Medici a gettone, il caso di Latina finisce in Parlamento

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Medici a gettone negli ospedali pontini: il caso finisce in Parlamento. Le deputate Emanuela Piccolotti e Luana Zanella hanno presentato un’interrogazione al ministro della Salute Orazio Schillaci, chiedendo “quali urgenti iniziative di competenza si intenda adottare affinché le regioni assumano i medici necessari a colmare gli organici, offrendo un servizio efficiente e limitando le esternalizzazioni a soggetti privati che danneggiano finanziariamente e qualitativamente la sanità pubblica”.

Nell’atto ispettivo si fa riferimento al caso di una cooperativa attiva nella provincia di Latina ha fornito un medico, già in servizio presso un ospedale pubblico in rapporto esclusività, ad un ospedale di un’altra provincia per ricoprire turni di guardia.

MEDICI A GETTONE: FENOMENO DIFFUSO

Il fenomeno dei medici a gettone è da tempo denunciato attraverso alcune inchieste giornalistiche che hanno evidenziato molte criticità nel reclutamento di medici, da parte di cooperative e con età anagrafica superiore a quella stabilita contrattualmente, anche sopra i 70 anni.

L’impiego esternalizzato di risorse umane non adatto a esigenze di specifici reparti ospedalieri, come la fornitura presso reparti di ‘ostetricia e ginecologia’ di personale sanitario, tra cui medici generici, non formato a gestire parti cesarei o, ancora, personale medico da impiegare presso il pronto soccorso non specializzato in ‘medicina di urgenza’. In molteplici casi è emerso anche l’esercizio abusivo della professione, in particolare riguardanti lo svolgimento di attività infermieristiche in assenza di iscrizione all’albo e senza il riconoscimento dei titoli acquisiti all’estero, frequentemente favorite dalla mancanza di verifica preliminare da parte dei responsabili delle cooperative.

Il fenomeno dei ‘gettonisti’ riguarda le migliaia di professionisti che ogni giorno entrano negli ospedali italiani, ingaggiati da cooperative esterne su affidamento delle aziende sanitarie, per sopperire alla cronica carenza di organico. Sempre più dirigenti Asl ricorrono infatti, sempre più spesso, a contratti di appalto con società esterne, solitamente riconducibili a cooperative, per avvalersi di professionalità sanitarie, medici, infermieri e altri operatori sanitari che vengono retribuiti fino a tre volte in più, con cifre che possono superare i 2.000 euro a turno con un rilevante aggravio sulla finanza pubblica.

Tale sistema, come denunciato anche dal sindacato dei medici ospedalieri Anaao-Assomed, ha determinato uno svilimento della professione per cui diventa più importare garantire la copertura del turno che le qualifiche possedute dal personale, anche con gravi rischi per i malati. 

LE RICHIESTE AL GOVERNO

Gli interroganti hanno chiesto al ministro Schillaci se si ha conoscenza della totalità dei dati emersi dai controlli effettuati dai Nas e quante siano le irregolarità registrate nelle strutture pubbliche e quante in quelle private e quali iniziative di competenza intenda assumere per limitare il fenomeno cosiddetto dei medici a gettone.

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