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Vittorio Sgarbi si candida a sindaco di Arpino: campagna elettorale o talk show? La luna di miele mai iniziata di Elly Schlein

Licandro Licantropo
Sgarbi vuole indossare la fascia tricolore della città di Cicerone. Vedremo presto se assisteremo ad una campagna elettorale vera. Intanto per il comizio in piazza ad Arpino il sold out è assicurato!
Aprile 11, 2023
Vittorio Sgarbi

Situazione sicuramente suggestiva, di quelle che richiameranno ad Arpino televisioni, giornali e siti nazionali. Vittorio Sgarbi si candida a sindaco, dopo la clamorosa rottura politica a Sutri. Divertimento garantito, polemiche sicure, attenzione ai massimi livelli. Ma avrà il tempo di fare il sindaco? Sottosegretario di Stato al Ministero della Cultura, dal 2019 prosindaco di Urbano, dal 2018 è stato primo cittadino di Sutri.

Ma non finisce qui: dal 2020 assessore alla Bellezza a Viterbo, dal 13 febbraio scorso consigliere regionale della Lombardia. Ma Vittorio Sgarbi è anche commissario per le Arti di Codogno, presidente della Fondazione Ferrara Arte, del Mart di Trento, del Mag di Riva del Garda e del Gipsotheca del Canova. Una serie lunghissima di incarichi e di impegni per il critico d’arte capace di “incendiare” ogni talk show. Arpino è la patria di Cicerone e ogni anno si svolge il Certamen. Indubbiamente il legame con la cultura è fortissimo, ma il paese ha bisogno di un sindaco a tempo pieno. Sgarbi puntava al mandato bis a Sutri, dove intendeva riproporsi con il sostegno della Lega e della sua lista civica. Ma la sintesi con gli altri partiti del centrodestra non c’è stata. Fratelli d’Italia e Forza Italia sono schierate con Matteo Amori, esponente del partito di Giorgia Meloni. Sgarbi lo ha definito “fascista” e “impresentabile”. Ha detto: “Sarebbe una contraddizione enorme candidarmi nel momento in cui il partito della presidente del consiglio di un Governo del quale faccio parte decide di puntare su una persona diversa”. Quindi, tutto su Arpino.

Massimo Sera farà un passo di lato per dare a Sgarbi lo spazio della candidatura a sindaco. Sarà una campagna elettorale destinata a passare alla storia politica del Comune. Vittorio Sgarbi può garantire un impegno fuori dall’ordinario per un rilancio culturale e non solo di Arpino. Su quante volte potrà essere presente in Comune bisognerà vedere. Lui giura di dormire cinque ore, non di più: dalle 5 alle 10 del mattino, perché durante la notte può dedicarsi alla lettura e all’arte una volta spento il telefonino. Da decenni Vittorio Sgarbi è protagonista di quel mondo che lega indissolubilmente i talk show alla politica. Dagli inizi al Maurizio Costanzo Show a Sgarbi Quotidiani. Chi non ha litigato, in favore di telecamera, con il sottosegretario alla cultura? Chi non ha aspettato pazientemente che si scatenasse e urlasse “capra capra capra” al primo malcapitato (o alla prima malcapitata) che gli capitasse a tiro? In un Comune come Arpino la cosa più importante è amministrare più che fare politica. Vittorio Sgarbi vuole indossare quella fascia tricolore. Vedremo presto se assisteremo ad una campagna elettorale vera oppure ad uno show. Per il comizio in piazza ad Arpino il sold out è assicurato.

SCHLEIN, LUNA DI MIELE FINITA

La luna di miele tra Elly Schlein e il Pd è finita. Stefano Bonaccini, presidente del partito e suo avversario alle primarie, ha detto che senza una credibile politica delle alleanze si rischia di perdere tutte le prossime elezioni. Paola De Micheli, anche lei in corsa per la segreteria, ha affermato di vedere poco partito e molto movimentismo. In provincia di Frosinone la situazione è rimasta la stessa di sempre e alle ormai prossime elezioni comunali il Pd si presenterà diviso sia ad Anagni che a Ferentino. Francesco De Angelis appoggia Alessandro Cardinali ad Anagni e Piergianni Fiorletta a Ferentino. Mentre Antonio Pompeo nella città gigliata sta con Alfonso Musa. Nulla è cambiato, ma d’altronde lo sapevano tutti. In questi mesi le distanze sono aumentate. Al Comune di Cassino il sindaco Enzo Salera ha effettuato un rimpasto di giunta che ha messo ai margini la presidente del consiglio comunale Barbara Di Rollo e l’area di Francesco De Angelis. A Ferentino da mesi la strategia di Pensare Democratico è quella di espugnare quella che per dieci anni è stata la roccaforte di Antonio Pompeo.

ZINGARETTI STRAPARLA

Tra nove giorni il Governatore del Lazio Francesco Rocca (il 20 aprile) avrà un incontro al Mef per capire se la sanità regionale sarà nuovamente commissariata. Rocca non ha nascosto la situazione dicendo in consiglio regionale: “La situazione finanziaria è pesante, con un indebitamento di ventidue miliardi, e in prospettiva di calcola un deficit di seicento milioni”. E si parla di due miliardi di euro di debiti sulla sanità. Si tratta di un quadro economico che Rocca e il centrodestra hanno ereditato. Nel frattempo il suo predecessore Nicola Zingaretti (attualmente deputato del Pd) non perde occasione di attaccare il Governo Meloni e la maggioranza di centrodestra su tutto: tasse, reddito di cittadinanza, lingua italiana. E naturalmente sulla sanità, perché a suo giudizio si sta diminuendo la spesa. Nicola Zingaretti ha governato il Lazio per dieci anni, portando avanti un Piano di rientro per l’uscita dal commissariamento della sanità.  

L’ultimo report annuale del Crea (Centro per la ricerca economica applicata) dice che il Lazio è la quattordicesimo posto tra le regioni, nelle sei peggiori relativamente alla qualità delle cure. Non è una performance di eccellenza, eppure Zingaretti si sente in diritto di dispensare giudizi e bocciature. Quello che più stupisce però è la scarsa reattività anche del Pd di Elly Schlein di valutare la situazione del partito nel Lazio. Dove le regionali sono state perse malamente, dopo che l’alleanza con il Movimento Cinque Stelle era andata in mille pezzi su temi fondamentali. Come il termovalorizzatore di Roma. Inoltre su argomenti fondamentali (la gestione dei rifiuti su tutti) non sono state date risposte. Con un balletto esilarante tra Regione Lazio e Comune di Roma durato anni. Protagonisti: Nicola Zingaretti, Virginia Raggi e poi Roberto Gualtieri. La squadra della segreteria nazionale va bene, ma è poi nei territori che il Partito Democratico soffre tantissimo, perfino alle comunali (un tempo terreno preferito). Le alleanze sono diventate il punto di massima debolezza.

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