Quattro nuovi dirigenti, uno ogni 15 dipendenti. Oltre a 14 quadri e ad altre due assunzioni ex novo. La pianta organica della Fondazione Musica per Roma è “una anomalia difficile da spiegare in questo periodo storico” per la commissione capitolina Bilancio, che ha chiesto a Daniele Pitteri, amministratore delegato dell’ente che gestisce l’Auditorium di Renzo Piano, di “fermare le procedure”.
Oltre due ore di audizione e di richieste di chiarimento, a cui l’Ad ha risposto richiamando l’autonomia dell’ente: “La vostra è un’opinione che noi accettiamo- ha risposto ai consiglieri- Per quello che ci riguarda abbiamo ritenuto di muoverci in altra maniera. La Fondazione da un punto di vista normativo non si trova nella condizione di non dover chiedere al Comune il parere sul personale, ma ha autonomia”.
Di fatto, “da Statuto” l’Auditorium è libero di procedere con la promozione di quattro dei 14 quadri a dirigenti, su un totale di 66 dipendenti della Fondazione. “E’ vero che il Campidoglio finanzia la Fondazione con 7 milioni di euro l’anno- ha detto l’ad- ma è anche vero che per il 65% noi ci autofinanziamo. Alla fine dell’anno- ha annunciato- saremo prossimi agli 11 milioni di incasso dallo sbigliettamento per la prima volta nella storia della Fondazione”.
LA ‘PICCOLA MONARCHIA’
Nominato all’epoca dell’amministrazione Raggi, Pitteri ha spiegato che al suo arrivo “il modello gestionale era iperverticistico, con un amministratore delegato, una dirigente legata a un’area e non generale, 14 quadri ognuno a capo di un ufficio. Nessuno, a esclusione della dirigente, entro certi limiti, aveva nè responsabilità dirette di firma nè di gestione dei fondi.
Quindi, la Fondazione prevedeva che qualunque atto, acquisto, determinazione venisse firmata dall’amministratore delegato. Era una sorta di piccola monarchia”. Dunque, ha detto, “lo scorso 30 maggio il Cda ha approvato l’organizzazione definitiva che prevede quattro macroaree e quindi quattro figure dirigenziali, da promuovere tra i quadri, a cui venissero affidati poteri di firma e di spesa con deleghe apposite, come previsto dal contratto nazionale”.
Il tutto, secondo Pitteri, con un aumento della spesa per la Fondazione “al massimo di 80mila euro l’anno, lo 0,4% del costo del personale complessivo”. Sì, perché, ha ammesso l’ad, “abbiamo un quadro di retribuzioni piuttosto particolare, che abbiamo ereditato e che è abbondantemente sopra la media del contratto nazionale applicato. Quindi, abbiamo dei quadri il cui costo è uguale o superiore a quello di un dirigente.
Con questo tipo di progressione senza aumentare in maniera eccessiva i costi riusciamo a dotare la Fondazione di una migliore struttura”. Tant’è, oltre ai nuovi quattro dirigenti il Cda ha deliberato anche l’assunzione, tramite bando pubblico, di altre due “figure mancanti”: quella addetta al cerimoniale – già presente in pianta organica ma solo a tempo determinato – e quella di un ingegnere edile. “Spendiamo 1,7 milioni di euro l’anno per la manutenzione ordinaria dell’Auditorium e non abbiamo un esperto interno”.
Un “poltronificio”, così le cronache lo hanno definito, a detta dei membri della commissione Bilancio mai avallato dal Campidoglio.
“La condivisione con il Comune è avvenuta- ha invece sostenuto Pitteri– ma è stata in modo “soltanto verbale, non c’è nessuna nota scritta”. Non basta per la dem Valeria Baglio e nemmeno per Giorgio Trabucco della Lista civica e Fabrizio Santori della Lega. “Fermare le procedure” di promozione e assunzione avviate dalla Fondazione senza condivisione è stata la richiesta della commissione.
“Se serve faremo una nota o una mozione– ha detto infine la presidente, Giulia Tempesta (Pd)- perché “Pitteri richiama la sua autonomia, ma se c’è una amministrazione che esprime perplessità e non condivide, io mi fermerei e valuterei se percorso è intendimento di tutti portarlo a termine. Il tema è l’opportunità politica”.