In dieci anni, nel Lazio, si sono perso 15.000 artigiani. La provincia di Frosinone ne ha visto scomparire quasi 2.000. La Cgia di Mestre, associazione di piccole e medie imprese, ha provato a studiare il fenomeno e raccogliere i dati in un dossier. Ad abbassare definitivamente le saracinesche sono stati calzolai, fabbri, falegnami, corniciai, fotografi, orafi, orologiai, impagliatori, restauratori, sarti, tipografi e vetrai.
La ‘moria’ che colpisce il settore è causata per la maggior parte dal mancato ricambio generazionale: i giovani sono sempre meno interessati a lavorare in questo settore, ma anche chi ha esercitato la professione per tanti anni e non ha ancora raggiunto l’età per la pensione, spesso preferisce chiudere la partite Iva e continuare a rimanere nel mercato del lavoro come dipendente. Inoltre, le botteghe artigiane subiscono sempre più la concorrenza della grande distribuzione e del mercato online.
I dati raccolti dalla Cgia dicono che in Italia il numero degli artigiani continua a diminuire: dal 2012 sono scesi di quasi 325 mila unità (-17,4%) e in questi ultimi 10 anni, solo nel 2021, la platea complessiva è aumentata, seppur di poco, rispetto all’anno precedente. Se nello stesso periodo (2012-2022) si vanno a sbirciare i dati del Lazio, si scopre che si sono persi poco più di 15mila imprenditori, pari al 12,9%.
A livello provinciale, Frosinone fa registrare 1.910 artigiani in meno (pari al 15,9%); Latina ha perso 1.862 artigiani: in percentuale la discesa è stata del 14,9 per cento. In termini assoluti, Roma in dieci ha visto scomparire quasi 9 mila artigiani (11,1%). A Viterbo si sono perse quasi 2 mila attività: il calo è stato del 18 per cento. A Rieti, sono stati 870 gli artigiani che hanno abbassato definitivamente le serrande:-17 per cento.