La giunta regionale del Lazio ha approvato la proposta di legge concernente il Rendiconto generale per l’esercizio finanziario 2022. L’assessore al bilancio Giancarlo Righini ha spiegato : “Questo provvedimento certifica un ammontare eccessivo di debito che, al 31 dicembre 2022, ha raggiunto i 22,3 miliardi di euro. A questi vanno aggiunti i 218 milioni di disavanzo sanitario che abbiamo coperto con la legge di stabilità regionale 2023. E’ stato fatto un grande sforzo per rispettare la scadenza del 30 aprile, termine ultimo per l’approvazione del rendiconto, anche considerato che il bilancio di previsione 2023 è stato approvato lo scorso 31 marzo”. Ha aggiunto l’assessore al bilancio: “Ora il documento sarà sottoposto al procedimento di parifica da parte della Corte dei Conti, che ci auguriamo avvenga prima della pausa estiva per consentire all’Amministrazione il rispetto dei tempi del ciclo di bilancio. La nostra intenzione rimane quella di fare fronte, quanto prima, a questa situazione di criticità finanziaria che influenza irrimediabilmente la nostra azione di Governo”.
Giancarlo Righini non nasconde le difficoltà dunque e lo fa evidenziando che alla fine dello scorso anno l’ammontare del debito era di 22,3 miliardi di euro. Un’eredità pesantissima. In questa situazione a sinistra c’è chi si meraviglia e si straccia le vesti per lo stop a nuovi contratti nella sanità senza il benestare della Regione Lazio.
Per quale motivo il Governatore Francesco Rocca ha deciso di mettere un freno a una delle principali voci di spesa delle aziende sanitarie e ospedaliere del Lazio? Intanto per cercare di contenere un già notevole disavanzo. In secondo luogo, bando alle ipocrisie da quattro soldi: il centrodestra che ha vinto le elezioni e che adesso governa la Regione ha il diritto di provare a indirizzare le proprie politiche, anche sanitarie? Evidentemente sì. Vogliamo prenderci in giro tutti quanti e fare finta di non sapere che la stragrande maggioranza dei vertici delle Asl laziali sono stati nominati dalla precedente giunta di centrosinistra? E che molti direttori generali, sanitari e amministrativi hanno partecipato da protagonisti alla manifestazioni in appoggio all’ex assessore Alessio D’Amato, candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione? Nessuno vuole bloccare assunzioni e diritti acquisiti. Però il centrosinistra non può pensare di continuare a governare certi processi decisionali e amministrativi anche quando è all’opposizione. I motivi sono fin troppo evidenti. Basta con le ipocrisie dunque.
DOPO ACQUA E RIFIUTI TOCCA AL GAS
Ieri nel capoluogo prima riunione dei rappresentanti dei Comuni che fanno parte dell’Ambito Territoriale (Atem) Fr1 Ovest, con Frosinone capofila. Si è parlato dell’affidamento del servizio di distribuzione del gas nei 30 Comuni che fanno parte dell’Ambito. A metà giugno è in programma la sottoscrizione della convenzione, propedeutica al bando di gara europeo. Gli obiettivi? Naturalmente mirabolanti, come dovevano esseri quelli della gestione dell’acqua e dei rifiuti. Investimenti in efficienza energetica di 900.000 euro in 12 anni di concessione, sostituzione delle condotte obsolete e realizzazione di impianti nuovi per oltre 75 milioni di euro. Metanizzazione diffusa dei territori, sconti agli utenti per le tariffe, nuovi allacci e fatturato stimato in circa 2 milioni e mezzo di euro. Il sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli ha detto: “Aumentare il grado di metanizzazione del territorio significa arricchirlo di servizi, aumentando il benessere sociale”. Naturalmente l’auspicio è che sia proprio così.
I precedenti degli altri servizi non aiutano a coltivare simili speranze. Tutti ricordiamo i trascorsi sul servizio dell’acqua: gli scontri tra l’assemblea dei sindaci e l’Acea, i contenziosi (“scaricati” sempre sugli utenti con l’aumento delle tariffe), le condotte idriche in condizioni da Paese di quarto mondo. Con la beffa che si è aggiunta al danno per i cittadini, costretti a pagare degli autentici “salassi” per servizi mai completamente all’altezza. E che dire del servizio dei rifiuti? A dicembre soltanto in Ciociaria si è votato per la costituzione dell’Egato, poi trasformato in Egaf.
Eletto presidente l’ex consigliere regionale Mauro Buschini. In quattro mesi cosa è stato fatto? Nulla, a parte gli organigrammi naturalmente. Mentre la Ciociaria, come il resto del Lazio, sopporta da anni un’emergenza senza fine: niente discarica, immondizia smaltita a chilometri e chilometri di distanza, nei termovalorizzatori del Nord Italia. Con un aumento dei costi esponenziale anche in questo caso. E chi paga? I Comuni in prima battuta, tramite la tariffa di conferimento all’impianto di Colfelice. Poi naturalmente i cittadini, perché le bollette schizzano al massimo.
Lascia ben sperare in questo caso che l’iniziativa venga da Riccardo Mastrangeli. Che almeno in questo scorcio iniziale del suo mandato sta dimostrando di avere a cuore il pragmatismo e l’accortezza gestionale soprattutto riferita alle finanze degli utenti.