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La lunga (e paziente) marcia di Leodori per prendersi il Pd nel Lazio. Sulla famiglia Giorgia Meloni tocca le corde del Paese reale

Licandro Licantropo
Maggio 13, 2023
Il presidente del Consiglio Meloni con Papà Bergoglio

Ci sono notizie che passano in secondo piano ma invece rappresentano dei segni da cogliere. Pochi giorni fa il presidente del consiglio regionale del Lazio Antonello Aurigemma ha comunicato la fusione tra i gruppi del Pd e della lista civica di Alessio D’Amato. Fra poco più di un mese, il 18 giugno, nel Lazio il Partito Democratico eleggerà il segretario attraverso le primarie. Daniele Leodori è il grande favorito e siccome è stato vicepresidente della giunta Zingaretti sa bene che il partito non può non ripartire da una impostazione unitaria. Non sarà facile comunque, perché c’è una vasta area che si riconosce nel sindaco di Roma Roberto Gualtieri e nel parlamentare Claudio Mancini. Daniele Leodori è un politico esperto e di mediazione: cercherà di aggregare il fronte più ampio possibile e la mossa della fusione nell’aula della Pisana è un tassello non secondario. Leodori ha scelto di appoggiare Elly Schlein quando in pochi scommettevano sull’attuale segretario, ma ha ottimi rapporti in tutte le componenti del Pd laziale. La sconfitta alle regionali ci può stare dopo due mandati al Governo, anche perché la frattura con il Movimento Cinque Stelle ha impedito sul nascere possibilità di rimonta. Per la provincia di Frosinone Daniele Leodori ha già incontrato Francesco De Angelis, leader di Pensare Democratico. Inoltre ha ottimi rapporti da tempo con Antonio Pompeo. Si accontenterà di arrivare all’ennesima tregua (fragile) in Ciociaria o cercherà di risolvere definitivamente una situazione che si protrae da circa dieci anni? C’è un aspetto del quale si è dibattuto poco. Per anni in provincia di Frosinone il Pd è stato schierato dalla parte di Nicola Zingaretti: Francesco De Angelis, Mauro Buschini, Sara Battisti, Luca Fantini. Quando Zingaretti si è dimesso da Governatore la situazione è cambiata bruscamente perché non c’è stato il tempo per una ricollocazione ragionata. Le primarie per scegliere il segretario del Lazio, destinato a ricoprire il ruolo che è stato dell’indimenticabile Bruno Astorre, possono rappresentare un momento di riflessione vera.

A patto però che si cerchi una stretta di mano autentica e simbolica. Alle provinciali c’è stata una divisione forte: Pensare Democratico con Luca Di Stefano, Base Riformista con Luigi Germani, alle regionali Sara Battisti e Antonio Pompeo sembravano due irriducibili avversari e le polemiche del “dopo” lo hanno confermato. Alle comunali di Ferentino la spaccatura non poteva essere più forte. Daniele Leodori appare oggettivamente l’unico che può fare chiarezza all’interno del partito di Frosinone.

LA FAMIGLIA E I SONDAGGI

Il presidente del consiglio Giorgia Meloni, al cospetto di Papa Bergoglio, ha difeso il valore della famiglia. Dicendo che, pur nel rispetto di ogni orientamento e di qualsiasi scelta, è un fatto che si nasce dall’unione di un uomo e di una donna. Affermando la più totale contrarietà alla pratica dell’utero in affitto, perché il bambino non è una merce che si acquista sugli scaffali del supermercato. Immancabili le critiche indignate delle opposizioni. Nello stesso giorno, come ogni fine settimana, è stata diffusa la Supermedia Youtrend sui sondaggi. Bene: il centrodestra è al 45,7%, il centrosinistra al 25,4%. I partiti: Fratelli d’Italia al 28,9% (+0,2), Pd al 20,2 (-0,3%), Cinque Stelle al 16,1 (+0,2), Lega al 9,1 (+0,2), Forza Italia al 6,9% (-0,3). Ovvio che le oscillazioni sono piccole perché le rilevazioni avvengono ogni settimana. Però il quadro politico che emerge è sempre molto  netto: il vantaggio del centrodestra è incolmabile. Il Pd ha esaurito l’effetto luna di miele dopo l’elezione alla segreteria di Elly Schlein e allora è tornato alle prese con i problemi legati soprattutto alla mancanza di alleanze. A nessuno però viene il dubbio che probabilmente le posizioni del premier Giorgia Meloni sono condivise dalla maggioranza degli italiani. Anche sulla famiglia. Perché uno dovrebbe vergognarsi di difendere un modello di vita che fa parte del nostro Paese? Inoltre l’incontro con tutte le opposizioni per iniziare il confronto sulle riforme istituzionali ha fatto emergere una profonda divisione proprio nel campo delle minoranze. Nicola Zingaretti, deputato del Pd, ha detto che il Governo vuole comandare e non governare perché la Meloni ha lasciato intendere che comunque le riforme si faranno. E cosa doveva dire? Il coinvolgimento delle opposizioni è auspicabile, ma certamente il Governo non si farà bloccare da operazioni di melina. Un mandato Giorgia Meloni lo ha già, quello dei cittadini che l’hanno votata.

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