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Questione di egemonia… democratica. Il centrodestra punta a tenersi Anagni. Sinistra terrorizzata dalla perdita di potere. Sull’Egato il pasticcio lo ha fatto il Pd

Licandro Licantropo
Maggio 27, 2023
Il presidente Rocca ieri ad Anagni

Domani e lunedì il ballottaggio di Anagni, con il centrodestra che mira alla conferma di Daniele Natalia, per il quale si è mosso il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca. Per ben due volte: al termine della campagna elettorale del primo turno e ieri. Esiste una riconoscibile filiera di governo che parte da Palazzo Chigi e arriva alla Regione, per poi diramarsi anche nei territori. La coalizione amministra Frosinone, Ceccano, Alatri, Pontecorvo e tanti altri Comuni. Il bis di Natalia ad Anagni sarebbe importante. L’avversario è Alessandro Cardinali, amministratore preparato ed esperto. Anche lui cresciuto in quella che può essere definita una comunità politica di destra fondata su valori e identità. Un filo che ha legato il Movimento Sociale ad Alleanza Nazionale per poi riannodarsi in Fratelli d’Italia. Cardinali prova lo schema di Luca Di Stefano a Sora: vasta alleanza civica con l’appoggio pure di Pensare Democratico, la corrente del Pd che fa capo a Francesco De Angelis e Sara Battisti. Una volta c’era pure Mauro Buschini, ma adesso non più.

L’ex consigliere regionale cerca una disperata difesa del ruolo di presidente dell’Egaf, ma ormai è chiarissimo che si arriverà al commissariamento. Non perché alla Regione siano tutti cattivi e occupatori di poltrone, ma perché quell’operazione è stata gestita malissimo. Al termine della legislatura, in piena campagna elettorale nel Lazio, con un presidente reggente, Daniele Leodori, che infatti ha rinviato le assemblee di tutti gli altri enti nelle restanti province. Occorreva un’operazione di bilanciamento politico all’interno del Pd di Frosinone, per evitare un affollamento di candidature: Mauro Buschini presidente dell’Egaf ha liberato il campo a Sara Battisti e Antonio Pompeo. Però la fretta ha probabilmente portato a commettere errori nella definizione delle quote di voto ponderato. Non sarebbe successo nulla se il Pd avesse fatto la cosa più logica: il rinvio dopo le regionali. La giunta Rocca dovrà necessariamente cambiare il Piano rifiuti e quindi ha bisogno di un campo totalmente sgombro per poter effettuare le scelte che servono. Succede da sempre che chi vince governa in tutti i modi che ritiene opportuni. Utilizzando perfino i commissariamenti. Non ci sono colpi di Stato in atto, ma soltanto una perdita di posizioni di potere da parte di un Pd che negli ultimi quindici anni ha governato il Paese senza mai aver vinto una sola elezione. Vera, unica e grande anomalia.

Quantomai indicativo l’ultimo sondaggio Ipsos di Nando Pagnoncelli, pubblicato sul Corriere della Sera. Fratelli d’Italia è al 29,6% e guadagna ancora: lo 0,6%. La Lega è all’8,2% (+0,2%), Forza Italia al 7,3% (-0,3%). Il Partito Democratico perde lo 0,3% e si ferma al 20,4%. Il Movimento Cinque Stelle diminuisce di un significativo -1,5% ed è al 15%. Il Terzo Polo non c’è più: Azione di Carlo Calenda al 3,5%, Italia Viva di Matteo Renzi al 3%. Interessante il dato delle coalizioni: centrodestra al 46,5% (+0,2%), centrosinistra al 25,7% (-0,6%). Ci sono più di venti punti percentuali di distacco tra le coalizioni e questo significa che le opposizioni sono lontanissime da qualunque riorganizzazione. In questo momento le posizioni differenti sono almeno cinque: Partito Democratico, Movimento Cinque Stelle, Azione, Italia Viva e Sinistra-Verdi. Dopo l’iniziale scatto in avanti il recupero del Partito Democratico si è affermato. Elly Schlein non è riconosciuta come leader dalle altre forze di opposizione. Il centrodestra sta attraversando un periodo molto complesso sul piano del governo, fra tensioni internazionali ed eventi drammatici come quello dell’alluvione in Emilia Romagna. Eppure cresce nei sondaggi.

Cresce soprattutto Fratelli d’Italia, il partito del premier Giorgia Meloni. Di tutto si può parlare adesso meno che di luna di miele. Dalle elezioni politiche del 25 settembre scorso sono passati sei mesi. Significa che le scelte effettuate sono convincenti, nonostante le critiche fortissime dell’intellighenzia di sinistra, concentrata sugli assetti della Rai. Come se fosse scritto in Costituzione che opinion leader, direttori di rete e responsabili di telegiornali dovessero essere sempre per forza di sinistra. E’ anche una questione di egemonia culturale, che la sinistra esercita da decenni. Giorgia Meloni ha deciso di provare a cambiare: lo ha fatto sull’onda di un mandato popolare mai così chiaro. Ha una legittimazione democratica, c’è poco da discutere. Il fatto che continui a salire nei sondaggi lo dice in maniera inequivocabile.

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