Sono anni ormai che non si parla d’altro se non di tagli e di ridimensionamento delle strutture ospedaliere. In generale, del settore Sanità. Certo, di riflesso, a ciò dovrebbero corrispondere un potenziamento ed una specializzazione dei pochi presidi rimasti. Non sempre però è così. Se un ospedale chiude i battenti, se un pronto soccorso non funziona più, se una struttura viene utilizzata per altri scopi, per cause di forza maggiore, a pagarne le conseguenze è e sarà sempre e solo il cittadino.
Nel territorio ciociaro, come presidi ospedalieri, oltre a Frosinone-Alatri, ci sono Sora e Cassino: 91 comuni ruotano attorno a questi tre ospedali. Sì, in realtà ci sono altre strutture che rispondono ad esempio a Casa della Salute o presidi sanitari e altro, ma non si tratta di ospedali, con un Pronto Soccorso, sale chirurgiche e reparti di degenze. Se si analizza la struttura morfologica della Ciociaria, sarà presto chiaro che sono molti i Comuni montani, vale a dire centri cittadini distanti dalla città capoluogo di provincia o dalle altre due grandi città che ospitano ospedali, ubicati in zone non
facilmente raggiungibili. Ciò significa che in caso di urgenze non sempre è facile garantire un immediato soccorso, specie se il paese si trova arroccato su una collina o addirittura ai piedi di una montagna.
Parlare di ospedali montani può sembrare quasi assurdo, considerato il periodo che stiamo attraversando. Non è che si mette su una struttura in ventiquattro ore. Viene però da riflettere sulla possibilità, se non necessità, di prevedere strutture di emergenza, con medici e punti di primo soccorso, di cui però non abbiano solo il nome. Si sa bene che a volte, spesse volte, la tempestività di un intervento può decidere il futuro di una persona. Ragion per cui non si può considerare il cittadino che vive in un paese di una certa altitudine ‘inferiore’ a chi invece ha il vantaggio di vivere in città o nei pressi dell’ospedale. Si tratta di sfortuna? Anche no!
I residenti delle zone montuose o comunque interne hanno lo stesso identico diritto alla salute degli abitanti dei centri urbani. E su questo non ci piove. Sull’applicazione di tale diritto però si deve ancora lavorare molto. Non si tratta solo di tempestività di un intervento, ma anche di comodità e di praticità.
Perché chi deve costantemente sottoporsi a delle cure o a delle terapie non può ogni volta spostarsi di chilometri e chilometri per raggiungere un ospedale. Anche perché non sempre questa ‘manovra’
è possibile o comunque non è affatto auspicabile. Realizzare un ospedale montano o una struttura che abbia le basi per un pronto intervento o che consenta la gestione delle cure ad alta incidenza non solo
costituirebbe un sollievo per molti cittadini delle zone montuose, ma potrebbe essere anche un punto di forza per l’occupazione lavorativa locale.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza prevede ingenti somme di fondi da destinare, anche, al potenziamento delle attività ospedaliere. Un ghiotto pacchetto di investimenti e riforme articolato in diverse missioni. Se non quella di tutelare la salute del cittadino, quale la migliore? Da speranza dunque, l’ospedale montano potrebbe, forse, trasformarsi in certezza.