A determinare posizioni e ruoli in politica sono i voti e le preferenze. In Italia però succede che chi perde non accetta la sconfitta e continua una eterna campagna elettorale fatta di polemiche che non conducono a nulla. Si verifica ad ogni livello.
IL TRIONFO DI DE ANGELIS
Francesco De Angelis ieri è stato eletto all’unanimità presidente regionale del Pd Lazio, guidato dal segretario Daniele Leodori. Un risultato costruito sulle oltre 4.000 preferenze secche ottenute ai gazebo: una prova di forza che ha stupito Roberto Gualtieri, Claudio Mancini e vari leader nazionali e romani. Dieci mesi fa De Angelis fece un passo indietro sulla candidatura (in posizione non eleggibile) alla Camera dopo la bufera del caso che lo vide protagonista con Albino Ruberti. Le polemiche di quel periodo le ha vissute in silenzio, poi si è rimboccato le maniche e ha iniziato una risalita politica culminata ieri. Se in futuro si candiderà alle europee (nel 2024) oppure alle parlamentari lo vedremo. Di fatto è tornato centrale, operativo e influente nella macchina di un Pd che sbanda ovunque e continua a “bruciare” segretari nazionali (Nicola Zingaretti, Enrico Letta, Elly Schlein). Con la sua corrente, Pensare Democratico, De Angelis ha mantenuto il partito a galla in Ciociaria anche nei momenti più complicati. Adesso prova a trasferire quel modello sullo scenario regionale.
LA RIFLESSIONE DI POMPEO
L’ex presidente della Provincia deve riflettere: le oltre 15.000 preferenze ottenute alle regionali non sono servite a garantirgli un ruolo nel partito. In pochi mesi ha perso posizioni chiavi: presidente della Provincia e dell’Upi Lazio, sindaco di Ferentino. Alle regionali il seggio è scattato per Sara Battisti (oltre 17.000 preferenze), ma Pompeo si è battuto come un leone e ha contribuito al risultato del partito. La nomina di De Angelis alla presidenza del Pd Lazio gli chiude ulteriori spazi. Ha senso restare nel Partito Democratico?
LA TIGNA DI DANIELE MAURA
Non è vero che Daniele Maura ha l’obiettivo di estromettere Mauro Buschini dalla presidenza dell’Egato. Non si tratta di una questione personale come ha lasciato intendere Sara Battisti. Il consigliere regionale di Fratelli d’Italia è cresciuto “a pane e tigna”, facendo la gavetta nel partito. Sa capire le situazioni che non funzionano. Obiettivamente la costituzione degli enti di gestione per gli ambiti territoriali dei rifiuti sono stati un pastrocchio amministrativo e politico. Per Nicola Zingaretti enti fondamentali: poi però il Governatore viene eletto deputato e lascia la Regione Lazio. Dopo mesi di immobilismo assoluto tocca a Daniele Leodori affrontare la spinosa situazione. Leodori lo fa ma ormai siamo in piena campagna elettorale per le regionali e i tempi sono strettissimi. Ha ragione Daniele Maura: “La fretta è sempre cattiva consigliera”. La delibera di costituzione degli Egato viene scritta e approvata di corsa, più di qualcosa non convince. Al punto che viene convocata soltanto l’assemblea della provincia di Frosinone. Per Roma, Latina, Viterbo e Rieti si rinvia. In Ciociaria il problema politico riguarda la posizione di Mauro Buschini: non si ricandida alle regionali per lasciare spazio a Sara Battisti e Antonio Pompeo. Viene eletto alla guida dell’Egato, ma è chiaro subito che il centrodestra avrebbe impugnato il procedimento. La verità è che Mauro Buschini è stato lasciato solo dal suo partito, dal Pd. Daniele Maura ha portato avanti la linea dei centrodestra sui rifiuti e, a giudicare dai risultati, lo ha fatto bene.
LA LEZIONE DEL MOLISE
A proposito di voti. Il centrodestra in Molise non ha vinto. Ha passeggiato sulle macerie del campo progressista. Francesco Roberti ha ottenuto il 62,3%, Francesco Gravina il 36,3%. Successo dedicato a Silvio Berlusconi, ma Roberti ha citato anche Antonio Tajani, Maurizio Gasparri, Claudio Lotito e Aldo Patricello, influente europarlamentare forzista. Il dato politico dice cose precise. Il centrodestra è ormai una macchina da guerra unita e motivata. Non c’è partita. Il Pd si ostina nell’alleanza con i Cinque Stelle, ma il partito di Giuseppe Conte non consensi nei territori e rischia di arrivare terzo nella coalizione, superato da una lista civica. Il Terzo Polo ha appoggiato Roberti e questo può essere un segnale anche sul piano nazionale. Impossibile non ricordare che lo stesso tipo di operazione venne effettuata a Frosinone da “pionieri” come Mauro Vicano e Alessandra Sardellitti. Peccato che i vertici locali di Azione siano rimasti a rimorchio del Partito Democratico.