Si aspetta che il presidente del Consiglio e leader di FdI Giorgia Meloni, in questi giorni possa riunire la coalizione per comunicare la decisione e arrivare a ufficializzare il candidato la prossima settimana per le Regionali del Lazio .
Da giorni Forza Italia chiede che si sblocchi lo stallo del centrodestra sul Lazio e Fratelli d’Italia indichi il candidato in vista delle regionali del 12-13 febbraio. I tempi sono molto stretti, c’è il rischio che il ‘nome’ espresso dalla coalizione faccia una campagna elettorale azzoppata, perché partito in ritardo rispetto al centrosinistra.
Raccontano che della corsa alla Pisana si sia parlato al pranzo di Natale di oggi ad Arcore, tra Silvio Berlusconi e i big azzurri. Secondo alcuni presenti all’incontro, il Cav avrebbe rassicurato i suoi, rivelando di aver sentito il premier Giorgia Meloni, che gli avrebbe garantito a breve una rosa di nomi su cui confrontarsi per sciogliere il rebus Lazio.
Dentro FdI c’è un fronte tutto “romano”, ovvero quello che vedrebbe contrapposti Fabio Rampelli e Chiara Colosimo. Il vicepresidente della Camera, pilastro della destra romana e con 3 legislature regionali alle spalle, si è detto più volte disponibile alla candidatura: “Se ci fosse una chiamata io sono disponibile. Ma non mi hanno chiesto di candidarmi”.
Una sorta di autocandidatura, che Meloni difficilmente può ignorare. E non si esclude in queste ore che i malumori per una mancata candidatura di Rampelli a governatore del Lazio, in favore di altre figure, possano precipitare e creare qualche grana alla leader di FdI.
La neo deputata Chiara Colosimo, invece, ex consigliera regionale e fedelissima di Giorgia Meloni resta una figura che accontenterebbe vari fronti. Ma proprio la Colosimo non si è mai sbilanciata sulla sua candidatura, preferendo restare ai margini della contesa.
Da qui l’idea di puntare su candidati con esperienza politica di un certo livello, ma di uscire dai confini romani e attingere dalla provincia. Nelle ultime ore stanno risalendo, e di molto, le quotazioni di Paolo Trancassini, deputato reatino e coordinatore di FdI per il Lazio e da sempre vicino a Meloni. L’altro nome più gettonato è quello di Nicola Procaccini, eurodeputato ed ex sindaco di Terracina.
Mentre è tramontata l’ipotesi “civica” di Francesco Rocca, presidente della Croce Rossa, che sarebbe gradito ad alcuni vertici nazionali della Lega, perché rappresenterebbe la coalizione, in grado di attirare voti anche oltre il centrodestra. Un’ultima voce che gira nuovamente in questi giorni, invece, tira in ballo l’ex vicepresidente del Parlamento europeo Roberta Angelilli.
REGIONALI 2023, IL GOVERNATORE PASSA PER LATINA?
Ad ogni modo proprio questa sera Latina potrebbe rappresentare un crocevia importante per chi punterà alla conquista della Regione. Un incontro politico è in programma nel capoluogo pontino. Ad organizzarlo è stato il comitato promotore della candidatura in Consiglio regionale di Enrico Tiero, attuale vice portavoce regionale di FdI.
Il tutto avverrà alla presenza di alcuni big locali e nazionali del partito. Ci saranno Nicola Calandrini, Andrea Augello, Alfredo Antoniozzi, Luciano Ciocchetti, ma soprattutto Nicola Procaccini e Paolo Trancassini. Insomma la sensazione è che quella di Latina sarà la prima vera tappa del candidato governatore.
“Il 12 febbraio saremo chiamati a votare per il futuro della nostra Regione -ha affermato Enrico Tiero– si tratta di un appuntamento di straordinaria importanza per il futuro del nostro territorio. La Regione svolge un ruolo essenziale in materia legislativa ed amministrativa. Sono per una Regione che si mette al servizio dei suoi cittadini per guidarli e sostenerli nei processi di modernizzazione del sistema. Occorre che questo ente sia più vicino alle esigenze concrete dei cittadini. A mio avviso c’è la necessità di portare avanti una politica esecutrice della volontà del territorio. E per farlo bisogna archiviare definitivamente i dieci anni di amministrazione Zingaretti che hanno prodotto un disastro sotto il profilo socio-economico.
In questi anni sono aumentate le tasse locali, è cresciuta la disoccupazione, le opere strategiche per il territorio sono ferme al palo, sono stati tagliati i servizi sanitari ed il problema dei rifiuti non è stato risolto. Ritengo sia giunto il momento di cambiare! Abbiamo una missione da portare avanti al fianco dei cittadini”
IL GIALLO DELLA DATA ELETTORALE
Sul Bollettino ufficiale del 9 dicembre è pubblicato il decreto del vice presidente Leodori, sottoscritto il 7 dicembre, che indice le elezioni regionali per domenica 12 febbraio. Insieme al decreto di indizione dei comizi è pubblicato anche il decreto di ripartizione dei 40 seggi spettanti alle circoscrizioni provinciali: Frosinone 4 seggi; Latina 4 seggi, Rieti 1 seggio, Roma 29 seggi e Viterbo 2 seggi. Mentre i rimanenti 10 seggi sono assegnati alla coalizione che vince le elezioni.
A fine mattina però leggo il comunicato stampa del Consiglio dei Ministri, tenutosi nella stessa giornata, che riporta l’approvazione di un decreto legge che introduce disposizioni urgenti in materia di prolungamento delle operazioni di voto. In pratica il testo estende la durata delle operazioni di voto anche al lunedì, dalle ore 7 alle 15, per i seguenti organi elettivi: Camera dei Deputati, Senato della Repubblica, Consigli regionali, provinciali e comunali delle regioni a statuto ordinario.
L’urgenza dell’intervento normativo, si legge nel comunicato, è dettata dalla imminenza del voto per il rinnovo dei consigli regionali del Lazio e della Lombardia e risponde all’esigenza di agevolare la maggiore partecipazione possibile dei cittadini alle consultazioni elettorali, anche in considerazione del crescente fenomeno di astensionismo.
Insomma un testa-coda evidente, la Regione Lazio indice le elezioni per un giorno e nello stesso tempo il Governo approva norma per votare su due giorni, come pure la stessa Regione aveva chiesto. Non una bella figura che ora obbligherà la Regione Lazio, non appena il decreto legge sarà firmato dal Presidente della Repubblica e pubblicato sulla Gazzetta ufficiale, ad annullare il decreto del 7 dicembre e a varane un altro che preveda il voto in due giorni, uniformandosi così al dettato governativo.
E’ incomprensibile come la Regione si sia fatta prendere in contropiede dal momento che lo stesso vice presidente Leodori a fine novembre, dopo le dimissioni di Zingaretti e il decreto di scioglimento del Consiglio da parte del presidente Vincenzi, avesse dichiarato che si sarebbe votato nel Lazio domenica 12 e lunedì 13 febbraio preannunciando così la firma del decreto di indizione dei comizi dopo aver contattato Prefetture e Ministero.
Contatto che serve a chiedere al Ministero dell’interno, tramite il Prefetto di Roma, di gestire le elezioni regionali dal momento che la Regione non si è attrezzata per gestirle in proprio, come potrebbe e come altre Regioni fanno.