Stanno parlando tutti al futuro (faremo), impegnandosi per trasformare il Lazio in un modello perfetto per la sanità, per la gestione dei rifiuti, per le infrastrutture, per l’ambiente, per la capacità di attrarre investimenti. Alessio D’Amato salta completamente la circostanza che da dieci anni governa la Regione, essendo stato uno dei più influenti amministratori delle giunte di Nicola Zingaretti.
Donatella Bianchi ha invece rimosso il fatto che il Movimento Cinque Stelle nell’ultimo periodo di questa legislatura ha avuto importanti rappresentanti in giunta: Roberta Lombardi e Valentina Corrado. Francesco Rocca è il più credibile nell’assicurare il cambiamento, ma deve rintuzzare le critiche di chi gli ricorda l’ultima esperienza del centrodestra al governo della Regione, conclusasi con le dimissioni anticipate di Renata Polverini.
Intanto il dibattito politico è dominato dalla questione del 41 bis, dalle polemiche tra Donzelli-Delmastro e il Pd, dal confronto sull’autonomia differenziata e via di questo passo. Quale elemento dunque deciderà le elezioni regionali?
IL DIFFICILE VIENE DOPO
Le promesse sono sempre le stesse, ma i fatti dicono che il Lazio è ai piedi di Pilato per la gestione dei rifiuti, mentre sulla sanità la gestione del Covid (buona) non ha prodotto miglioramenti sull’ordinaria amministrazione, ad iniziare dai Pronto Soccorso.
Le infrastrutture mancano e il salto di qualità non c’è stato. I candidati al consiglio regionale sono preoccupati delle preferenze personali, non dei voti delle liste di partito. I leader nazionali potranno incidere fino ad un certo punto, quelli regionali hanno preferito restare dietro le quinte: Paolo Trancassini (FdI), Claudio Durigon (Lega), Claudio Fazzone (Forza Italia), Bruno Astorre (Pd). Sarà decisivo il candidato alla presidenza, come dimostra il precedente del 2018, quando Nicola Zingaretti vinse con un quadro astrale completamente ostile: Pd in caduta libera alle politiche (stesso giorno), centrodestra maggioritario nel voto delle liste, Movimento Cinque Stelle con il vento in poppa (Roberta Lombardi si presentò per conto proprio). L’affluenza presumibilmente si abbasserà ancora e potrebbe fermarsi al 60%. O forse anche meno.
Per questi motivi Francesco Rocca evidenzia calma e sicurezza, Alessio D’Amato chiede fiducia sul modello Covid e Donatella Bianchi insiste su tutte le emergenze della Regione. Il voto per il presidente è il più semplice, basta barrare il nome. Vincerà il candidato più forte. Dal 14 febbraio però i temi non muteranno: il Lazio dovrà gestire sia il tema delle Autonomie che quello del nuovo status che si profila per Roma Capitale.
All’orizzonte c’è Expo 2030. L’agenda del presente prevede decisioni rapide su discariche, termovalorizzatore, gestione dei rifiuti e assetti degli Egato, bonifiche ambientali, opere infrastrutturali all’altezza. Serviranno programmazione, risorse e competenze. Non soltanto in giunta ma pure nell’assetto burocratico-amministrativo dell’ente. Il nuovo presidente dovrà dare forti impulsi certamente, ma nello stesso tempo sarà messo alla prova sulla capacità di dire tanti “no” per evitare le solite paludi e gli assalti alla diligenza.
LA CAMPAGNA DI PRIMAVERA
Dopo le regionali di fatto inizierà la campagna elettorale per le comunali. Tre i Comuni principali nei quali si andrà al voto. A Fiuggi il sindaco Alioska Baccarini ha fatto capire bene di che pasta è fatto. Il ricorso sulla costituzione dell’Egato e i nuovi orizzonti di Atf hanno gettato le basi politiche ed amministrative di un possibile nuovo ciclo. Fra l’altro è un fatto che Fiuggi resti il centro più conosciuto della Ciociaria e che il turismo termale può rappresentare un volano di rilancio per l’intera zona.
Inoltre Baccarini sta scalando le classifiche sull’affidabilità e sulla competenza degli amministratori. Ad Anagni Daniele Natalia ha dato chiari segnali di reazione, dopo mesi nei quali era rimasto all’angolo, sia per il pressing di Franco Fiorito, sia per le strategie di Alessandro Cardinali. Le comunali saranno combattute e incerte: Cardinali vuole più che mai fare il regista di una coalizione vincente. Fiorito non è uno che si ritira dalla contesa. Daniele Natalia, però, alle provinciali ha voluto far capire che non toglierà il disturbo tanto facilmente. A Ferentino l’uscente è Antonio Pompeo, che non può ricandidarsi avendo effettuato due mandati da sindaco.
Si ripresenterà Piergianni Fiorletta, con il sostegno di Pensare Democratico di Francesco De Angelis. E quindi “contro” Pompeo. Una situazione destinata ad esplodere, con pesanti riflessi nel Pd (tanto per cambiare). In tutti gli altri Comuni più grandi bisogna aspettare i risultati delle regionali. Enzo Salera ha già annunciato il rimpasto a Cassino, Riccardo Mastrangeli lo ha escluso a Frosinone. Ma i partiti, nell’uno come nell’altro caso, potrebbero non essere d’accordo.