Sempre più difficile ricomporre il quadro delle alleanze nel centrodestra pontino. Dopo aver chiuso il valzer di nomine in Regione la coalizione che ha vinto le elezioni dovrà ridiscutere le intese in chiave locale. Il rischio è che non si arrivi ad un accordo sui tre centri principali chiamati al voto in primavera è alto. Soprattutto nel capoluogo. Forza Italia, attraverso il senatore Claudio Fazzone e coordinatore regionale, da mesi sostiene che il candidato sindaco di Latina spetta al partito.
LE RICHIESTE ‘INSOSTENIBILI’
Il senatore aveva fatto un ragionamento che prima dei nuovi equilibri scaturiti dalle prove elettorali nazionali e regionali, aveva un fondamento politico. “A Frosinone è stato indicato Riccardo Mastrangeli, che nella sostanza fa riferimento alla Lega -affermava Fazzone– a Roma la designazione è stata fatta da Fratelli d’Italia, come pure a Rieti. A Viterbo c’è stata una tale divisione che non può essere preso in considerazione. I capoluoghi di provincia viaggiano su un binario a parte: non si può far entrare la candidatura a sindaco di Latina nel calderone di altri Comuni pontini. Non è la stessa cosa. I capoluoghi vanno considerati a parte e negli altri ci sono state due ‘caselle’ per Fratelli d’Italia e una per la Lega. Tocca a Forza Italia. Se ho in mente qualche nome? Ne abbiamo diversi”.
Un metodo che non ha mai convinto né Fratelli né la Lega, che puntavano su un tavolo di confronto dopo le regionali per arrivare ad una scelta legata alle altre realtà al voto, Aprilia e Terracina. Dopo le elezioni politiche e quelle regionali, si è consolidata (anzi, rafforzata) la forza di FdI e del Carroccio nel capoluogo. Mentre FI a Latina è rimasta al 10%. Una percentuale che la rende ininfluente ai fini della vittoria finale della coalizione. Il recente ‘strappo’ di Gaeta potrebbe portare ad una rottura sostanziale dei rapporti fra i partiti di destra e gli azzurri, rafforzando il fronte dei ‘falchi’ propensi alla separazione con il partito di Fazzone.
CLAUDIO FAZZONE E IL RAPPORTO DIFFICILE CON TAJANI
“Ma in questa fase il senatore Fazzone ha altro a cui pensare. Più che le comunali è la composizione della giunta regionale e gli equilibri interni a Forza Italia nel Lazio ad essere al centro degli interessi. In particolare il rapporto con Antonio Tajani attraversa una fase delicata. Il ministro degli Esteri del governo Meloni è anche ambasciatore del Quirinale presso Palazzo Chigi, diplomatico che gestisce i rapporti tra Palazzo Chigi e la santa sede di Arcore. Un uomo di notevole spessore, che piace anche all’Ambasciata Usa a Roma. A Palazzo Chigi, dove ha gli uffici da vicepremier, ha chiamato Sestino Giacomoni, l’ex calciatore Beppe Incocciati, l’ex comandante della GdF, Giorgio Toschi, e Pupi Avati (a titolo gratuito). Da giorni Tajani deve affrontare una grande crisi internazionale lungo il canale pontino. Il suo candidato alle regionali del Lazio è stato “stracciato” dal candidato di Claudio Fazzone. Non bastasse questo, Tajani deve spiegare alla Meloni la sua diversa posizione sulla crisi ucraina rispetto al leader di FI. La premier inevitabilmente gli rimprovera le parole di Berlusconi su Zelensky.
Tajani, coordinatore nazionale di FI, ha come feudo elettorale il Lazio. Claudio Fazzone, che stava per essere accantonato e antagonista interno di Tajani, riesce a fare eleggere Cosmo Mitrano, consigliere regionale con oltre 12.000 preferenze. Il candidato di Tajani era Simone Foglio e si è fermato a circa 3.000 preferenze. A Roma, Forza Italia non è riuscita a eleggere nessun consigliere. Il risultato finale di Forza Italia nel Lazio è 8,43 per cento e un buon “cinque per cento” si deve a Fazzone. Si racconta, e chi lo racconta è informato, che Meloni abbia deciso il ritiro di costituzione di parte civile nel processo Ruby ter, da parte della presidenza del Consiglio, con lo scopo di “rafforzare” Tajani.
Nel partito dove la maggioranza è ormai “ronzulliana”, vicina a Licia Ronzulli, si parla della necessità di “affiancare” il coordinatore Tajani che cumula altri due incarichi (ministro, vicepremier). Si arriverebbe lentamente a un direttorio per aree geografiche composto da Ronzulli, al nord, Tajani per il centro, Occhiuto per il sud e Giorgio Mulé per le isole. Ma per il ministro degli Esteri il controllo del Lazio è sempre più complicato. Ad oggi la golden share sulla Regione è nelle mani di Claudio Fazzone.