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Sanità Lazio, il ‘bubbone’ liste d’attesa: prenotare è un’odissea, fare le visite peggio. Il 20% rinuncia

Cesidio Vano
Le criticità che Cittadinanza attiva ha individuato nel funzionamento dei Cup
Marzo 10, 2023

Difficoltà nel prenotare la prestazione, lunghi tempi d’attesa per parlare con gli operatori e codici di urgenza non rispettati.

Sono queste alcune delle criticità che Cittadinanza attiva ha individuato nel funzionamento dei Cup (centro unico di prenotazione) del servizio sanitario regionale del Lazio.

Cittadinanzattiva è un’organizzazione, nata nel 1978, per la tutela dei diritti, la cura dei beni comuni, il sostegno alle persone in condizioni di debolezza. La sezione del Lazio ha voluto svolgere un monitoraggio dell’andamento del servizio di prenotazione visite ed esami medici nelle giornate dal 15 al 15 febbraio scorso, intervistando oltre 530 cittadini che si sono messi in fila per effettuare una prenotazione presso le varie Asl della regione (Roma e province).

Il monitoraggio di Cittadinanzattiva

Elio Rosati, segretario regionale di Cittadinanzattiva Lazio, spiega: “Hanno partecipato 534 cittadini, 68,1% dei rispondenti è donna a fronte del 31,9% che è uomo.

Il 49,3% dei rispondenti è un over 65; il 19,2% ha un’età compresa tra 55 e 64 anni; il 17,8% ha tra i 45-54 anni; il 12,3% ha tra 31-44 anni. Il 79,7% risiede nella Provincia di Roma; 8,1% risiede nelle Province di Latina e Frosinone, il 4,1% dalla Provincia di Viterbo. Non ci sono risposte dalla Provincia di residenti nella provincia di Rieti”.

Sanità Lazio, prenotare è un’odissea

In base al monitoraggio svolto, tra le questioni più importanti, emerge che, più di un terzo degli intervistati (36,5%) ha lamentato la difficoltà a prenotare prestazioni sanitarie; il 17,6% ha segnalato due problematiche concorrenti: da un parte i lunghi tempi d’attesa al CUP per parlare con gli operatori allo sportello e, dall’altra, il mancato rispetto dei codici di priorità previsti sulle prescrizioni mediche (U urgente entro 3 giorni, B Breve entro 10 giorni, D Differibile entro 30 giorni, P Programmata entro 120 giorni), mentre il 10,8% delle segnalazioni hanno riguardano il fatto che il medico non prenota o prescrive successivi controlli.

Maglia nera per gli esami diagnostici

Le liste di attesa per poter ottenere la prestazione richiesta riguardano per la parte più consistente gli esami diagnostici. Da Cittadinanzattiva così riassumono: “Con il 42,5%, gli esami diagnostici sono la voce più problematica segnalata dai cittadini, seguita con il 28,8% delle prime visite specialistiche, con l’8,2% degli Interventi chirurgici, 5,5% visite controllo/follow up, 4,1% screening oncologici e via via tutte le altre voci”.

Nessuno rispetta i codici di urgenza

Agli intervistati è stato chiesto anche se la prenotazione ottenuta fosse stato coerente con i codici di urgenza indicati in ricetta (le ricordate lettere U, B, D, P) è le risposte date hanno fatto emergere che la “regola” è quella di tener poco conto di tali parametri: “Il risultato è stato che, per tutte e 4 le tipologie, la non osservanza dei tempi è la regola con un rapporto che va da 1 rispettata ogni 2 non rispettata Urgente; 1 a 3 per Breve; 1 a 5 Differita; 1 a 2 Programmata”. Inoltre, è emerso che più di un terzo dei pazienti (il 35,7%) si è dovuto recare in una ASL differente dalla propria per ricevere la prestazione da una struttura sanitaria pubblica; il 28,6% è andato in un Distretto della propria ASL ma non nel proprio di residenza; il 21,4% ha trovato la prestazione nel proprio Distretto di residenza”.

Un malato su 5 rinuncia alla prestazione

Il monitoraggio evidenzia anche che solo l’80% degli intervistati alla fina ha fatto la prestazione richiesta (il 41,4% ha fatto la prestazione nel Pubblico; il 20% l’ha fatta in Intramoenia; l’8,6% ha fatto la prestazione in Extramoenia; il 5,7% ha fatto la prestazione Fuori Regione, ecc.) mentre il 20% degli intervistati non ha fatto la prestazione perché (nel 50% dei casi) doveva essere effettuata presso una struttura sanitaria eccessivamente distante dal luogo di residenza; mentre il il 18,4% ha rinunciato per l’eccessiva onerosità della visita/esame; il 15,8% ha rinunciato per mancanza di tempo.

Le proposte di Cittadinanzattiva

L’organizzazione ha chiesto che la Regione Lazio imponga alle ASL e alle aziende ospedaliere pubbliche l’inserimento del 100% delle agende nel sistema RECUP (oggi probabilmente siamo lontanissimi da questo obiettivo di trasparenza…) entro 3 mesi; che le agende pubbliche, una volta inserite nel sistema RECUP, siano il primo canale di accoglimento delle richieste di prestazioni sanitarie e, solo in via sussidiaria, si proceda con l’inserimento delle prestazioni presso le strutture accreditate; che l’Osservatorio regionale per il Governo delle liste di attesa e gli Osservatori aziendali siano immediatamente riconvocati e strutturati in modo tale da garantire una riunione operativa ogni massimo 60 giorni (il precedente Osservatorio regionale si è riunito a settembre 2019 e poi a dicembre 2022 nonostante, come Cittadinanzattiva Lazio, avessimo a più riprese chiesto la convocazione. Gli Osservatori aziendali sono andati anche peggio, fatte le dovute eccezioni, con riunioni mai convocate o convocate una tantum da parte della ASL/AO. Gli istituti di partecipazione – hanno concluso da Cittadinanzattiva – devono funzionare ed essere messi in grado di operare, incidere e modificare gli assetti”.

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