invenzione fascista, la mini-settimana (dal lunedì al giovedì) è la costante furbata dei sindacati e dei comitati studenteschi che hanno sempre un buon motivo per stoppare tutto al giovedì sera e incrociare le braccia per protesta il venerdì.
Oggi è venerdì e quindi si sciopera. Per cosa? Un po’ per tutto: per il rinnovo dei contratti e per il salario minimo per legge a 12 euro l’ora; contro gli aumenti delle tariffe dei servizi ed energia; per chiedere il congelamento e calmiere dei prezzi dei beni primari e dei combustibili; per il blocco delle spese militari e dell’invio di armi in Ucraina; per chiedere investimenti economici per tutti i servizi pubblici essenziali e, infine, per chiedere l’introduzione di una nuova politica energetica che utilizzi fonti rinnovabili.
Nel Lazio la protesta è stata indetta dalle segreterie regionali di USB, Cobas, Cup Trasporti, SGB Alcobas, che aderiscono a quella indetta a livello nazionale da Sgc, Al-Cobas, Lmo, Soa, Adl Varese, Cib-Unicobas, Cobas sardegna, Conf. Cobas, Cub, Sgb, Si-Cobas, Usb, Usi-Cit e USI.
Lo sciopero, per 24 ore, coinvolge diversi settori e diverse categorie di lavoratori pubblici e privati (sanità, scuola e fabbriche) ma ha una ricaduta più diretta sui trasporti pubblici, dove i più determinati sono i sindacati Cobas e Orsa che annunciano l’astensione dalle prestazioni lavorative dalle 8:30 alle 17 e dalle 20 a fine servizio.
Oltre ai treni (astensione dal lavoro dalle 21 di ieri 1° dicembre alle 21 di oggi 2 dicembre), nel Lazio sono a rischio soprattutto le corse del trasporto extraurbano con i bus Cotral (saranno garantite tutte le corse fino alle 8:30 del mattino e quelle alla ripresa del servizio alle 17 fino alle 20).
In merito al Cotral, è però singolare quello che è accaduto l’altro ieri, mercoledì 30 dicembre, quando a manifestare non sono stati gli autoferrotranvieri, ma i pendolari e gli altri utenti del trasporto pubblico, che si erano dati appuntamento proprio sotto la sede centrale di Cotral in via Alimena a Roma, per far sentire – forte – la loro voce ai vertici aziendali, contro i disservizi, le corse saltate e le condizioni da parco bestiame con cui ogni giorno hanno a che fare.
I manifestanti, però, hanno trovato la sede Cotral chiusa ed ‘evacuata’. Stranamente, infatti, la dirigenza ha deciso, per quel giorno, di mandare a casa tutti i dipendenti e lasciare gli uffici chiusi per un’improvvisa ‘verifica straordinaria dell’impianto termico’.
A denunciare la singolare circostanza è stato il consigliere regionale della Lega, Daniele Giannini: “I vertici di Cotral, sapendo che per la mattinata del 30 novembre era prevista, sotto la sede aziendale di via Alimena, una manifestazione di pendolari inferociti delle linee ‘Roma Nord’ e ‘Metro Mare’, hanno pensato bene di indire un ordine di servizio e chiudere la sede, lasciando a casa tutti i dipendenti e i dirigenti, adducendo come motivazione una non meglio specificata ‘verifica straordinaria dell’impianto termico’. Ma che coincidenza! – dice ironicamente Giannini -, gli utenti delle due tratte gestite da Cotral decidono di scendere in piazza contro gli enormi disservizi e la dirigenza se la dà a gambe”. Poi il consigliere elenca i problemi e le difficoltà denunciate dai manifestanti: “Sono anni che i pendolari convivono con ritardi cronici, carrozze vetuste, corse saltate e disagi di ogni tipo, prima con Atac e, dal 1 luglio scorso, con Cotral, ma nulla in questi mesi è cambiato e la pazienza è finita. Un servizio negato a migliaia di lavoratori, studenti e turisti che pur pagando biglietti e abbonamenti, si ritrovano con un trasporto pubblico da terzo mondo, nella piena noncuranza della Regione Lazio e di chi in azienda sovrintende a queste linee ferroviarie. Quanto accaduto, con la chiusura della sede in faccia a chi manifesta, è uno smacco troppo grande – conclude Giannini – i vertici di Cotral prendano atto che, se non sono in grado di avere un confronto con l’utenza e di gestire il servizio pubblico del Lazio, hanno di fatto ammesso di essere in seria difficoltà nel mantenere le promesse fatte”.