Repubblica intervista l’Ad di Acea, Fabrizio Palermo, e sotterra l’ascia di guerra, agitata fino agli scorsi mesi, contro i presunti atteggiamenti ‘sessisti’ del manager giunto nella holding romana da Cassa depositi e prestiti. Ieri, il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari ha ospitato una lunga intervista a Palermo, in cui l’amministratore delegato di Acea parla degli investimenti miliardari che la società sta facendo nel comparto idrico e in quello dell’ambiente, con la realizzazione del termovalorizzatore di Roma, dopo aver potenziato quello di San Vittore in provincia di Frosinone e quello di Terni in Umbria.
Palermo illustra i progetti per il raddoppio dell’acquedotto del Peschiera-Capore, che pure preoccupa cittadini e ambientalisti per l’eccessivo prelievo d’acqua che rischierebbe, così, di ‘uccidere’ i corsi d’acqua coinvolti: il Peschiera, il Velino e il Farla che non si troverebbero garantito il deflusso minimo vitale, come ha denunciato in Regione Lazio il gruppo consiliare “Verdi e Sinistra – Europa Verde – Possibile“, tramite un’interrogazione presentata dal capogruppo Claudio Marotta.
Palermo parla, ancora, delle recenti acquisizioni di società sia nel settore idrico che ambientale ma precisa che “Non possiamo presentarci in realtà locali, gelose delle loro risorse, con il piglio dei conquistatori” e forse non sa quello che è accaduto finora a Frosinone o quello che sta accadendo ora a Ladispoli e Civitavecchia. Ad ogni modo, Repubblica dà ampio spazio al manager della Multiutility e si guarda bene da porre domande fastidiose, e men che mai sulla vicenda delle hostess chiamate con il ‘campanellino’ o ‘costrette’ a sbucciargli la mela, che pure erano state armi di battaglia utilizzate fino a qualche settimana fa.
Molto probabilmente, come avevamo scritto anche qui (https://www.politica7.it/acea-nella-bufera-sessista-sospetto-macchinazione-sulle-accuse-a-palermo/) in tempi non sospetti (febbraio 2023), quella messa su contro Palermo non era altro che una macchinazione per ‘farlo fuori’. La sua nomina, decisa in solitaria dal sindaco di Roma Roberto Gualtieri e condivisa solo con i soci privati di Acea, aveva indispettito chi – nel mondo romano che conta – era abitato a dire la sua sugli incarichi nelle partecipate del Campidoglio. L’offensiva contro il manager era però risultata fin dall’inizio zoppicante e priva di fondamento. Probabilmente lo hanno capito anche a Repubblica, che pure ha ripetutamente sparato ad alzo zero verso l’ad e senza risparmiare munizioni. Ieri l’indietro tutta, con un’intervista che ha tutto il sapore di voler riparare alle accuse – ad oggi infondate – dei mesi scorsi.