La marcia indietro del Pd regionale sugli Egato conferma la soggezione psicologica del partito nei confronti della narrazione dominante del Movimento Cinque Stelle, anche quando a farla (la narrazione) sono altri partiti e perfino gli organi di stampa. Una cultura politica basata sulla demonizzazione di ogni tipo di incarico retribuito, su ogni ente istituito, su ogni indennità prevista. Corroborando il ragionamento su ondate di piena della demagogia e del populismo.
E’ accaduto per il taglio “selvaggio” dei parlamentari, sta succedendo ancora. In realtà è proprio questo atteggiamento che ha ridotto la politica italiana ad un manipolo di “sopravvissuti” che ha paura di prendere qualunque tipo di decisione, ma soprattutto di tenere il punto e andare avanti. Nel Lazio poi questo tipo di situazione è ancora più accentuata.
COSA E’ SUCCESSO
Nel pomeriggio di ieri Gaia Pernarella, consigliera regionale del Movimento Cinque Stelle, attacca: “Il candidato presidente D’Amato prima di rilasciare dichiarazioni dovrebbe informarsi meglio, magari con il presidente dell’Egato di Frosinone, che sono certa gli avrebbe evitato di dire sciocchezze”.
Alza il tiro: “Innanzitutto, tanto per sgomberare il campo da equivoci, la Legge così come era stata presentata dal Movimento 5 Stelle non prevedeva alcun cda e ogni ruolo politico era demandato esclusivamente all’assemblea dei sindaci, senza alcun onere economico a carico dei cittadini”. Pernarella ricorda le condizioni poste dai 5 Stelle: “Ridurre il cda a tre membri, poi quella relativa al taglio delle indennità per il presidente e l’intero cda, infine quella sull’alta professionalità e la comprovata esperienza nel settore pubblico e privato dei componenti del cda, tra l’altro l’unico emendamento accolto, ma evidentemente disatteso”.
Tanto basta per dare una spallata alle già fragili certezze del Pd regionale e romano. La bufera sugli Egato era scoppiata per l’ente di Roma, con la solita guerra fratricida tra le diverse anime dei Democrat. L’ipotizzata designazione alla presidenza di Marco Vincenzi aveva messo in moto l’ormai noto e insuperabile fuoco di sbarramento dei veti incrociati. Daniele Leodori, presidente vicario della Regione Lazio, aveva fatto quello che Nicola Zingaretti si era dimenticato di fare: dare seguito alle delibere approvate. Alla fine anche lui però deveessersi chiesto: “ma chi me lo fa fare?”.
Dopo giorni di “bombardamento” e di polemiche soprattutto dall’interno del Pd. Daniele Leodori ha deciso allora di diffondere una comunicazione ufficiale. Scrivendo: “Al fine di liberare dalla discussione elettorale la costituzione degli Egato, enti importanti che come prevedono le norme nazionali e regionali, hanno il compito fondamentale della gestione integrata del ciclo dei rifiuti secondo criteri di efficienza, sostenibilità ambientale e autosufficienza, sono rinviate le convocazioni dei sindaci per la loro costituzione”.
A dopo le elezioni del 12 febbraio. In questo modo la costituzione dell’Egato di Frosinone (Mauro Buschini presidente) resta l’unica nelle cinque province del Lazio. Un’eccezione assoluta, che espone il Partito Democratico provinciale al fuoco di fila di ogni tipo di polemica.
IL VERO NODO E’ LA RETRIBUZIONE
L’ultima parte del comunicato di Leodori è il “cuore del problema”. Scrive il presidente vicario: “Il nuovo consiglio regionale, se lo riterrà opportuno, interverrà sulle remunerazioni degli organismi dirigenti”. La domanda nasce spontanea: chi avrebbe dovuto pagare quindi i circa 8.000 euro al mese di indennità del presidente e i 4.500 dei membri del consiglio direttivo? Forse i Comuni che formano l’assemblea? Probabilmente sì, visto che la Regione aveva stabilito che il costo di questi enti non sarebbe stato a… proprie spese. Dopo pochi minuti arriva il carico da novanta. Lo mette sul tavolo Alessio D’Amato, candidato alla presidenza della Regione Lazio. Afferma: “Decisione saggia da parte del presidente vicario Daniele Leodori sugli Egato che sgombera il campo da polemiche e strumentalizzazioni. Nel mio programma ci sarà la riduzione delle indennità voluta da un emendamento dei 5 Stelle”. Facile immaginare quali possano essere state le discussioni (e soprattutto con quale tono) tra Daniele Leodori e Alessio D’Amato in questi giorni. Fatto sta che il Pd ancora una volta alza bandiera bianca al cospetto dei 5 Stelle.
Le indennità degli organismi dirigenti dell’Egato verranno ridotte. Probabilmente dimezzate. Dopo il 12 febbraio alla Regione potrebbe esserci un’altra maggioranza, di centrodestra. Con idee e programmi diversi anche sulla gestione della complessa materia dei rifiuti. Non ci sono certezze su come verranno organizzati questi enti nel prossimo futuro. Quello di Frosinone è stato costituito, ma inevitabilmente dovrà adeguarsi (ed essere adeguato) alle nuove disposizioni che verranno date. L’accordo politico raggiunto qualche giorno fa a livello regionale tra i principali leader dei partiti si è sciolto come neve al sole.
Il Movimento 5 Stelle se la ride e prepara il definitivo sorpasso al Partito Democratico nel Lazio. La narrazione dominante resta quella pentastellata. Neppure il centrodestra sembra avere, per adesso, il coraggio di provare a cambiarla.