Un bando da 90 milioni di euro per l’affidamento del servizio “di vigilanza armata e di guardia per le amministrazioni del territorio”. È quello pubblicato dalla Regione Lazio e che ha scadenza appena 5 giorni prima delle elezioni regionali. Un bando milionario che l’ente, in piena campagna elettorale, andrebbe ad affidare proprio poco prima dell’insediamento della nuova amministrazione. Una procedura che non piace affatto e insospettisce le forze politiche oggi in opposizione, che vedono in questa ‘manovra’ l’ennesimo tentativo del centrosinistra di condizionare l’esito elettorale.
Regione Lazio: Gara d’appalto milionaria in campagna elettorale
Il caso è stato denunciato dagli esponenti della Lega Tony Bruognolo e Fabrizio Santori che puntando il dito hanno accusato: “Non si ferma la corsa del Pd a elargire nomine, posti di lavoro, fondi e appalti entro le prossime elezioni. L’ultimo caso, in ordine di tempo, è la gara d’appalto bandita per il servizio di sicurezza privata su cui vogliamo sia fatta luce. La gara incidentalmente scade 5 giorni prima delle elezioni del prossimo 12 febbraio ed è stata bandita per la modica somma di circa 90 milioni di euro”.
I sindacati: “Bando scritto male e lavoratori senza tutele”
Ma ci sarebbero anche problemi tecnici, in merito al testo del bando, già rilevati dal segretario nazionale dell’Savip, il Sindacato autonomo di vigilanza privata, per il quale il bando di gara sarebbe vago, impreciso e rischioso per le società che vi parteciperanno. Dalla sigla sindacale, infatti, argomentano: “La Regione Lazio conferma ancora una volta di non aver chiaro non solo come si controlla l’esecuzione di un contratto di sicurezza privata ma, ancor prima, come se ne bandisce la gara. E questo è foriero di rischi e disagi non solo per gli imprenditori ma soprattutto per i lavoratori. Il recente appalto per 88,5 milioni di euro, le cui offerte saranno note l’8 febbraio 2023, pochi giorni prima delle prossime elezioni, ne è un chiaro esempio.
Le imprese dovranno partecipare effettuando “ribassi al buio”, senza poter dimensionare adeguatamente i costi. Le prestazioni da rendere, infatti, restano del tutto oscure, soprattutto per quanto riguarda il lavoro delle guardie giurate. Da ciò conseguirà inevitabilmente che, nella mancanza di controlli, come è avvenuto in passato, i lavoratori che, in ragione del cambio di appalti, transiteranno da un’azienda all’altra saranno privati di livelli, scatti d’anzianità e altri benefici. Si profila – Concludono dal Savip – un vero far west, nel quale sarà assai difficile, se non impossibile, far rispettare le regole. E allora una domanda sorge spontanea: forse appalti e capitolati di servizi e beni così sgangherati, alla fine, sono funzionali all’interesse di qualcuno?”
Il centrodestra chiede l’intervento delle autorità preposte
Da Parte loro, Bruognolo e Santori si appellano alle autorità preposte: “Cos’altro deve accadere affinché qualcuno intervenga? Chiediamo alle autorità competenti di controllare che questo bando rispetti il codice degli appalti sia nel merito che nel metodo e, in caso contrario, di procedere alla sua revoca immediata”. Alla denuncia della Lega ha fatto eco anche la presa di posizione di Fratelli d’Italia, per bocca del consigliere regionale Giancarlo Righini che ha chiesto l’immediata revoca del bando: “Senza rispetto per le istituzioni gli ex governanti del Lazio Pd– M5Stelle continuano a fare bandi fuori tempo massimo. Come quello da circa 90 milioni di euro per l’appalto del servizio di vigilanza presso gli uffici regionali dei cinque capoluoghi di provincia, in scadenza addirittura a pochi giorni dalle elezioni”.
Righini (FdI): “Violate norme anticorruzione, il bando della Regione Lazio va ritirato”
Righini accusa la Giunta regionale: “Non si placa la frenesia dell’ex giunta Zingaretti di elargire opportunità di profitto e posti di lavoro con appalti pasticciati e suscettibili di essere ‘interpretati’, nel disperato tentativo di recuperare consensi” e parla di un bando scritto male, pieno di incongruenze e imprecisioni, “questo bando non sembra corrispondere ai dettami del Codice degli Appalti, né alle linee guida dell’Anac ed è certamente carente in termini di trasparenza, dato che le richieste del’Ente Regione al potenziale appaltatore sono assolutamente generiche sia in merito ai requisiti aziendali necessari, che alle risorse umane da impiegare”.
Per tali carenze, che per Righini riducono “significativamente il lotto dei potenziali partecipanti ed espone a numerosi ricorsi” tanto che il consigliere di FdI conclude: “Fermo restando che sarà oggetto di puntuali verifiche da parte della nuova Amministrazione Regionale. Di fronte al continuo scempio delle buone pratiche politiche ad opera della Sinistra della Regione Lazio, sarebbe quanto mai opportuno un intervento delle autorità preposte. Chiedo pertanto che il bando venga revocato”.