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Scuola, oltre al docente di sostegno spunta la carta vincente dell’assistenza specialistica

Lucia Colafranceschi
Diverse e complementari le professioni che gli assistenti specialistici offrono alla scuola: dalla musicoterapia, ai laboratori di alfabetizzazione emotiva, fino all’attività ricreativa e di socializzazione.
Marzo 4, 2022

Non è da poco, in realtà, che in diverse scuole, per lo più istituti secondari di secondo grado, oltre all’insegnante di sostegno, compaia la figura professionale dell’assistente specialistico.

Ma di cosa si tratta in realtà? Scopo primario di questa particolare figura educativa è favorire l’inclusione dell’alunno con Bisogni educativi speciali (Bes) all’interno del contesto classe. E fin qui non ci sarebbe nulla di particolarmente rilevante, se non fosse invece per le peculiarità che talune scuole, come ad esempio, per citarne una, quella del Liceo delle Scienze Umane (forse proprio per via degli studi antro-psico-pedagogici del suo piano didattico) vantano.

Diverse e complementari le professioni che gli assistenti specialistici offrono alla scuola: si va dalla musicoterapia, ai laboratori di alfabetizzazione emotiva, passando per i laboratori di attività ricreativa, e di socializzazione. Le figure professionali, che affiancano solitamente il docente di Sostegno, hanno dei curriculum formativi specifici per tali tipologie di intervento. C’è l’educatrice, che si avvale della facoltà di spingere l’alunno a spezzare quegli schemi mentali che ne ostruiscono la libertà relazionale, interessandosi anche dell’aspetto prettamente didattico, intervenendo laddove si dovessero riscontrare carenze formative; c’è la musicoterapeuta, che, proprio attraverso l’utilizzo della musica, riesce ad effettuare quella preziosa operazione catartica che tira fuori tutte le emozioni della classe, e, se si pensa alla presenza dell’alunno Bes (con Bisogni educativi speciali per l’appunto), tale intervento abbatte quasi completamente le barriere emotive e psicologiche che inevitabilmente compaiono in un contesto scolastico. Infine, c’è il laboratorio di alfabetizzazione emotiva, forse uno dei fiori all’occhiello di un istituto scolastico.

Solitamente tale figura è rappresentata da uno psicologo, o psicologa ovviamente, che porta avanti due tipi di interventi. Il primo individuale, e la sua preziosità consiste proprio nel farsi carico delle paure e delle difficoltà più remote che l’alunno con bisogni educativi speciali manifesta di avere, attraverso dei laboratori creativi, di manualità, di socializzazione, ma anche di semplici attività ludiche che possono
sbloccare l’alunno. Il secondo, invece, è nel contesto classe: ecco, qui la figura dell’assistente specialistico o dello psicologo assume un’importanza focale.

I laboratori di alfabetizzazione emotiva scuotono le coscienze e i pensieri più profondi di un ragazzo con lo scopo di incanalare le emozioni che di volta in volta, attraverso le attività proposte, vengono fuori.
Sono dunque delle figure nuove che ampliano di gran lunga il panorama scolastico ponendosi come perno centrale per il processo di inclusione di un alunno con fragilità manifeste. Ma non servono solo a chi ha delle difficoltà: spesse volte, è proprio durante le sedute dei laboratori che vengono fuori aspetti legati alla personalità di un ragazzo che forse in altre occasioni o in altri contesti rimarrebbero nascosti.

Le abilità e le competenze del docente di sostegno, associate al supporto dell’assistente specialistico, rendono la scuola non solo più aperta all’integrazione, ma anche e soprattutto all’inclusione, con l’azzeramento della percezione della ‘diversità’.

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