La politica si fa pop, dalla “spettacolarizzazione” del DDL Zan portata sul palco del primo Maggio da Fedez, al “che schifo che fate politici” in una stories su instagram di Chiara Ferragni si percepisce come i social media abbiano cambiato la comunicazione politica operando come mezzi di persuasione forti. D’altronde sarebbe anacronistico pensare di poter tornare a una politica vecchio stampo. Oggi è capacità di dibattito e di critica tra molteplici persone.
Il pubblico ha acquisito un maggiore potere politico grazie alle possibilità tecnologiche che gli ha permesso di reagire agli eventi e alle questioni politiche, comunicare direttamente ai candidati e ai leader politici, contribuire con notizie originali, immagini, video e l’impegno in attività social, come lavorare per conto dei candidati, raccogliere fondi e organizzare proteste.
Un esempio pratico di “pubblico social” sono i cosiddetti influencer, influenti per l’appunto, riescono ad incidere sulle venditi di brand internazionali, veicolando investimenti e dominando le strategie di marketing. Con un solo post riescono a guadagnare cifre da capogiro (che nemmeno riusciamo a definire su due piedi) e ad influenzare scelte dei loro follower (pubblico).
Gli influencer sono al potere dei social, in particolare le donne. Il premier Conte, nella difficile fase della pandemia da Covid-19, si è rivolto alla regina dei social italiana Chiara Ferragni per sensibilizzare i giovani sull’uso delle mascherine. Un appello a cui si sono unite diverse star dello showbiz come Elisa Maino (17 anni, 4.5 milioni di follower su TikTok) o Marta Losito (3,2 milioni di follower).
In America, personaggi di spicco come Naomi Campbell, famosa topmodel internazionale, si è messa a nudo per sensibilizzare a votare i cittadini americani, con una strategia di marketing davvero poco convenzionale: si è svestita per evitare schede “nude” (bianche).
Grande visibilità (anche se con azione politica nulla) l’azione della Tampon Tax (raccolta firme promossa da associazioni politiche e da influencer) e delle firme dei referendum su cannabis ed eutanasia.
Per il DDL Zan e i diritti Lgbtq+, il più grande attivista è stato, come detto, il noto rapper italiano Fedez.
Il suo impegno a favore del decreto di legge si è manifestato online e offline, sul palco del Primo Maggio, ma anche – e soprattutto – sui social. Nelle Instagram stories il marito della Ferragni si spende frequentemente per promuovere l’approvazione della legge contro le discriminazioni e violenze per orientamento sessuale e già in molteplici dirette ha affrontato il tema direttamente con il Deputato Alessandro Zan. Dopo le varie frecciatine al vetriolo dei Ferragnez, Matteo Renzi, accusato frontalmente di complottare per il rinvio dell’approvazione del ddl, ha dovuto utilizzare una cifra inedita di caratteri per spiegare quanto la politica sia studio, approfondimento, attesa, compromesso, serietà, passione, fatica e non un mero “strumento social”.
Anche la Ferragni si è spesa molto su temi quali le donne e il lavoro, l’allattamento al seno, i tabù della maternità o il catcalling, schierandosi apertamente e favore di battaglie sull’emancipazione femminile e contro quei politici che ancora “privilegiano” i ruoli maschili ai poteri forti.
La schiettezza è l’ingrediente che rende affascinanti le prese di posizione delle celebrity digitali in ambito sociale e politico. Non è solo una questione di linguaggio: da tempo la politica si è sintonizzata sul colloquiale, ed anche qualche gradino più in basso.
I sondaggi
Secondo un sondaggio YouTrend, svolto tra il 3 e il 5 novembre 2021 su un campione di 1000 cittadini italiani maggiorenni, le prese di posizione politiche sarebbero un fatto positivo per il 57% degli intervistati. Il 30%, invece, le reputa un fatto molto (11%) o abbastanza (19%) negativo.
La maggioranza relativa degli italiani (43%) dichiara inoltre di rimanere indifferente di fronte alla pubblicazione sui social di una presa di posizione da parte degli influencer, ma quasi un terzo (31%) afferma che troverebbe ciò interessante, contro un 18% che ne sarebbe al contrario infastidito.
Ben il 62% degli italiani, ritiene che queste abbiano come principale obiettivo quello di ottenere visibilità mediatica: più del doppio di chi (ed è il 28% del campione) ritiene invece che gli influencer prendano posizione perché credono nelle battaglie che decidono di portare avanti.
Secondo i risultati di un indagine svolta tra i ragazzi dell’Università di Pavia si evidenzia che i più giovani tendono a seguire maggiormente l’argomento “politica” attraverso i social. Dall’indagine si sottolinea che, in generale, tutti gli intervistati sono a conoscenza delle figure politiche più attive attraverso i profili social degli influencer che ne parlano.
Lorenzo Pregliasco, analista politico, intervistato da il giornale chiama questo fenomeno “effetto Netflix”, racchiudendone qui tre aspetti nel dibattito pubblico: “da un lato la presenza di soggetti non politici che pubblicano e si espongono su temi politici come Fedez, Chiara Ferragni e non solo. Dall’altro lato, la tendenza a costruire dei momenti di partecipazione politica che sono on demand, ad esempio, il razzismo oppure i diritti civili. Questi soggetti prendono posizione su singoli temi ma senza abbracciare l’universo ideologico come poteva essere la politica qualche decennio fa in Italia.
In sostanza gli influencer offrirebbero al pubblico una politica single-issue in cui ogni elettore può scegliere “on demand” una causa di riferimento (ambiente, diritti civili, ecc.) isolandolo da un sistema ideologico classico sull’asse destra-sinistra.
Secondo Swg invece il 24% dei millenials oggi voterebbe per Federico Leonardo Lucia, in arte Fedez al potere politico. Anche se lontana l’idea ma è impressionante constatare che se l’influencer scendesse davvero in politica riuscirebbe a intercettare un quarto delle preferenze degli italiani nati fra il 1981 e il 1996.
Il consenso elettorale salirebbe addirittura al 27% tra gli appartenenti alla Generazione Z.
Un’analisi condotta dal New York Times sulla psicologia della condivisione intitolato The psychology of sharing: why do people share online? rivela che i contenuti con più alto tasso di visibilità e quindi reazioni, possiedono tutti un’altissima carica emotiva. Sono soprattutto le foto, i video e i post che coinvolgono direttamente il creator in termini personali, etici ed esperienziali a risultare più interessanti, poiché consentono all’utenza di provare empatia.
Si può affermare quindi che il dibattito politico abbia cambiato i suoi “canonici” luoghi?