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Dieci anni di Fratelli. All’Ergife un rottamatore di nome Durigon

Licandro Licantropo
“Dieci anni di amore per l’Italia” è il titolo della festa per i primi dieci anni di Fratelli d’Italia che parte oggi fino a sabato 17 dicembre in piazza del Popolo a Roma. Tanti gli eventi e i dibattiti politici che si concluderanno con l’intervento della premier Meloni di sabato
Dicembre 15, 2022
Claudio Durigon

A Claudio Durigon non difetta la capacità di parlare chiaro. E ieri sera all’hotel Ergife di Roma il sottosegretario al Lavoro e coordinatore regionale della Lega nel Lazio lo ha dimostrato.

Liquidando dieci anni di Amministrazione Zingaretti alla Regione Lazio con un attacco che ha avuto come obiettivo anche (anzi, soprattutto) Alessio D’Amato, candidato alla presidenza e assessore alla sanità. Ha detto Durigon: “La sanità sarà la priorità della Lega al governo della Regione Lazio. Parliamo di un settore da ricostruire completamente, senza e senza ma.

Faccio un esempio assai significativo: le strutture intermedie, tra il territorio e il pronto soccorso, sono completamente inefficaci. Perché? Basta pensare che sono aperte dalle 8 alle 20, come fossero dei supermercati. Inoltre, a causa delle liste di attesa infinite, soni inutili. Di cosa stiamo parlando? E il centrosinistra si vanta della sanità laziale? Bisogna essere seri”. Dopo le festività natalizie le elezioni regionali del Lazio e della Lombardia saranno l’argomento principale della politica nazionale.

DIECI ANNI DI FRATELLI D’ITALIA

Inizia oggi a Roma (piazza del Popolo) la tre giorni per celebrare i dieci anni di Fratelli d’Italia, il partito nato per strada come ha ricordato il quotidiano La Repubblica. Alzi la mano chi, quel 21 dicembre 2012, credeva davvero che l’avventura di Giorgia Meloni, Ignazio La Russa e Guido Crosetto avrebbe portato un’intera classe politica e dirigente alla guida del Paese.

Gli ultimi sondaggi peraltro sono assai indicativi. Parliamo delle rilevazione Swg per il Tg La7. Fratelli d’Italia è al 30,8%. Poi: Movimento Cinque Stelle al 17,1%, Pd al 15,1%, Lega all’8,5%, Terzo Polo all’8%, Forza Italia al 6%, Verdi e Sinistra al 4,1%. Il partito di Giorgia Meloni doppia il Pd e fa il vuoto. Anche nel centrodestra. Mentre nel campo delle opposizioni i Cinque Stelle si consolidano e i Democrat continuano a franare.

La fotografia politica del Paese è questa. Dieci anni fa stava per iniziare la lunga stagione di Nicola Zingaretti alla guida della Regione Lazio. Dieci anni fa si era alla vigilia di un sistema tripolare (centrodestra, centrosinistra, Cinque Stelle) che ha prodotto una serie di Governi mai “specchio” dei risultati elettorali: a palazzo Chigi si sono alternati Enrico Letta, Matteo Renzi, Paolo Gentiloni, Giuseppe Conte (due volte), Mario Draghi. Infine Giorgia Meloni, l’unica fra tutti questi nomi, ad aver vinto davvero le elezioni. E alla guida di una coalizione politica, il centrodestra. Sarà impossibile ignorare tutto questo nella tre giorni romana. Anche perché ci si avvia all’ufficializzazione del candidato del centrodestra alla presidenza della Regione Lazio. In pole rimane il presidente nazionale della Croce Rossa Francesco Rocca, ma sono tante le frecce nell’arco di Fratelli d’Italia. Il centrodestra marcerà unito alla conquista della Regione, su questo non potranno esserci dubbi.

IL CONGRESSO DEL PD

Finora, come hanno sottolineato diversi addetti ai lavori, il primo sconfitto sembrerebbe essere Dario Franceschini, leader di AreaDem, la corrente che in questi anni è stata maggioritaria nel Pd. Aveva puntato prima su Dario Nardella, poi su Matteo Ricci.

Entrambi però alla fine hanno scelto di schierarsi con Stefano Bonaccini. A Franceschini non è rimasto altro da fare che sostenere Elly Schlein, quella che ha detto “io con le correnti non tratto”. Siccome Bonaccini è il grande favorito, il posizionamento di Franceschini potrebbe relegare la sua area all’opposizione interna. Un problema per il senatore e segretario regionale del Lazio Bruno Astorre? Non necessariamente perché alla fine saranno sempre i rapporti di forza interni a determinare peso politico e ruoli.

Molto diverso il discorso per quanto riguarda Pensare Democratico, la corrente di Francesco De Angelis. Tutti stanno aspettando le scelte di Nicola Zingaretti e Andrea Orlando. Secondo le ultime anticipazioni l’ex Governatore del Lazio potrebbe decidere di appoggiare anche lui Bonaccini. A quel punto per De Angelis si prospetterebbe una situazione simile a quella di qualche anno fa, quando andò a sostenere Matteo Renzi, raggiungendo Francesco Scalia e Simone Costanzo che da sempre stavano dalla parte dell’ex rottamatore. Con Nardella e Bonaccini c’è convintamente Antonio Pompeo.

Il quale in Ciociaria per anni ha chiesto (invano) una gestione condivisa del partito. Su queste basi decise di appoggiare la candidatura di Luca Fantini alla segreteria provinciale. Le cose però sono andate molto diversamente. Tra le provinciali di domenica prossima e le regionali del 12 e 13 febbraio sarà più chiaro il quadro del Partito Democratico in questo territorio. Sia a livello di amministratori che di voti e preferenze vere e proprie. Nessuno vuole scatenare una “guerra interna”. Non Francesco De Angelis, non Antonio Pompeo. Il punto sarà però la gestione del partito nelle scelte che contano: è lì che Pompeo vede la “rivoluzione”. Soft, ma sempre di “rivoluzione” si tratterebbe.

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