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Di Stefano commissaria la Sto e rafforza l’asse con Rocca. Sorpresa Ipsos: sale il gradimento per Giorgia Meloni e il Governo. Ma Fratelli d’Italia non tiene il passo del Premier

Licandro Licantropo
Aprile 22, 2023
Luca Di Stefano, eletto vicepresidente Upi Lazio

Luca Di Stefano ha nominato Alessandro Rotondo commissario ad acta della Segreteria Tecnico Operativa (Sto) dell’Egato 5, l’ente di gestione delle risorse idriche. Il provvedimento arriva dopo la richiesta formulata dallo stesso Di Stefano al Governatore del Lazio Francesco Rocca, il quale ha dato un’indicazione rapida e precisa delegando il presidente della Provincia a procedere “viste le impellenti azioni da porre in essere”. Ci sono due aspetti a questo punto che vanno sottolineati. Dal punto di vista gestionale il commissario è stato indicato per “uscire da una situazione di stallo”, come ha scritto lo stesso Luca Di Stefano.

Vedremo subito se l’effetto sarà un’accelerazione o invece una frenata. C’è anche però un piano politico. Una settimana fa Di Stefano ha incontrato a Roma il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, dopo un primo vertice di natura istituzionale. Tra i due il feeling politico è scattato immediatamente. Del commissariamento della Sto si era discusso e la novità di ieri rappresenta una conseguenza. Luca Di Stefano in questi mesi si è mosso sul piano operativo, amministrativo e istituzionale. Sa benissimo che l’interlocuzione con la Regione Lazio (guidata dal centrodestra a traino Fratelli d’Italia) è necessaria. Ma c’è di più, vale a dire che Rocca e Di Stefano si sono “ritrovati” immediatamente. Il sindaco di Sora mantiene ormai da anni una dimensione civica, che ha rappresentato la carta vincente sia alle comunali che alle provinciali. Non cambierà impostazione. Luca Di Stefano sta seguendo con attenzione il dibattito sulla possibilità di un ritorno in tempi rapidi all’elezione diretta di presidenti e consiglieri provinciali. Una novità che manderebbe definitivamente in soffitta la riforma Delrio. In Italia ci sono 76 Province nelle regioni a statuto ordinario, 10 semi-Province in Sicilia e Sardegna e 14 Città metropolitane. Il costo di un ripristino della situazione ante-2014 è stimato in 223 milioni di euro.

In Parlamento c’è un asse largo favorevole a cambiare la situazione. Bisognerà vedere i tempi. Se si tornasse all’elezione diretta del presidente e dei consiglieri, allora il quadro cambierebbe rapidamente per tutti. Luca Di Stefano a quel punto dovrebbe schierarsi con un partito e una coalizione. Per adesso però il tema non è all’ordine del giorno.

IL SONDAGGIO DI IPSOS

Cresce il consenso per il premier Giorgia Meloni e per il Governo. Lo certifica Ipsos di Nando Pagnoncelli. Il gradimento per la Meloni fa segnare il 46% di valutazioni positive (2 punti in più rispetto alla rivelazione precedente) e cresce anche l’indice totale (calcolato escludendo coloro che non si sbilanciano): da 51 a 53%. Il 44% degli intervistati si esprime positivamente per il Governo (1 punto in più) e anche in questo caso sale l’indice totale, al 51%. Sul Corriere della Sera Nando Pagnoncelli si chiede come si spiega la tenuta del consenso a fronte di decisioni che hanno suscitato polemiche e tensioni tra maggioranza e opposizione. E dà tre risposte: 1) scelte che hanno rassicurato: rapporti con l’Ue, atlantismo, posizione sul conflitto in Ucraina, tenuta dei conti pubblici; 2) aver scongiurato il rischio di recessione, anche grazie al rallentamento dell’inflazione e alla riduzione dei costi dell’energia; 3) “trasversalità dell’elettorato di centrodestra che determina reazioni di segno opposto ai singoli provvedimenti, alcuni dei quali scontentano una parte del proprio elettorato ma ne accontentano un’altra ottenendo una sorta di effetto compensativo”. 

Tra gli altri leader, Elly Schlein (Pd) al 33%, Giuseppe Conte (5 Stelle) al 32%, Matteo Salvini (Lega) al 30%, Silvio Berlusconi (Forza Italia) al 29%.
Diverso il quadro dei partiti. Fratelli d’Italia resta saldamente in testa con il 29%, ma rispetto alla rilevazione del 16 marzo perde l’1,3%. Pd al 20,7% (+1,7%), Cinque Stelle al 16,5% (-0,3%), Lega all’8% (stabile), Forza Italia all’8% (+0,8%), Azione-Italia Viva al 5,2% (-1%).

Quando si arriva a percentuali del 30% (quasi un italiano su tre) è fisiologico che possano esserci delle flessioni, ma nel caso di Fratelli d’Italia il calo avviene nel momento in cui sale ancora il gradimento per Giorgia Meloni e per il Governo. Il partito deve interrogarsi seriamente su come tenere il passo del presidente del consiglio. Evitando polemiche gratuite, esternazioni affrettate e incontinenze verbali delle quali non si sente il bisogno. Il Partito Democratico è tornato stabilmente sopra il 20%, i Cinque Stelle continuano a perdere qual cosina. Nel centrodestra Lega e Forza Italia appaiate e molto lontane da Fratelli d’Italia. Azione e Italia perdono parecchio. Il progetto politico di Carlo Calenda è fallito. A Matteo Renzi francamente interessava soltanto  per le elezioni politiche.

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