“Nel Lazio ho vinto senza il Movimento Cinque Stelle, la partita è aperta”. Nicola Zingaretti ha rotto un lunghissimo silenzio proprio alla vigilia dell’inizio ufficiale della campagna elettorale di Alessio D’Amato.
Lo ha fatto ospite a Metropolis, sul sito di Repubblica. Zingaretti ha detto che i pentastellati stanno vivendo una fase di grande euforia, ma “che hanno sbagliato molto a distruggere un’alleanza” e che “pagheranno questo grave errore, perché alla fine le persone optano per le forze più credibili per governare”.
Frasi che fanno capire quanto il Pd tenga alle regionali del Lazio, diventate seriamente l’ultimo fortino per cercare di invertire un trend che vede il partito di Enrico Letta addirittura terzo nei sondaggi.
IL PENSIERO DI ZINGARETTI TRA BONACCINI E ROCCA
Ma l’ex Governatore del Lazio ha spaziato a 360 gradi. Intanto su Francesco Rocca, candidato del centrodestra, Zingaretti ha dichiarato: “Lo conosco. Riuscirà a tenere unite tante cose diverse che sono le tre forze politiche, che soprattutto in questa regione hanno molte differenze. E’ per questo che è stato scelto Rocca”.
Un avvertimento a chi nel centrosinistra ritiene che Francesco Rocca possa essere un avversario più debole rispetto ad altre opzioni che erano in campo: Chiara Colosimo e Fabio Rampelli su tutti. Il discorso è esattamente contrario: il profilo civico e operativo di Francesco Rocca consentirà al centrodestra di uscire fuori dai tradizionali confini. Nel Lazio la coalizione è maggioritaria ma spesso ha perso per l’incapacità di allargare il campo di azione. Ma Nicola Zingaretti non si è nascosto neppure sull’argomento del congresso del Pd.
Gli è stato chiesto chi è orientato a votare per la segreteria. Ha risposto Zingaretti: “Deciderò. Io non amo molto di Bonaccini le semplificazioni come quella sugli amministratori che credo sia un’altra furbizia per non affrontare i nodi. Il Pd in 15 anni di vita è stato guidato da amministratori per 12 anni”. C’è una parte dei Democrat, quella posizionata a sinistra, che sta cercando di capire quale ruolo giocare nel congresso. Nicola Zingaretti, Andrea Orlando, ma anche Claudio Mancini, Roberto Gualtieri e Goffredo Bettini possono ancora dire la loro. Non necessariamente in un’area maggioritaria.
ALLA PROVINCIA LE DIVISIONI RESTANO
Il sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli, dopo il buon risultato di domenica scorsa, ha dimostrato che adesso è sua intenzione fare politica alla Provincia. Ha incontrato il presidente Luca Di Stefano e Francesco De Angelis per gettare le basi di una maggioranza programmatica e trasversale. Facendo capire che la lunga partita non è finita. Ci sta. Anzi, è stata una mossa spregiudicata e vincente. Però tutto questo dimostra come gli schieramenti per l’elezione del presidente della Provincia non sono stati improvvisati e neppure tenuti insieme per miracolo.
Esistono delle profonde spaccature che vanno oltre il sistema elettorale del voto ponderato. Il Pd non ha provato a recuperare alla causa Antonella Di Pucchio e Gaetano Ranaldi. Fratelli d’Italia e Lega non hanno nemmeno immaginato di poter costruire le basi per un’opposizione unita di centrodestra. Significa che esistono delle lacerazioni che difficilmente saranno ricomposte.
Gli effetti li vedremo alle prossime comunali più che alle regionali. Li vedremo ad Anagni e a Ferentino. Nella città dei Papi Daniele Natalia dovrà fronteggiare sia l’offensiva di Franco Fiorito (non è rientrata) sia le strategie di Alessandro Cardinali, uscito anche lui sconfitto dalla roulette russa delle provinciali. A Ferentino Antonio Pompeo dovrà guardarsi dal contropiede di Piergianni Fiorletta ma pure dalle strategie di Pensare Democratico di Francesco De Angelis. Tutte le fragilissime tregue che erano state siglate sono andate all’aria.
FROSINONE IN CONTROTENDENZA
Al Comune di Frosinone non cambierà nulla. Il sindaco Riccardo Mastrangeli non metterà in discussione né l’assetto della giunta né quello della maggioranza. Dimostrando di voler essere lui il garante dell’intesa di una coalizione che pochi mesi fa ha colto il terzo successo consecutivo facendo dell’unità una bandiera. I problemi tra Fratelli d’Italia e Lega ci sono, ma a questo punto ha fatto bene Riccardo Mastrangeli a guardare oltre. Fra l’altro in piena campagna elettorale per le regionali nessuno avrebbe capito iniziative di verifica politica nella coalizione.
Il centrosinistra invece nel capoluogo è fermo alla sconfitta di giugno. Probabilmente più di qualcuno aveva sperato in una crisi nel centrodestra per offrire due o tre “stampelle” a Mastrangeli e al centrodestra. Non è andata così. Forse è arrivato il momento di pensare seriamente ad una strategia diversa: il Pd e i suoi alleati perdono ininterrottamente dal 2012 e ogni volta arrivano senza aver costruito una coalizione e puntato su un candidato. A distanza di dieci anni è una situazione paradossale e insostenibile. Non c’è nessuno però che sembra disposto a prendere l’iniziativa.
IL CAPOLAVORO DI OTTAVIANI
Nicola Ottaviani e la collega di Latina Giovanna Miele mettono a segno un colpo memorabile nell’ambito dell’approvazione della manovra finanziaria. Grazie alla regia di Claudio Durigon firmano un emendamento di quelli che fanno la differenza: 35 milioni di euro per gli ospedali delle province di Frosinone e Latina che arriveranno nei prossimi anni con i primi 5 già disponibili nell’annualità 2023. Un risultato straordinario per le nostre province. Un sussulto di quelli davvero importanti per il nostro territorio dopo anni di vacche magre. Un ottimo gioco di squadra e un risultato “storico” portato a casa dall’ex sindaco di Frosinone a pochi mesi dall’ingresso a Montecitorio.