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La guerra santa del Pd a Cassino. A Ferentino resa dei conti senza prigionieri. Regione: tutti in ansia per la Giunta, il pellegrinaggio a destra di Aliquò

Licandro Licantropo
Da mesi il pentolone dei malumori ribolliva, fino a quando il sindaco di Cassino ha deciso di scoperchiare tutto alla luce del sole…
Febbraio 24, 2023
Angelo Aliquò, direttore generale Asl Frosinone

 
Enzo Salera non ha fatto calcoli, non ha pensato alle prossime elezioni comunali ma al presente della sua Amministrazione e della maggioranza. Scegliendo di estromettere Pensare Democratico di Francesco De Angelis ma anche di Sara Battisti (appena confermata consigliere regionale) e Barbara Di Rollo. Da mesi il pentolone dei malumori ribolliva, fino a quando il sindaco ha deciso di scoperchiare tutto alla luce del sole. Oggi, dopo la presentazione della giunta, inizierà una fase politica nuova e inesplorata. A Salera interessava far capire che non c’è bisogno per forza di Pensare Democratico per guidare una maggioranza di centrosinistra e che il sindaco di Cassino è lui, soltanto lui. A De Angelis interesserà far capire che senza la sua corrente alla lunga si perde.

LA FASE NUOVA DI SALERA

A Cassino non ci sono più assessori della corrente di De Angelis. Fuori Arianna Volante e anche Barbara Alifuoco, che però alle regionali si era candidata con Azione. Barbara Di Rollo è presidente del consiglio comunale: vedremo presto se nelle intenzioni di Salera c’è anche quella di sfiduciarla. Una procedura difficile e complicata, che però si può tentare. Di certo c’è che ormai l’unità del Pd è finita anche nella Città Martire. Barbara Di Rollo potrebbe essere candidata a sindaco la prossima volta e Francesco De Angelis ha già dimostrato più volte di essere bravissimo nei giochi politici trasversali. Con Salera da mesi e mesi andava avanti uno scontro durissimo: il sindaco di Cassino si era rivolto al segretario regionale Dem Bruno Astorre per sconsigliare la candidatura di De Angelis nel listino proporzionale delle politiche. Riuscendoci. Successivamente la spaccatura alle provinciali e poi alle regionali. Se dovessero aprirsi delle possibilità di una sfiducia al sindaco, De Angelis non tentennerebbe. Si camminerà sul filo del rasoio. Una sola curiosità: dopo aver perso a Frosinone, Ceccano, Alatri, Pontecorvo, nel Partito Democratico qualcuno si pone il problema che una futura sconfitta a Cassino cancellerebbe di fatto il partito nelle città più grandi della Ciociaria?

COMUNALI ALLE PORTE

Il consiglio dei ministri ha definito le date per il voto delle comunali: 14 e 15 maggio. In Ciociaria si va al rinnovo in 14 Comuni: Anagni, Ferentino, Amaseno, Aquino, Arpino, Atina, Boville Ernica, Filettino, Fiuggi, Pico, Pignataro Interamna, Serrone, Villa Latina, Villa Santa Lucia. Appuntamento impegnativo. Anche a Ferentino, tanto per cambiare, sta andando in onda la telenovela del Pd. Il sindaco uscente è Antonio Pompeo, che non può concorrere per il terzo mandato. Ma Pensare Democratico di Francesco De Angelis da tempo ha deciso di scavalcarlo e provare a prendersi il Comune. Attraverso la candidatura di un ex primo cittadino importante come Piergianni Fiorletta, un tempo mentore dello stesso Pompeo oltre che di Francesco Scalia. Di ieri la notizia che il presidente dell’ordine degli avvocati Vincenzo Galassi, individuato da Pompeo come possibile candidato a sindaco, ha declinato elegantemente l’invito. In città molti sono convinti che alla fine potrebbe essere Luca Zaccari l’uomo sostenuto anche dalla componente dell’ex presidente della Provincia. Zaccari è della Lega? Con tutto quello che è successo alle provinciali e alle regionali, si tratta ormai di dettagli. Anche perché, dicono nell’entourage di Pompeo, se De Angelis vuole giocare in modo trasversale, sappiamo farlo pure noi. La conclusione è l’ennesima guerra fratricida nel Pd. Da Cassino a Ferentino il passo è brevissimo.

QUESTIONE GIUNTA

Francesco Rocca ha ottenuto ieri il via libera più importante, quello di Giorgia Meloni, presidente del consiglio dei ministri e leader di Fratelli d’Italia. Il tavolo dei segretari regionali dei partiti è stato aggiornato e non si poteva fare altrimenti. Il clima non era dei migliori per trovare un accordo sulla giunta. C’è un punto di partenza nel centrodestra: Fratelli d’Italia ha eletto 22 dei 30 consiglieri di maggioranza. Può quindi rivendicare legittimamente 7 assessorati oppure 6 più il presidente dell’aula. Lega e Forza Italia vorrebbero 2 (se non 3) postazioni a testa. Non hanno i numeri per supportare tale richiesta politica. A meno che Fratelli d’Italia, come è già successo nella formazione del Governo, decida di effettuare dei sacrifici al proprio interno per accontentare alleati sempre più capricciosi.

Però alla Regione Lazio è più difficile per un motivo essenzialmente: le preferenze. Giancarlo Righini, Fabrizio Ghera, Roberta Angelilli, Massimiliano Maselli, ma anche Daniele Maura e Alessia Savo ne hanno prese tantissime. Oltre ad un voto di lista ampiamente superiore a quello di “azzurri” e Lega. Non è semplice chiedere ai diretti interessati un passo indietro. Anche perché nella coalizione di centrodestra, quando erano Forza Italia e Lega a dettare tempi e regole, non c’è mai stato lo stesso riguardo nei confronti di FdI. Alla fine Francesco Rocca riuscirà sicuramente a trovare una soluzione che tenga insieme la coalizione. Sotto questo punto di vista Giorgia Meloni gli ha dato carta bianca. Ma alla fine è sempre una questione di spazi e di poltrone. Niente di nuovo sotto il sole.

LA SUPERSONICA RICONVERSIONE DI ALIQUÒ

Perché a proposito di poltrone e conservazione del potere il genere umano non conosce limiti: “Ma chi lo voleva questo D’Amato?”. Magari non sarà stata proprio questa la frase usata nell’occasione ma ha stupito tutti la visita dei giorni scorsi di Angelo Aliquò al neopresidente della Regione Lazio, Francesco Rocca. Alla velocità del più opportunista dei Fantozzi, nascondendo in fretta e furia santini e fac-simile recanti istruzioni di voto per Sara Battisti e compagnia cantando, l’intrepido manager siciliano, in godibile trasferta ciociara con tanto di compagna alla guida dell’Asl, un minuto dopo aver appreso della vittoria del centrodestra ha organizzato un viaggetto romano della speranza per “scolorirsi” in fretta e furia, rivendicando tutti i possibili passati rapporti con il centrodestra siciliano e mettendosi a disposizione della nuova governance della regione.
Chissà se avrà avuto il coraggio di raccontare a Rocca della catastrofica situazione dei nostri pronto soccorso, dei milioni di euro spesi per accontentare Mauro Buschini e delle sue anacronistriche pretese per l’ospedale di Alatri (a danno di tutti gli altri), dei disastri quotidiani nell’organizzazione aziendale, delle “gigantografiche” liste di attesa per gli utenti della nostra provincia. Mentre ripartiva da Roma pare che dal quartier generale del nuovo presidente qualcuno abbia sentito esclamare: “Angiolè, magna tranquillo…”.

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