Scendono in campo i sindacati per tentare di salvare la ‘Biga Alata’ di Frosinone, azienda “satellite” della ex Michelangelo, che si occupa della produzione per un noto marchio nazionale e mondiale della moda con sede a Napoli e che sta per chiudere le porte in faccia alle sue 22 dipendenti.
Le segreterie territoriali di categoria FILCTEM CGIL, FEMCA CISL e UILTEC UIL, rappresentate rispettivamente da Vincenzo Farina, Antonella Valeriani e Davide Favoriti, e Giuseppe Caccianini, hanno infatti chiesto un passo indietro ai vertici aziendali “per salvaguardare le ventidue lavoratrici qualificate e altamente professionali della Biga Alata”.
L’azienda per il momento sembrerebbe, però, intenzionata a chiudere l’azienda frusinate per gli alti costi di gestione, danni pandemici ed altre giustificazioni che, però, i sindacati giudicano “futili”.
“Giustificazioni che non reggono visto il forte valore aggiunto con la creazione di abiti e confezionamento di vestiario di alta moda che avevano in dote – dicono le sigle sindacali -. Una situazione inspiegabile e un’ingiustificata decisione di mettere sul lastrico le 22 famiglie”.
Secondo le informazioni riferite dalle 3 sigle, il gruppo di questa notissima azienda di Napoli ha deciso di inviare alla Curatela Fallimentare della ex Michelangelo la disdetta del contratto di affitto del ramo di azienda. Il 27 agosto potrebbe essere la data in cui inizia il percorso di restituzione delle maestranze al Curatore Fallimentare.
“In questa circostanza – spiegano i sindacati – si potrebbero creare due condizioni: ricerca di un nuovo acquirente, attraverso bandi di manifestazione di interesse, oppure seguire la strada purtroppo della passività con la conseguenza del licenziamento collettivo, circostanza a cui le OO.SS. territoriali di Categoria, le RSA di stabilimento e tutte le lavoratrici non ci stanno!”.
“E’ un peccato – sottolinea il Segretario UILTEC Giuseppe Caccianini – che un’azienda così importante a livello nazionale e mondiale, che produce Made in Italy di altissima qualità stia chiudendo la sua attività satellite di Frosinone dove lavorano operatrici di altissima professionalità. Chiediamo l’intervento dei vertici aziendali affinché si possa scongiurare questa cessata attività, trovare soluzioni alternative per le lavoratrici oppure, in extrema ratio, ricorrere all’utilizzo degli ammortizzatori sociali”.
E i sindacati avvertono: “Verranno messi in campo tutti gli strumenti di salvaguardia occupazionale a disposizione per non disperdere quel patrimonio di conoscenza professionale di cui il territorio ha fortemente necessità”.